Anche se alcune maliziose voci possono essere circolate, no, non sono sparito.
Non mi sono ritirato in una sperduta isola del Pacifico e non sono stato rapito dagli alieni. Più semplicemente ho avuto molto da fare per mettere a punto un paio di novità che senz’altro qualcuno di voi saprà apprezzare.
Innanzitutto è tornata la Galleria Immagini che avevo dovuto giocoforza abbandonare già quando ancora questo Blog era ospitato sui server di Altervista. Lo spazio su disco per le immagini era troppo esiguo e con troppi limiti in upload. Inoltre l’avvio del Progetto Drake richiedeva che ad esso fossero destinate le esigue risorse che erano disponibili senza spendere eccessivamente.
Adesso il processo che ha portato al cambio di hosting e di dominio iniziato qualche mese fa può dirsi quasi compiuto.
Dopo che la nuova galleria immagini – a proposito, scegliete e votate le immagini che più vi piacciono – ho creato un nuovo servizio che credo apprezzerete senz’altro.
Si tratta del Calendario degli Appuntamenti Astronomici, nato con lo scopo di tenervi informati su eventi come congiunzioni, sciami meteoritici, transiti di comete e altro.
Così che siate astrofili, appassionati o soltanto dei semplici curiosi, pianificare una osservazione sarà così più semplice ed immediato: la Natura ci offre pressoché tutti i giorni nuovi e meravigliosi spettacoli che aspettano solo di essere visti.
Per questa agenda avrò senz’altro bisogno anche del vostro aiuto: se siete a conoscenza di qualche evento celeste futuro che ancora non è ancora nel calendario, trovate imprecisioni sulle informazioni tradotte, oppure volete offrire il vostro supporto a questa nuova iniziativa, comunicatemelo con una e-mail, sulla Comunità Il Poliedrico su Facebook, o anche via piccione viaggiatore. L’importante è partecipare!
Tag: nuove
Caccia ai microrganismi marziani, le nuove ricerche sugli esperimenti Labeled Release
Nel lontano 1952 un brillante ingegnere sanitario inventò uno straordinario e nuovo metodo per rilevare la contaminazione microbica di acqua e cibo 1.
Nel 1958 – quando ancora andare sulla Luna era soltanto un sogno – la NASA cercava un metodo per scovare microbiche forme di vita extraterrestre.
Fu così che il metodo del dott. Levin fu scelto – insieme ad altri – nel 1969 dalla NASA per un altisonante programma chiamato Voyager Mars che aveva lo scopo di raggiungere Marte con sonde automatiche entro i successivi 10 anni; alla NASA pensano in grande.
Con gli anni spesso le cose cambiano nome, così il programma Voyager Mars diventò Programma Viking e il famoso metodo del dott. Levin da Gulliver 2 3 fu ribattezzato con un più prosaico – e secondo me più brutto – “Labeled Release” (LR) per indicare la tecnologia utilizzata.
In pratica l’esperimento LR nei lander Viking atterrati su Marte nel 1976 funzionava così: alcuni campioni di suolo venivano sterilizzati tramite il riscaldamento e altrettanti no. Poi a tutti questi campioni veniva aggiunto un composto nutriente contenente un isotopo particolare del carbonio facilmente rilevabile: il 14C. Qualora eventuali microrganismi marziani avessero metabolizzato il nutrimento avrebbero rilasciato una certa quantità di 14C nell’aria, mentre i campioni di suolo sterilizzati ovviamente no. In effetti la serie di esperimenti LR portati avanti nei due siti di atterraggio dei lander Viking a 4000 chilometri di distanza l’uno dall’altro produsse dei dati compatibili a una qualche attività biologica, contrariamente agli altri tre modelli sperimentali studiati per la missione 4.
Levin e la sua collaboratrice dott.sa Patricia Ann Straat, analizzarono per almeno un decennio i dati degli esperimenti LR 5 e li ripeterono in laboratorio sulla Terra usando diversi tipi di terreno proveniente dai più disparati siti, come il suolo antartico 6. Nel 1997, dopo 21 anni dagli esprimenti marziani, altre scoperte sui batteri estremofili e nuove ipotesi sulle condizioni ambientali su Marte, dettero nuovo impulso alle ricerche del dott. Levin che pubblicò le sue conclusioni frutto di venti anni di ricerche che confermavano la scoperta delle origini biologiche dei risultati degli esperimenti LR delle sonde Viking 7.

Le valli secche nell'interno sel continente antartico sono ideali per la ricerca di microrganismi estremofili
Da allora furono fatti da altri ricercatori molti tentativi per dimostrare che i risultati degli esperimenti marziani erano frutto di semplici reazioni chimiche o fisiche tra le sostanze nutritive LR e il suolo. Nessuno tuttavia riuscì a dimostrarlo.
Il 12 aprile 2012 – quest’anno – è stato presentato un nuovo studio 8 iniziato nel 2005 che ha visto come primo firmatario il dott. Giorgio Bianciardi (biologo e medico presso l’Università di Siena, attuale vicepresidente dell’Unione Astrofili Italiani), insiema al dott. Joseph D. Miller del Dipartimento di Neurobiologia della Keck School of Medicine di Los Angeles, CA, il dott. Gilbert V. Levin dell’Arizona State University e la sua collaboratrice dott.sa Patricia Ann Straat. Questo nuovo filone di indagini sui vecchi dati degli esperimenti LR ha preso il via da una ricerca presentata nel 2003 a Madrid dal Bianciardi 9. Levin e Miller hanno fornito tutti i 16000 dati dei 9 esperimenti marziani in loro possesso (spesso ancora in forma cartacea) al Bianciardi e i dati degli esperimenti riprodotti sulla Terra. Man mano che lo studio dei dati procedeva, era evidente che tutti gli esperimenti attivi avvenuti su Marte si aggregavano perfettamente con i dati biologici fatti a Terra. I dati della temperatura si aggregavano con quelli di controllo negativi (suolo sterilizzato, su Marte o sulla Terra), ma soprattutto non c’era traccia di alcuna reazione chimica abiotica nel rilascio dell’anidride carbonica una volta che veniva aggiunta la soluzione nutritiva.
-La conclusione poteva essere solo una: c’è vita su Marte, i Viking l’avevano scoperta. – afferma il Bianciardi. Le analisi si sono concluse nel 2011 e i risultati sono stati pubblicati prima che la sonda Mars Science Laboratory (MSL) arrivasse su Marte 10.
Ma la storia è appena agli inizi ….
Fermilab e nuove scoperte
Nelle prossime ore forse ne sapremo sicuramente di più, al Fermilab di Batavia, Illinois, potrebbe essere stata scoperta un nuova particella sconosciuta tra quelle finora note alla nostra fisica.

La deviazione della gaussiana rossa potrebbe indicare una nuova particella. - Credit: Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Sezione di Padova
Facendo collidere protoni e antiprotoni nel Tevatron del Fermilab, fisici provenienti da ogni parte del mondo, cercano di riprodurre i bosoni W e Z per comprendere e affinare il Modello Standard che comprende tutte le particelle e le forze finora conosciute e che furono unite in un’unica teoria già dalla metà del secolo scorso.
I bosoni sono responsabili della forza elettrodebole, la forza responsabile del decadimento radioattivo dei nuclei degli atomi. Le coppie di bosoni WW e WZ che danno origine al decadimento in leptoni carichi (elettroni e muoni) non sono affatto facili da rilevare, mediamente solo una coppia WW è prodotta in 5 miliardi collisioni, e una coppia WZ ogni 20 miliardi collisioni, pochissime in un mare di collisioni che producono singoli bosoni W e jet di adroni.
In questo marasma di dati sono state rilevate lievissime deviazioni nelle collisioni WW alle energie più alte che l’attuale Modello Standard ha difficoltà a spiegare 1.
In sostanza, studiando le collisioni degli ultimi 2 anni di ricerca al Tevatron è stato rivelato un picco di energia nelle collisioni delle coppie di bosoni che solo la generazione di un nuovo bosone ancora non identificato di massa di massa attorno ai 140-150 Gev.

La segnale registrato sembra corrispondere ad una versione massiccia del bosone Z. - Credit: Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Sezione di Padova
Guarda caso, l’intervallo proposto per l’altro elusivo e mai osservato bosone di Higgs è compreso tra i 118 e i 180 Gev, ma quasi certamente, se i dati del Tevatron venissero confermati dal più potente Large Hadron Collider del CERN, si tratterebbe di una nuova esotica particella, forse una versione pesante del bosone Z 2 o un nuovo tipo di gluone. Infatti i ricercatori si aspettano che il bosone di Higgs decada subito perlopiù in due quark bottom, cosa di cui i ricercatori non hanno trovato traccia.
Infine, tutto questo potrebbe tutto essere dovuto ad una interpretazione errata dei calcoli statistici.
Solo il tempo, Grande Maestro, potrà svelare il mistero…




