Anche stavolta sono stato ospite della rivista Coelum Astronomia con il riadattamento di un mio vecchio articolo [cite]https://ilpoliedrico.com/2011/03/quando-marte-parlava-a-guglielmo-marconi.html[/cite] sul celebre Premio Nobel italiano Guglielmo Marconi.
Sono felice per questo ma sento che gran parte del mio merito va a Voi Lettori che da anni leggete queste pagine. Quindi grazie e buona lettura anche stavolta.
Cieli sereni
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Quando l’informazione nuoce a sé stessa

Umby
Diversi giorni fa comparve la notizia, poi riportata senza alcuna verifica anche da molte testate giornalistiche, web e tradizionali, della scoperta di un meteorite precipitato sul villaggio di Arangawila, nello Sri Lanka, il 29 dicembre 2012 contenente presunte forme di vita fossili somiglianti agli organismi unicellulari terrestri conosciuti come diatomee.
Lo scarno comunicato originale fu pubblicato sulla rivista scientifica border line Journal of Cosmology il 10 gennaio scorso 1.
Nei giorni successivi la comunità scientifica internazionale smontò impietosamente questa notizia, come tra l’altro era già accaduto riguardo ad altri precedenti scoop di questa stessa rivista, dimostrando che i risultati della scoperta erano grossolanamente sbagliati 2.
Ma il danno se così si può dire, era ormai fatto. Migliaia di siti in tutto il mondo nei giorni successivi alla pubblicazione del lavoro di N. C. Wickramasinghe 3 ripresero e diffusero la notizia che erano state trovate forme di vita in un meteorite senza attendere alcuna conferma o smentita alla notizia della scoperta da un qualsiasi organo scientifico indipendente.
Certo una notizia è pur sempre una notizia, ma è anche vero che spesso le notizie scientifiche non ancora verificate non si conciliano troppo con l’idea dello scoop 4.
Penso quindi che occorra una certa cautela prima di diffondere una notizia così eclatante come può esserlo la scoperta documentale della vita extraterrestre.
Diffondere questo genere di notizie partendo da un semplice articolo pubblicato su un sito peer review 5 border line senza attendere che si sia espressa la comunità scientifica sull’argomento può solo generare confusione, alimentare false attese e condurre magari a conclusioni sbagliate, come ad esempio far credere che la Scienza Ufficiale con la sua smentita voglia boicottare la scoperta, dimenticando che invece proprio in questo campo La Scienza ha investito tantissimo e continuerà a farlo in futuro.
Infine vorrei fare una chiosa a Wickramasinghe, senza alcun intento polemico.
Il concetto di Panspermia originale è meraviglioso e aiuta a risolvere molti paradossi di cui invece soffre l’Abiogenesi planetaria tradizionale. Forse però un po’ più di cautela e qualche esame in più sul presunto campione meteoritico male non avrebbe senz’altro fatto.
Nelle Scienza non è importante arrivare comunque primi ma contribuire con la solidità delle proprie idee al progresso dell’Umanità.
Quando la politica distrugge la Scienza
Dubium sapientiae initium, Nel dubbio inizia la sapienza.
Forse con questo post mi attirerò gli strali di molti voi lettori ma ritengo che le dimissioni della Commissione Grandi Rischi sia stato un pessimo autogol della comunità scientifica italiana che stavolta non è andata di là del proprio naso.
Innanzitutto un po’ di storia.
Franco Barberi, presidente vicario della Commissione Grandi Rischi, Bernardo De Bernardinis, già vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione Civile, Enzo Boschi, presidente dell’Ingv, Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto Case, Claudio Eva, ordinario di fisica all’Università di Genova e Mauro Dolce direttore dell’ufficio rischio sismico di Protezione civile.
Queste sette persone sono stati ritenute colpevoli di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose dal tribunale dell’Aquila per i fatti del terribile terremoto che il 6 aprile 2009 distrusse la città, uccise 308 persone e causò migliaia di sfollati e senza tetto.
I fatti contestati riguardano una riunione – alquanto irrituale a detta poi di Enzo Boschi, uno dei condannati, visto che di solito gli incontri avvenivano a Roma – della Commissione Grandi Rischi tenutasi a L’Aquila il 31 marzo 2009, sei giorni prima del catastrofico sisma.
Quella riunione fu imposta dall’allora capo della Protezione Civile Guido Bertolaso che definì la convocazione degli esperti “un’operazione mediatica … perché vogliamo tranquillizzare la gente“, come risulta da una intercettazione telefonica registrata dai Carabinieri per un’altra indagine in cui lo stesso Bertolaso era indagato.
La riunione durò solo 45 minuti e e da esse non uscì alcun verbale, anzi, sempre lo stesso Enzo Boschi rivela che il verbale che appare adesso lui lo firmò solo dopo il terremoto: “Il verbale che mi inchioda non so chi l’abbia scritto, è apparso dopo il sisma, mi hanno fatto mettere una firma quando era già successo tutto”.
Per solidarietà verso i loro colleghi, l’attuale ufficio di presidenza della Commissione Nazionale dei Grandi Rischi – composto dal Presidente, Luciano Maiani, dal Presidente emerito, Giuseppe Zamberletti, e dal Vicepresidente, Mauro Rosi – ha rassegnato le sue dimissioni al Presidente del Consiglio dei Ministri.
Questi sono i fatti, nudi e crudi.
Penso che le motivazioni della sentenza siano comunque assurde – mi riservo di leggere le carte della sentenza quando queste saranno depositate e rese pubbliche – e che la pena di sei anni inflitta ai membri della Commissione sia comunque eccessiva, soprattutto quando in questo Paese chi ruba Denaro Pubblico, chi paga tangenti ai politici (!) in cambio di lucrosi appalti, oppure evade le tasse, non rischia praticamente niente grazie allo smantellamento ininterrotto dello stato di diritto perpetrato ininterrottamente in questi ultimi venti anni di II Repubblica, mentre le carceri sono strapiene di ladruncoli di strada, tossicodipendenti e gente disperata.
Ritengo però che il dolo da parte dei membri della Commissione in quei giorni ci fu, e che sia particolarmente grave perché fatto da accademici che in quel momento abiurarono la scienza, al di là del loro colore o credo politico.
Essi si mostrarono pavidi verso un’operazione puramente mediatica voluta dal governo politico di allora, chinarono il capo con piaggeria al volere del potere politico, cosa che un vero uomo votato alla scienza non dovrebbe mai e poi mai fare.
Non è possibile prevedere i terremoti, lo so e l’ho scritto diverse volte, né con i cassoni per raccogliere il radon, né guardando le fasi lunari, l’allineamento dei pianeti e neppure con i fondi di caffè o le frattaglie di bove.
Loro non potevano raccontare alla popolazione che nessun terremoto di forte intensità sarebbe mai arrivato o che ci sarebbe stato dopo sei giorni, nessuno di loro avrebbe potuto prevederlo. Non erano semplicemente in grado di dirlo e proprio per questo avrebbero dovuto far emergere il principio di precauzione, e quindi il dubbio, dicendo:
“Non siamo assolutamente in grado di dire se ci sarà o meno un forte sisma in futuro. Suggeriamo che comunque siano prese misure particolari per evitare – o limitare – una eventuale emergenza almeno finché l’attuale sciame sismico in atto continua la sua attività.”
Ma siccome un simile sensato annuncio non uscì – e un finto verbale della riunione apparve solo dopo il terremoto – è fin troppo evidente l’assoluta sottomissione della Commissione Grandi Rischi al volere politico. Questo non è il senno del poi, ma assoluto buonsenso che quella sciagurata sera non emerse.
Infine voglio fare esternare, in questo Paese tutti lo fanno – anche a sproposito, il mio disappunto su come vengono gestite le calamità naturali:
l’Italia è un paese a forte rischio sismico, come lo sono la penisola della California e il Giappone. Nonostante questo innegabile fatto scientifico la stragrande edilizia di questo paese non è costruita su principi e tecnologie antisismiche, tutt’altro: la famosa Casa dello Studente dell’Aquila era costruita in maniera molto approssimativa, con materiali scadenti, come allo stesso modo era stato costruito l’Ospedale San Salvatore dell’Aquila 1, con la sabbia al posto del cemento.
Purtroppo è così, è innegabilmente da irresponsabili non ammetterlo, che molta edilizia italiana sia così malmessa, tangenti, appalti al massimo ribasso e criminalità organizzata hanno prodotto questo in Italia: edifici fatiscenti già prima della loro inaugurazione, levitazione spropositata dei costi di realizzazione e sperpero di denaro pubblico 2.
Un’edilizia moderna e sicura, progettata secondo le ben collaudate regole edilizie adottate negli altri paesi ad elevato rischio sismico avrebbe un positivo impatto sull’economia del Paese.
La messa in sicurezza del territorio dai rischi di disastro idrogeologico ha costi non indifferenti all’inizio, ma ripaga rispetto alle spese da sostenere nelle infinite emergenze che accompagnano i disastri che si sarebbero potuti evitare.
Infine rivolgo un appello al Prof. Maiani affinché ritiri le sue dimissioni e prenda invece le distanze da chi non ha saputo – o voluto – opporsi a una mera manovra politica come fece quando il suo vicepresidente glorificava il terremoto in Giappone come Volontà Divina 3.
La scienza non può e non deve mai scendere a compromessi con la politica, il costo sarebbe poi troppo alto.
Quando piccolo è meglio
Quando in astronomia si parla di ottiche, telescopi o obbiettivi poco importa, si è indotti a immaginare che quanto più questi sono grandi e maggiore è il potere di ingrandimento, meglio è.
E quindi la rincorsa a specchi sempre più grandi e montature sempre più sofisticate anche e soprattutto tra gli astrofili nel corso degli anni si è accentuata, grazie a un mercato che oggi può fornire un’incredibile offerta di eccelsi strumenti abbordabili anche per le piccole tasche.
Ma quando lo Spirito Hacker si unisce alla passione del Cosmo, dimostra che anche una misera fotocamera da 5 megapixel può abbondantemente dire la sua.
Questa foto è un’unica esposizione di ben 15 secondi a 400 ISO con una lunghezza focale di soli 7,3 mm, e oltre a una traccia di aereo, i cirri che tentano di coprire inutilmente Deneb e il Cigno, è nettamente distinguibile anche una meteora.
La cosa che più deve far riflettere è che nonostante l’estrema durata dell’esposizione, le immagini stellari sono ferme e nitide, senza alcuna traccia di startrail che uno potrebbe aspettarsi.
Avevo già parlato della mia passione per la fotografia notturna, la Galleria Immagini del Blog ne contiene alcuni esempi, e ne parlai anche in questo articolo, così come accennai alla formula empirica che mi aiuta nel calcolare i tempi di esposizione: per le riprese verso l’equatore celeste con la mia modesta Powershot A610 1 posso tirare fino a oltre un minuto prima di percepire un mosso apprezzabile! Ovviamente otterrei molto prima la saturazione del CCD, ma la cosa è molto interessante.
Immaginate di tirare i tempi di esposizione di un singolo fotogramma a 10-20 secondi intervallati da pochi secondi, il tempo necessario a riavviare il fotogramma successivo durante un picco meteorico e poi farne magari un timelapse della serata: un ottimo modo per calcolare lo ZHR abbastanza facilmente e definire meglio il punto radiante!
Le possibili applicazioni di di macchinette ultracompatte nella ricerca astronomica amatoriale sono pressoché infinite, a volte basta solo la fantasia e del sano Spirito Hacker!
Quando Marte parlava a Guglielmo Marconi
Tempo fa trovai qui questo articolo in cui veniva commentato un vecchio articolo del New York Times che parlava di Guglielmo Marconi, l’inventore e fisico bolognese che per primo realizzò un sistema di comunicazione senza fili (oggi si direbbe wireless).
La cosa più mi colpì fu che Marconi si era convinto di ricevere segnali extraterrestri attribuendoli a fantastici abitanti di Marte che stavano comunicando, anche loro, per mezzo di un alfabeto composto da punti e linee come l’alfabeto Morse.
Marconi pensava che alcuni segnali spuri da lui ricevuti non fossero di origine terrestre e di questo ne nacque una discussione con gli altri scienziati impegnati nelle ricerche sulle radiotrasmissioni.
Uno di questi fu Edouard Branly, fisico francese che si era occupato dei miglioramenti dei sistemi di ricezione perfezionando il coesore, un tubetto di vetro dotato di elettrodi contenente polveri di nichel e argento e tracce di mercurio inventato da un altro fisico italiano: Temistocle Calzecchi Onesti 1.
Branly sosteneva che infatti i segnali Morse ricevuti da Marconi fossero di origine terrestre, prudentemente negando ogni ipotesi di origine extraterrestre (esisteva un premio di 100.000 franchi francesi dell’epoca per chiunque fosse stato in grado di stabilire una comunicazione radio con altri mondi).
Altri scienziati come il direttore dell’Osservatorio di Parigi Edward Benjamin Baillaud dichiarandosi ignorante in materia affermò che le osservazioni radio svolte dalla Torre Eiffel non mostravano traccia di quei segnali.
Qualcun altro parlò di disturbi atmosferici, altri ipotizzarono una correlazione con l’attività solare, altri forse ci risero su pensando che forse questa vota il genio italiano l’aveva sparata troppo grossa 2.
Guglielmo Marconi si mosse quasi certamente dietro l’onda emotiva scatenata dalla scoperta dei canali di Marte da parte dell’astronomo Giovanni Schiaparelli che credeva di aver scorto sulla superficie del Pianeta Rosso una teoria di depressioni che chiamò canali nei suoi scritti, che, per un banale errore di traduzione in inglese, presero il nome di canals, ovvero strutture artificiali, trovando nell’astronomo americano Percival Lowell un fervente sostenitore.
Credo che invece Marconi ascoltò veramente dei segnali Morse provenienti dal cielo, ma che questi fossero di chiara origine terrestre, influenzati dall’attività solare e dal momento diurno: sono infatti convinto che Marconi stesse rivelando segnali Morse trasmessi da qualche parte sulla Terra e riflessi dalla ionosfera, scoperta solo qualche anno più tardi nel 1926 dal fisico scozzese Robert Watson-Watt, inventore del radar 3, e studiata dal fisico inglese Edward V. Appleton che gli valse il Premio Nobel.
Anche nelle storie più strampalate può esserci un pizzico di realtà.

A quando il Primo Contatto?
Una notizia di questi giorni, poi rivelatasi una bufala, prevedeva di affidare l’incarico di gestire un’eventuale futura scoperta di E.T.I. (Extraterrestrial Intelligence) all’ufficio UNOOSA (UN Office for Outer Space Affairs) al cui vertice siede attualmente l’astrofisica malese Mazla Othman. La notizia, pubblicata in origine dal Sundey Times, sarebbe dovuta essere annunciata durante una conferenza scientifica al centro congressi della Royal Society Kavli nel Buckinghamshire previsto per la prossima settimana.
Con tutto il rispetto per la scienziata malese, è comunque un po’ poco un ufficio che fino a ieri era conosciuto soltanto agli addetti ai lavori per gestire un evento così importante per l’umanità come la fase di Primo Contatto: questa, a mio avviso, già doveva far riflettere sulla serietà della notizia.
Un vero Primo Contatto dovrebbe essere gestito non solo dall’intero corpo scientifico e accademico mondiale (matematici, fisici, biologi, etc.) ma anche da teologi di tutte le religioni e dall’Ufficio di Presidenza delle Nazioni Unite insieme ai rappresentanti politici di tutte le nazioni del pianeta; dopotutto non è un evento che capiti spesso, anzi sarebbe unico.
Ma al di là della bufala, quali probabilità ci sono che si possa verificare prossimamente un Primo Contatto?
La zona riccioli d’oroQuesta è una fascia teorica in cui un pianeta riceve abbastanza energia dalla sua stella da permettere l’esistenza dell’acqua liquida necessaria per la biochimica del carbonio come la conosciamo noi. Ad esempio nel lontano passato, il Sole era meno luminoso di oggi, e solo un massiccio effetto serra delle prime atmosfere impedì al pianeta Terra di congelarsi forse definitivamente. |
La sonda Keplero, di cui ho illustrato i risultati parziali finora resi pubblici in questo articolo, ha permesso di farci scoprire finora 490 pianeti certi. Su questi dati (in realtà il campione al tempo considerato era di 370 pianeti) sono state fatte indagini statistiche che suggeriscono la probabilità del 50% che la prima Exo-Terra possa essere scoperta entro il maggio 2011, il 75% entro il 2020, e il 95% entro il 2.264 [1].
Ho cercato di illustrare con diversi articoli sul Poliedrico quanto sia alta la probabilità che esistano altre forme di vita nell’Universo, ma vorrei rimarcare su un punto fondamentale di questa: le forme di vita più comuni saranno quasi sicuramente (il condizionale è d’obbligo quando si fanno speculazioni di questo livello) batteri e organismi con poca o nessuna organizzazione pluricellulare -presupposto abbastanza ragionevole per avere una forma di vita senziente. Questo non significa che la vita senziente come la intendiamo noi sia esclusa dal novero delle probabilità, ma che essa certamente rappresenta una rarità rispetto a tutte le altre forme di vita. Di questo argomento ne tiene conto anche la celeberrima equazione di Drake, in cui qui ho cercato di dare una soluzione fin troppo ottimistica qui.
La scoperta di una Exo-Terra non significa necessariamente che essa ospiti forme di vita: potrebbe essere un inferno come Venere, sterile come Marte, o inospitale come il nostro Adeano. Dopotutto la Terra è stata abbastanza inospitale alle forme di vita che oggi conosciamo per una discreta parte della sua storia, e che come si può notare qui a fianco, è solo negli ultimi 530 milioni di anni, con l’esplosione cambriana, che la vita sulla Terra ha assunto le caratteristiche che tutti conosciamo.
Quindi ad una Exo-Terra per ospitare forme di vita non basta che sia della dimensione giusta (massa) e nell’orbita giusta (zona riccioli d’oro), ma deve essere osservata anche nel periodo giusto.
L’unico modo che abbiamo per stabilirlo è quello spettroscopico: analizzando l’impronta energetica degli atomi dell’atmosfera del pianeta lasciata sulla luce che esso ci rimanda della sua stella. Più facile a dirsi, in questo caso, che a farsi.
Anche adesso possiamo solo dedurre che un pianeta di dimensioni inferiori a quelle di Giove orbiti intorno ad una stella dalle perturbazioni gravimetriche sul baricentro del sistema stellare o attraverso le deboli variazioni fotometriche della stella, riuscire a separare la luce di un piccolo pianeta dalla sua stella attualmente è al limite delle capacità dei nostri strumenti. Ad esempio l’Hubble è in grado di discernere particolari dell’ordine del decimo di secondo d’arco (immaginate un cerchio diviso per 36000), ossia distinguere la Terra mentre è alla fase del quarto (alla massima distanza angolare dalla stella) da 32 anni luce , quindi è un po’ difficile riuscire per ora anche solo discernere la luce del solo pianeta con un’orbita all’interno della fascia riccioli d’oro, ossia circa 130-200 milioni di chilometri dalla stella. In previsione di questo genere di osservazioni, la sonda EPOXI nel 2008 puntò i suoi strumenti verso la Terra, per avere appunto un’indicazione su cosa dovremmo aspettarci osservando un’altro pianeta simile alla Terra in orbita ad un’altra stella.
Comunque quella di un’altra Exo-Terra rimarrebbe più una scoperta scientifica che una situazione di Primo Contatto, e lo stesso dicasi per l’eventualità tutt’altro che remota che possa in un prossimo futuro essere scoperta un’altra forma di vita elementare al di fuori del nostro pianeta. L’unica possibilità rimane dal programma SETI, ma non sarebbe anche in questo caso un Primo Contatto vero e proprio: potremmo sempre decidere di non rispondere, un po’ come facciamo la domenica mattina a letto quando telefonano gli scocciatori.
Queste possibili scoperte potrebbero rivoluzionare il modo di pensare la nostra esistenza, la nostra filosofia e le nostre religioni. Potrebbe davvero essere il profondo cambiamento culturale di cui avremmo tanto bisogno.
[1] http://blogs.discovermagazine.com/sciencenotfiction/2010/09/23/carbon-dioxide-sucks-it-cooks-our-planet-makes-first-contact-harder/ , http://arxiv.org/abs/1009.2212





