Gliese 581g: non dire gatto se non l’hai nel sacco



Due corpi con una grande differenza di massa – una stella e un pianeta – orbitano intorno a un comune centro di massa, o ‘baricentro’ (definito in questa animazione dalla croce rossa).Gli astronomi posso rilevare lo spostamento Doppler della luce stellare che si muove avanti e indietro, ma ulteriori pianeti orbitanti creano un segnale estremamente complicato. Più grande è il rapporto tra massa della stella e quella del pianeta e più il baricentro gravitazionale è vicino al centro della stella e più piccole sono le oscillazioni, per questo è più facile scoprire grandi pianeti intorno a stelle di piccola massa. 
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Zhatt

L’altro giorno tutti i media internazionali si sono affrettati a dare risalto alla notizia della scoperta di Gliese 581g,  un pianeta scoperto dal team di Steven Vogt attorno a una oscura nana rossa distante una ventina di anni luce dalla Terra. La cosa che suscitava enorme interesse e clamore mondiale è che questo pianeta sembrava possedere tutte le caratteristiche per  essere potenzialmente ospite di forme di vita aliena, siano essa omini verdi o cianobatteri: abbastanza vicino alla stella da poter ricevere la giusta quantità di energia per possedere l’acqua liquida, una massa non troppo piccola per possedere un’atmosfera, né troppo grande da essere un pianeta gioviano.. Ne ho parlato anch’io in questo articolo, mettendo in risalto però che queste erano tutte speculazioni basate esclusivamente sui parametri orbitali calcolati sulla base delle misurazioni della velocità radiale della stella Gliese 581.

Ma al simposio IAU 276 tenutosi a Torino la scorsa settimana, sono stati sollevati seri dubbi sull’esistenza di questo pianeta.

Per scoprire il pianeta, la squadra Lick-Carnegie ha usato 122 misurazioni della velocità radiale di Gliese 581 dallo strumento HIRES sul telescopio Keck I presso il WM Keck Observatory alle Hawaii. Hanno anche utilizzato 119 misurazioni dello strumento HARPS riprese dal telescopio a La Silla dell’European Southern Observatory in Cile.  Le misurazioni HIRES sono state prese nel corso di un periodo di 11 anni, mentre le misurazioni HARPS coprono in lasso di tempo di oltre 4 anni.
Francesco Pepe, un astronomo che lavora su dati HARPS presso l’Osservatorio di Ginevra, ha detto durante la conferenza che la sua squadra non ha potuto confermare l’esistenza di Gliese 581g e neppure quella del pianeta “f”.
Il team di Ginevra, guidato da Michel Mayor, nel 2009 annunciò la scoperta del pianeta “e” del sistema solare Gliese 581. Con circa 1,9 masse terrestri, questo pianeta “e” è il pianeta extrasolare di massa più piccola finora trovato, e ha un periodo orbitale di 3,15 giorni intorno alla stella.
“Da quando Mayor annunciò la scoperta nel 2009, abbiamo raccolto circa altri 60 osservazioni con lo strumento HARPS per un totale di 180 punti di dati che coprono 6,5 anni di osservazioni”, ha detto Pepe “Da questi dati, è facile recuperare i quattro pianeti finora conosciuti: b, c, d, e.”
Tuttavia, ha detto di non vedere alcuna prova dell’esistenza del quinto pianeta del sistema, “g”, come annunciato da Vogt e il suo team.
“La ragione di questo è che, nonostante l’estrema accuratezza dello strumento e molti i punti dati, l’ampiezza del segnale di questo quinto pianeta potenziale è molto basso e vicino alla soglia del rumore”, ha detto Pepe.

Gliese 581g (come me lo immagino)

I pianeti del sistema Gliese 581 sono stati tutti scoperti spettroscopicamente utilizzando le misurazioni della velocità radiale della stella nella sua orbita attorno al comune centro di massa. Misurando il movimento della stella nel cielo, gli astronomi possono ottenere molte informazioni sugli eventuali pianeti orbitanti. I sistemi planetari multipli creano un segnale complicato, e gli astronomi devono studiare le linee spettrali della stella per capire che cosa rappresenti un pianeta, e ciò che è solo rumore, ossia le fluttuazioni nella  luce della stella che non sono causate da un pianeta orbitante. Per fare questo, gli astronomi hanno sviluppato diversi algoritmi per ridurre il rumore, ma questo crea comunque un livello di incertezza nel rilevare pianeti extrasolari.

Il team di Ginevra ha inserito i dati HARPS di Gliese 581 nei suoi modelli informatici per verificare la scoperta , ma questa non è arrivata.
“Le simulazioni sui dati reali hanno dimostrato che la probabilità che un tale segnale sia appena sopra alla soglia di rumore non è trascurabile, dell’ordine di diverse percentuali”, ha detto Pepe.  “In queste condizioni non possiamo confermare la presenza del pianeta, ha annunciato Gliese 581g.”
Pepe ha osservato che, mentre lui non ha parlato durante la riunione IAU di Gliese 581f, l’altro potenziale pianeta scoperto nel sistema annunciato dal team di Lick-Carnegie, i dati HARPS mettono anche quello in discussione.
“Non abbiamo ancora fatto un’analisi dettagliata, ma a prima vista nessun segnale statisticamente significativo [per il pianeta f] sta emergendo dal nostro insieme di dati”, ha detto.
Gliese 581 è già uno dei sistemi solari più intriganti finora conosciuti, con quattro pianeti in orbita intorno alla stella confermati. L’aggiunta del pianeta “g” potenzialmente abitabile renderebbe il sistema al primo posto nella ricerca di vita aliena, ma ancora tanto lavoro deve essere fatto per confermare o confutare l’esistenza del pianeta.

Steven Vogt da parte sua difende il lavoro del suo team, ribattendo che le riprove dei ricercatori dell’ESO ancora non sono state pubblicate per poterle commentare.

Io ci voglio credere, probabilmente gli algoritmi di Vogt sono migliori e gli permettono di discernere il segnale radiale di Gliese 581g dove quelli dell’ESO  vedono solo rumore, certo che un po’ più tempo per raccogliere altri dati non avrebbe fatto male.

Fonte: http://www.astrobio.net/exclusive/3647/doubt-cast-on-existence-of-habitable-alien-world

I prossimi appuntamenti celesti

In questi giorni ho poco tempo da dedicare al Blog, non me ne vogliate.  Appena vedo qualcosa che meriti attenzione l’ho ritrasmesso per non perderne traccia e per condividerlo con Voi. Avrei mille e mille argomenti su cui scrivere, ma il tempo è il fuoco in cui tutti bruciamo le nostre esistenze, lasciandoci dietro la sola cenere del rimpianto.



M38- M36- IC405- IC410 Flaming Star- NGC1931- NGC1893-NGC1907-NGC1985- NGC1778 Cortesia http://www.astronight.com

Per questa fine del mese non ci sono molte novità di cui non abbia già scritto, la 103P/Hartley2 continua la corsa verso il suo perielio, passando accanto alla Terra tra il 20 e il 23 di ottobre a soli 17 milioni di chilometri. Il 21 transiterà in mezzo alla costellazione Auriga: in appena 5 gradi avremmo (bel tempo permettendo) osservare la cometa al massimo della sua luminosità in mezzo a uno scrigno di bellissimi oggetti: IC 405, M 38, NGC 1893, IC 417, NGC 1931, M 36, IC  425. Purtroppo la Luna ruffiana impedirà la visione per tutta la notte, ma pazienza… io ve l’ho detto.

Poi ci sarà lo sciame meteoritico delle Orionidi, legate all’orbita di un’altra cometa, forse la più celebre di tutte: la cometa 1PHalley.  Il picco dello sciame è previsto anche questo intorno al 20-23 di questo mese,ma come ho già detto, qualsiasi osservazione  sarà disturbata dalla Luna.

Cieli sereni permettendo, mi raccomando: se avete tempo e voglia per questi momenti, copritevi bene: la notte fa freddo!

Riscaldamento globale o cambiamento climatico?

Osservate questa immagine

Il Sahara e il clima

con i suoi 9400 km2 è il più grande deserto della Terra, ma non è sempre stato un deserto: il clima del Sahara ha subito un’enorme variazione passando da un clima umido a uno estremamente secco più volte negli ultimi 100 mila anni. Durante l’ultima era glaciale, il Sahara era ancora più grande di quanto lo sia oggi. La fine del periodo glaciale portò più pioggia nel Sahara, nel periodo tra l’ 8000 aC e il 6000 aC, probabilmente a causa dell’instaurarsi di aree di bassa pressione dovute allo scioglimento dei ghiacciai europei.
Una volta che i ghiacci scomparvero, il nord del Sahara si asciugò. Nel sud del Sahara, però, la desertificazione fu contrastata dall’avvio di un regime monsonico, che portava pioggia più a nord rispetto a quella attuale. I monsoni sono dovuti al riscaldamento dell’aria sulla terra durante l’estate. L’aria calda sale e tira su aria fresca e bagnata dal mare, causando le pioggie.
La principale causa era dovuta ad una maggiore inclinazione dell’asse terrestre  rispetto a oggi, e in quel periodo il perielio avveniva alla fine di luglio.
Intorno al 3400 aC, l’area monsonica si ritirò a circa dove è oggi, provocando la progressiva desertificazione del Sahara. Questi cambiamenti climatici sono stati responsabili delle grandi migrazioni di flora e di fauna verso est conosciute anche come “Pompa del Sahara“,
Le principali migrazioni che interessarono la specie umana si riferiscono a:
* Homo erectus (ssp. ergaster) nel sud est e nell’est asiatico
* Homo heidelbergensis verso il Medio Oriente ed Europa occidentale
* Homo sapiens sapiens
Anche la diffusione delle lingue afro-asiatiche ( berbero e egiziano in Nord Africa e semitico alla Penisola Arabica e Medio Oriente) avvennero a causa di questi fenomeni migratori innescati dai cambiamenti climatici. In particolare quest’ultimo è conosciuto come evento 5,9 kiloyear ritenuto responsabile di notevoli influenze sulla storia e le società umane che si affacciano nel bacino del Mediterraneo.


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estensione dei ghiacci artici 2007- 2010 1

Il 19 settembre, il ghiaccio marino artico ha raggiunto il suo minimo per il 2010, una superficie di 4,60 milioni di chilometri quadrati.
Il  National Snow and Ice Data Center (NSIDC) ha riferito che nel 2010 il ghiaccio marino artico  ha  raggiunto il terzo valore più basso mai registato (Il minimo storico è del 2007,  con una superficie di 4,13 milioni chilometri quadrati)
Il contorno giallo è la media della  minima estensione del ghiaccio di mare raggiunta nel periodo 1979-2000. Rispetto alla media di lungo periodo, il ghiaccio del Mare del Nord tra l’Alaska e la Siberia orientale è stato particolarmente ridotto nel 2010.
Questa è una delle prove più tangibili che sia in atto un processo di cambiamento climatico nella nostra atmosfera. L’origine di questo fenomeno è tutt’ora motivo di dibattito.
C’è chi accusa le attività umane di essere le principali responsabili del cambiamento come molti ambientalisti e l’ex vicepresidente americano Al Gore, c’è chi parla di ciclicità naturali come molti  altri scienziati climatologi, o c’è chi insieme alle cause più naturali tipo l’attività solare, l’albedo della superficie del pianeta etc. unisce la sconsideratezza di alcune attività umane, come inquinamento atmosferico, deforestazione etc., come ad esempio faccio io.

Questo non è tenere un piede su due staffe, e ve lo spiego.
Le cause naturali responsabili che possono provocare un cambiamento climatico importante sono tante e  le variabili in gioco sono praticamente infinite e tutte interconnesse intimamente tra loro.
Abbiamo iniziato a comprenderle solo da pochi decenni: la circolazione termoalina degli oceani, la composizione atmosferica e i fenomeni vulcanici, la percentuale di luce riflessa dalle nubi, dal suolo, dal mare e dalle calotte polari, la desertificazione naturale e quella prodotta dall’uomo…, tutte singole voci che possono sembrare insignificanti o esagerate a seconda di quello che si vuole osservare, ma che invece dovrebbero essere scientificamente valutate assieme, e non indicate ora questa ora quella come responsabile di tutti i mali del mondo o la panecea per essi.
Ad esempio, le ipotesi che indicavano un calo dell’irradiazione solare durante i periodi di minima attività solare, potrebbe essere ridimensionate stando a questi studi, inficiando i modelli teorici sul clima fin qui studiati.  Questo indica che su un tema così delicato è impossibile fare previsioni certe e che le certezze (per alcuni) invalicabili di oggi, domani potrebbero non esserlo più alla luce di nuove informazioni. D’altronde questo è il bello della Scienza.

La prossima volta che vi sentirete dire che il cambiamento climatico in atto è una bufala degli scienziati catastrofisti o  un complotto malthusiano per sterminare tre quarti della popolazione mondiale,  ricordatevi di questa immagine.

Fonte: http://earthobservatory.nasa.gov/IOTD/view.php?id=46282

Спутник, Compagno di viaggio

Prendete una pallina di alluminio di 58 cm di diametro e che pesa  circa 84 kg, con su quattro antennine  di quasi tre metri che mandano un solo segnale radio su due distinte frequenze  di 20 e di 40 Mhz: “bip… bip… bip…”  per   22 giorni, mettetela in orbita ellittica con un perigeo di 224km e un apogeo di 947 km e avete ottenuto lo Sputnik 1, con 53 anni di ritardo.

 



Il vettore sovietico R7 sulla rampa di lancio

Come era fatto lo Sputnik1

Sono passati ben 53 anni dal lancio del primo satellite artificiale che ha inaugurato l’era moderna, quella che ci vuole protagonisti nel cosmo.
Adesso i satelliti artificiali ci sono familiari, sono una parte dominante della nostra quotidianità: i telefoni, la televisione, i geolocalizzatori che abbiamo in auto o in tasca, Internet… non esisterebbero, o sarebbero molto diversi da come li conosciamo oggi.
Ma allora non era così: dieci anni dopo la Seconda Guerra Mondiale, erano solo due le nazioni che potevano impegnarsi in un programma costoso e prestigioso che conduceva allo spazio: l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti d’America.
Il primo round lo vinsero i sovietici, ma l’obbiettivo più grande, quello di portare un uomo sulla Luna lo vinsero gli americani appena 12 anni dopo.

 

 

 

 

 

Gliese 581g e il principio deduttivo

Gliese 581g (come me lo immagino)

Non avevo ancora posato la penna dopo aver parlato della Legge di Moore dei pianeti (così era stato ribattezzato lo studio statistico sulla scoperta di un pianeta abitabile entro il 2011) e della regione Riccioli d’oro (in inglese Goldilocks zone) [1], che il team di astronomi guidato da Steven Vogt annunciava al mondo di aver scoperto un pianeta all’interno della fascia Riccioli d’oro della stella Gliese 581 usando lo spettrometro HIRES all’osservatorio Keck (Hawaii).

Stella
Gliese 581
Costellazione Bilancia
Ascenzione retta
( α ) 15 h 19 m 26 s
Declinazione
( δ ) −07° 43′ 20″
Magnitudine apparente
( m V ) 10.55
Distanza 20.3 ± 0.3 anni luce
(6.2 ± 0.1 parsec )
tipo spettrale M3V
Massa ( M) 0.31 masse solari
Raggio (R) 0.29 raggio solare
Temperatura ( T ) 3480 ± 48 Kelvin
Metallicità [Fe/H] -0.33 ± 0.12
Età 7 -11 miliardi di anni

I pianeti scoperti in realtà sono due, portando il totale dei pianeti del sistema stellare Gliese 581 a ben sei pianeti di cui quattro già noti. Uno ha una massa sette volte quella terrestre con un periodo di 433 giorni è il più esterno, con un’orbita il cui semiasse maggiore è di 0,758 unità astronomiche (113 milioni di chilometri dalla stella) chiamato per definizione Gliese 581f, e l’altro, quello che più ha destato scalpore, è stato chiamato Gliese 581g.
Gliese 581g invece ha un’orbita molto più vicina al suo sole, solo 0,146 unità astronomiche (21 -22 milioni di chilometri), che però per Gliese 581 rappresentano più o meno la zona Riccioli d’oro.
Infatti la stella è molto più piccola del nostro Sole e molto più debole: è una nana rossa la cui luminosità nello spettro visibile rappresenta appena lo 0,2% di quella del Sole. Ma Gliese 581 irradia principalmente nel vicino infrarosso, con il picco emissione alla lunghezza d’onda di circa 830 nanometri, per cui applicando le dovute correzioni bolometriche, si scopre che la stella emette l’1,3% del Sole. Per questo infatti la zona Riccioli d’oro è così vicina alla stella – e rende Gliese 581g un posto molto buio per noi terrestri.
Gliese 581g ha un periodo orbitale di 36,6 giorni [2], percorrendo la sua orbita a circa 43 km/sec. Questo comporta che quasi sicuramente (anche se su questo non v’è certezza, ndr) la sua rotazione (il suo giorno) sia sincrono con la sua orbita, avendo così un emisfero perennemente rivolto alla stella e l’altro perennemente al buio. Se così fosse, la sua eventuale atmosfera potrebbe dare origine a violente tempeste lungo il terminatore del pianeta, ma anche qui siamo sul campo di mere speculazioni scientifiche.
Sì, perché a parte l’orbita e la massa (con un certo grado di incertezza) del pianeta e della sua composizione, atmosfera, periodo di rotazione, non sappiamo assolutamente niente.
Si suppone che Gliese 581g abbia una massa che parte da 3,1 a 4,3 volte quella della Terra e un raggio che va da 1,3 a 1,5 volte la Terra, se fosse un pianeta prevalentemente roccioso, 1,7-2,0 volte la Terra, se fosse prevalentemente composto da acqua ghiacciata; ossia abbiamo un grado di incertezza che porta a stimare il raggio del pianeta da 1,3 a 2,0 volte quello della Terra.
Questo porta a ritenere che la gravità superficiale del pianeta oscilli tra 1,1 e 1,7 volte della Terra, in grado perciò di trattenere un’atmosfera, magari più densa di quella terrestre.
Ma queste, ripeto, sono solo ipotesi, ricavate unicamente dai parametri orbitali, quindi supporre che abbia una atmosfera, ospiti o possa mai ospitare forme di vita aliena, semplicemente ancora non lo sappiamo, forse lo scopriremo con la prossima generazione di telescopi o forse no.
Finché non avremo la possibilità di osservarne lo spettro direttamente e magari fotografarlo sarà difficile dare una risposta: comunque io me lo immagino come nel disegno, molto scuro, un bel marrone scuro, perché se davvero ospitasse la Vita, questa avrebbe la necessità di catturare tutta l’energia emessa dalla sua fredda stella.

 

Crediti: The Lick-Carnegie Exoplanet Survey: A 3.1 M_Earth Planet in the Habitable Zone of the Nearby M3V Star Gliese 581
di Steven S. Vogt, R. Paul Butler, Eugenio J. Rivera, Nader Haghighipour, Gregory W. Henry, Michael H. Williamson
fonte: http://arxiv.org/abs/1009.5733


[1] A quando il Primo Contatto?

[2] così io ad esempio avrei circa 438 anni gliesani

Hello… Gliese 581

Credit: National Science Foundation / Deretsky Zina

Mentre mi documento e studio i dati sulla scoperta di Gliese 581f e Gliese 581g (il PDF in inglese lo trovate a questo indirizzo) per ricavarne qualcosa di più sostanzioso di un copia&incolla qualsiasi vi lascio con questa piccola chicca, non è un granché,ma lo sapevate che…
Nell’ottobre 2008 dei membri del social network Bebo inviarono una trasmissione radio ad alta potenza in direzione di Gliese 581 c (uno dei  sei pianeti di Gliese 581), usando il radiotelescopio RT-70 dell’Agenzia spaziale Ucraina. Questo messaggio raggiungerà Gliese 581 nel 2029 Per sapere una risposta dovremo aspettare fino al 2049.