STEREO Serendipity: scoperto pianeta gemello.

Dopo aver fornito la prima immagine completa del Sole ad alta risoluzione lo scorso 2 febbraio 2011 1, il Solar Terrestrial Relations Observatory (STEREO), lanciato nell’ottobre 2006, ha compiuto un’ulteriore importante osservazione.

Parametri orbitali

Semiasse maggiore 0,97000479 UA
Perielio 0,95021731 UA
Afelio 0,96799347 UA
Circonf. orbitale 6,03185789 UA
Periodo orbitale 365,2564985 giorni
Velocità orbitale 28,593335 km/s (media)
Eccentricità 0,01
Longitudine del
nodo ascendente
215,374°
Satelliti 0 ?
Anelli 0
Dati fisici
Diametro equat. 11862,63 km
Diametro polare 11818,09 km
Diametro medio 11840,36 km
Volume 1,007382789 × 1021
Massa
5,507663 × 1024 kg
Periodo di rotazione 28,474 ore

Il sistema STEREO è costituito da due sonde gemelle, STEREO A e STEREO B, posizionate a circa 90° di distanza dalla Terra sulla sua stessa orbita, una che precede e una che segue il pianeta, quindi a 180° l’una dall’altra per consentire una visione globale della superficie del Sole. Durante un ciclo diagnostico di taratura di uno strumento a bordo di STEREO A, la sonda è stata puntata in una regione esterna al campo di vista del Sole e ha registrato quella che all’inizio si era ritenuto un grossolano errore di manovra. Ripetendo la stessa e assicurandosi che non ci siano errori nel sistema, gli scienziati hanno avuto modo di registrare la presenza di un pianeta gemello della Terra. I dati al momento sono stati confermati dalla seconda sonda STEREO B che ha ripetuto le osservazioni inquadrando la medesima porzione di cielo.

Una simulazione al calcolatore di come del nuovo pianeta STA-1 2011 Eden. Fonte: http://planetquest.jpl.nasa.gov/planetMakeover/planetMakeover.html

Il pianeta si trova a transitare vicino alla Terra ogni 1 378 723 anni, data la minore dimensione della sua orbita rispetto alla Terra, pari a 0,96 UA. E’ rimasto nascosto dal Sole e quindi alle osservazioni da Terra per un periodo di oltre 4 000 anni. Infatti, il nuovo pianeta, battezzato STA-1 2011 Eden, si sposta rispetto alla Terra di 0, 47” in un anno. Al momento è nascosto dal Sole e sarà visibile a partire dal febbraio-marzo 2013 dato che la sua velocità orbitale è di appena 1,18 km/s più lenta rispetto a quella della Terra.
Le analisi spettrali – ancora in fase di studio – mostrano la presenza di un’atmosfera più tenue di quella terrestre e di una massa un po’ inferiore a quella della Terra, pari a 0,93 volte la massa terrestre. Non sono stati rilevati satelliti naturali attorno al pianeta.

Ulteriori informazioni saranno date appena queste saranno rese disponibili.

Umberto Genovese, Sabrina Masiero,  Marco Castellani

Missione STEREO della NASA: http://www.nasa.gov/mission_pages/stereo/main/index.html
Altro link importante a questo indirizzo.


La condivisione delle idee

Oggi non parlerò di scienza, di astronomia o politica.

Voglio solo farvi sapere che alcuni articoli de Il Poliedrico sono stati ripubblicati col mio consenso in altri siti. I siti in questione sono TuttiDentro e Gruppo Locale.
Sono orgoglioso che il lungo lavoro di ricerca e la cura che cerco continuamente di mettere nello scrivere per gli altri sia stata così ricompensata. Potrà capitare come è successo in passato che alcuni preziosi lavori di questi due siti vengano ospitati su Il Poliedrico che comunque continuerà la sua opera di divulgazione originale.

A questo punto volgo un ringraziamento a Sabrina Masiero per la sua preziosa collaborazione, invitandola a scrivere qualcosa di originale per il Blog.

La condivisione delle idee è stata fondamentale per lo sviluppo della civiltà umana.
Immaginate se la scoperta del fuoco, l’invenzione della ruota o della scrittura non fossero mai state condivise; se la matematica araba non fosse stata diffusa in Occidente, se Newton avesse raccolto e mangiato la mela 1 e avesse tenuto per sé le sue idee sulla gravitazione….
Oggi saremmo ancora vestiti di pelli d’animale, costretti a morire per un banale taglio sulla pelle e moriremmo a venti – trenta anni di vecchiaia, o forse non esisteremmo più, estinti principalmente per il nostro egoismo primitivo.
Invece oggi, abbiamo gli antibiotici 2 che ci curano dalle abrasioni, sappiamo – non tutti – leggere scrivere e far di conto, mentre tutti abbiamo le automobili con quattro ruote fatte di ferro. Il risultato è che abbiamo quasi quadruplicato la nostra aspettativa di vita e siamo una cività – nonostante i danni ambientali che purtroppo combiniamo.
Quindi tutto sommato l’aver condiviso esperienze e scoperte e avere inventato la scrittura, ci ha resi un pochino migliori di quello che eravamo.

A questo aspira anche Il Poliedrico, ad essere migliore. Cosa ne pensate voi lettori di questa nuova collaborazione?
Lasciate un commento…

Fotografia notturna

IMG_6275

Velocità otturatore: 25 sec Apertura: f/3,5 ISO: 1600

Trovo che la fotografia crepuscolare e notturna sia estremamente gratificante in quanto riesce a rivelare un altro mondo ricchissimo di luci e colori impossibile da osservare ad occhio nudo. Tra l’altro, giocando con i tempi di esposizione si possono vedere cose che altrimenti sono impossibili, come un improbabile collina assolata con le stelle del Sagittario sullo sfondo, o le macchie solari su un disco del Sole filtrato a modo. Ormai con le attuali fotocamere digitali chiunque può cimentarsi in queste tecniche di ripresa. Una volta era molto più difficile ottenere gli stessi risultati con la normale pellicola fotografica: i tempi enormi per lo sviluppo e stampa e la necessità di rivolgersi spesso ai laboratori esterni – che non di rado non stampavano le riprese più scure, rendevano questo tipo di fotografia alla portata di pochi.

Lo Scorpione. Antares è proprio nel centro della foto.

Comunque ancora oggi molte persone quando vedono una fotografia notturna che rappresenta un cielo stellato o i sentieri di stelle (quello che gli anglofoni chiamano startrails), pensano che i colori siano falsi. No, qualche volta possono essere esaltati per migliorare la resa visiva complessiva -con i moderni programmi di fotoritocco non è difficile, ma se per esempio vedreste una fotografia di Antares (α Scorpii) con questa che appare  arancione, è perché lo è, così come se fotografaste  la costellazione di Orione vedreste che la stellina (in realtà una nebulosa) al centro della spada del Cacciatore celeste notereste che M43 è di colore rosso tendente al bianco, mentre alla sua destra Rigel appare bianco-azzurra.

Tutto questo succede perché  la fisiologia dell’occhio umano non permette di discernere i colori in condizioni di scarsa illuminazione e comunque la risoluzione cromatica dell’occhio è piuttosto ristretta, mentre i colori celesti sono prodotti dalle più disparate condizioni chimico-fisiche che coprono una molto più estesa gamma di lunghezze d’onda. Per questo le stelle ci appaiono perlopiù simili nel colore ad occhio nudo di quanto non lo siano in realtà fra loro e che solo le fotocamere possono mostrarci.

The Milky Way

Il cuore della Via Lattea ripreso con un 18-55 mm senza inseguimento

Una foto stellare comunque richiede un minimo di preparazione a tavolino a seconda dei risultati che si vogliono ottenere. Se si vogliono fare delle belle foto dei sentieri stellati, basta scegliere un buon paesaggio di contorno e scattare in posa B, se questa è supportata dalla fotocamera, oppure scattare col più lungo tempo possibile e poi sommare i fotogrammi ottenuti usando il paesaggio come unico riferimento di centratura; unica accortezza sarà quella di non saturare l’immagine con la luce ambientale (Luna, inquinamento luminoso, etc.) che vanificherebbe ogni sforzo. Per questo sono importanti gli ISO e l’apertura del diaframma: un valore ISO più basso  del massimo è sempre indice di una migliore rapporto qualità/rumore nel risultato finale, anche se a volte non è possibile farne a meno.
Quindi se per ottenere l’effetto scia dalle stelle non è poi così difficile,  il peggio è ottenere una immagine puntiforme delle stelle, o  quantomeno sforzarsi il più possibile che lo siano. Il problema sussiste nel fatto che la volta celeste ruota (in realtà è la Terra che gira) e che ovviamente questo fenomeno sia più accentuato attorno all’equatore celeste (bassa declinazione) che verso i poli (alta declinazione) e che sia più percepibile coll’aumentare della lunghezza focale.
Io in genere uso la formula che riporto nello specchietto qui accanto, che da mie prove empiriche  ha sempre funzionato ogni volta che ho voluto ottenere delle riprese con stelle puntiformi; sono tempi massimi di esposizione però, per cui per prudenza mi sono sempre tenuto sotto a questi valori.
Una volta stabiliti i tempi di esposizione in base all’altezza della zona di cielo che interessa riprendere, per ottenere una foto come quella qui accanto basta riprendere una serie di scatti consecutivi e poi sommarli assieme.

Innanzitutto in questo modo il rapporto segnale/rumore (S/N) sarà maggiore di quello di un’unica ripresa: supponiamo di usare un grandangolo con 18mm di apertura focale; per la zona equatoriale del Sagittario i tempi possono allungarsi fino a 28 secondi, usiamo quindi 20 secondi per stare sicuri, tanto non è il tempo di esposizione del singolo fotogramma che serve, ma il totale. Prendiamo quindi 20 fotogrammi di 20 secondi ciascuno e sommiamoli con le opportune correzioni di centratura con un software adatto (IRIS è ottimo e gratuito): a questo punto il segnale ripreso sarà pari alla somma dei 20 secondi per scatto moltiplicato 20 scatti: 400 secondi senza avere problemi di scia apprezzabili.Non solo, applicando alcune, opportune in questo caso,  tecniche di rimozione del rumore 1 si possono ottenere risultati apprezzabilissimi disponibili mediamente con strumenti più costosi.
Se quindi si può affermare che già dopo 15 secondi il movimento celeste appare avvertibile, per quanto riguarda la Luna il discorso del movimento si può percepire molto prima: bastano circa 6 secondi per aver la ripresa mossa anche se comunque per una luna piena occorrono solo frazioni di secondo.

Arrivati a questo punto i consigli per ottenere buoni risultati sono pochi:

  • usare le impostazioni più basse possibili per la sensibilità del sensore (valore  ISO), piuttosto allungare i tempi quando è possibile
  • scegliere con cura i soggetti e lo sfondo di contorno
  • non aver paura di sperimentare e provare (oggi una immagine elettronica si vede subito e si cancella facilmente)
  • annotare sempre su un taccuino  le caratteristiche degli scatti da fare (ISO, lunghezza focale, diaframma, tempo, etc.)

Ancora un’ultima cosa: magari non sempre è disponibile il pulsante di scatto remoto, specie nelle “compattine”. Per ovviare al problema basta impostare il tempo voluto e usare l’autoscatto; usare il normale pulsante di scatto provocherebbe l’inevitabile vibrazione del corpo macchina che rovinerebbe la lunga esposizione. Per la posa B (Bulb in inglese) è comunque sempre necessario un comando remoto, sia esso un pc o il classico comando flessibile.

Buone foto a tutti.

Appuntamento con l’alba

Il Coso montato sul teleobiettivo

La sera prima era nervoso. Aveva fatto carte false col tempo  per finire di costruire il Coso ma non era certo del suo funzionamento; sarebbe bastato un forellino, un pertugio non chiuso perfettamente e tutti i suoi sforzi di una settimana sarebbero stati vani.

Ma come, un evento così importante e lo preparava all’ultimo momento???
No, no, era colpa una volta tanto dei corrieri che avevano inviato l’anima del Coso a 2000 chilometri più a sud, che quindi era arrivata soltanto il 28, giusto sei giorni prima. Il lavoro e la famiglia poi non concedevano molto tempo per studiare come realizzare il Coso, fare i prototipi e testarli.
Poi la notte di Capodanno, mentre l’umanità festeggiava, ecco l’ispirazione, il genio: Cartoncino Bristol!
Aveva dei fogli di cartoncino in formato A4 e una stampante laser che marchiava anche i chiodi, se necessario.
Fu così che disegnò una striscia lunga quanto il foglio (29 cm) e larga 3 cm, con una dentellatura laterale di 2 x 1,5 cm e due grossi quadrati di 16 x 14 cm con un cerchio al centro grande quanto il paraluce che avrebbe sorretto il Coso.

Disegno del Coso

Ritagliò la striscia e i quadrati, ritagliò con un taglierino i cerchi e le dentellature che poi andò a piegare verso l’esterno e arrotolò la striscia intorno al paralume. Perfetto! Incollò le estremità di cartone tra loro e poi tutto l’anello a uno dei quadrati di prima, spalmando di colla vinilica tutta la superficie e i denti di appoggio ben aderenti. Rinforzò il tutto con un terzo quadrato che aveva avuto cura di preparare prima, infilando l’anello nel foro, coprendo e bloccando i denti dell’anello. Ancora una abbondante pennellata di colla come nel decoupage avrebbe irrobustito la struttura superiore del Coso.
Il 2 gennaio fu dedicato tutto alla verniciatura del Coso. La colla aveva svolto egregiamente la sua funzione e la struttura portante del Coso era rigida e robusta ma leggerissima. Stese due mani belle abbondanti di vernice spray nera e opaca sull’interno dei quadrati del Coso e l’interno dell’anello (il secondo quadrato, ricordate? non era separato dal primo e i fori erano speculari) e quando queste erano definitivamente asciutte, dette ancora due abbondanti mani di vernice spray argentata sull’esterno dei quadrati e all’esterno dell’anello. Bello, ma ormai anche il 2 se n’era andato, restava soltanto un altro giorno. Appena.
L’ultimo giorno disponibile stava per scadere. Fu allora che ritagliò un quadrato di pellicola Astrosolar che se n’era andata a spasso per il mondo, forse con Babbo Natale, di 13x 13 cm, avendo cura di toccarla con le pinzette e solo dopo aver indossato guanti di lattice per non lasciare inopportune impronte sulla delicatissima pellicola. L’adagiò delicatamente all’interno del secondo quadrato che aveva spennellato di colla vinilica sulla parte nera, quella interna, avendo particolare cura intorno al bordo del foro. La pellicola si stese da sé, senza grinze, naturale. Richiuse il primo quadrato con l’anello sul secondo con l’anima di Astrosolar e sigillò i due quadrati con nastro adesivo.

Sole tra i rami

Era emozionato. Il Sole ormai era basso e quella era la sua unica occasione di collaudo del Coso, per dimostrare che l’intuizione di Capopdanno era stata giusta. Puntò la fotocamera col Coso montato verso la stella mentre la luce di questa attraversava i rami secchi di una vecchia quercia lontana e scattò. Non badò alla cura della messa a fuoco e delle variabili di scatto, l’importante era dimostrare che il Coso funzionava!
Il resto della serata lo passò a preparare la sua attrezzatura: fotocamera, obiettivi, schede di memoria, cavi e il laptop; si assicurò che le batterie fossero cariche e che non mancasse niente per l’appuntamento.

La mattina dopo baciò e salutò sua moglie, svegliò i suoi due pargoli e li vestì bene contro il freddo pungente.
Appena arrivati sul luogo dell’appuntamento,  i tre temerari fecero appena in tempo a vedere l’inizio dell’eclissi di Sole che li aspettava: il Sole appena sorto mostrava già i segni dell’incontro con la Luna. Il Coso mostrò di funzionare, ma le nuvole furono inclementi: coprirono subito con un velo l’unione cosmica dei due astri rendendo vani tutti i sacrifici.

La foto misteriosa

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Quiz di fine anno:

1) Cosa è rappresentato nella foto?
2) Come è stata fatta?

La risposta e l’eventuale vincente al quiz lo saprete a gennaio. Tentate…

Cosè la Cintura di Venere

Non conosco al momento il risultato del sondaggio, questo era particolarmente insidioso, era facile confondersi.

Quando il Sole (ma anche la Luna) è vicino all’orizzonte, al tramonto o l’alba, la sua luce è rossa, questo è perché  per raggiungere l’osservatore attraversa uno strato particolarmente denso di atmosfera, che funziona come un filtro, diffondendo tutti i colori tranne il rosso

L’ombra della Terra, conosciuta anche come segmento scuro, è l’ombra che la Terra proietta sulla sua atmosfera e qualche volta si può vedere due volte durante la giornata: prima dell’alba e subito dopo il tramonto.
Purtroppo non sempre è possibile vedere questo fenomeno, che pure si ripete quotidianamente come è vero che la Terra gira, perché peggiori condizioni di visibilità  nascondono l’effetto. Basta un po’ di foschia, nuvole, o semplicemente noi che non prestiamo attenzione alle meraviglie che spesso la natura ci offre, che l’avvicinarsi dell’ombra della Terra non sia vista.
Perché l’ombra della Terra sia visibile, occorre che il cielo sia limpido e l’orizzonte sgombro da ostacoli ed è più evidente nel punto antisolare, esattamente di fronte al tramonto. Un buon posto per vederla è in montagna o un buon momento è dopo una giornata di tramontana.

L’altro fenomeno, che dà anche il titolo ai due articoli, è la Cintura di Venere, che è la parte dell’alta atmosfera ancora illuminata dal Sole la cui luce viene diffusa verso l’osservatore e subisce lo stesso fenomeno che rende il Sole più rosso all’alba e al tramonto, per questo appare rosa. Il resto del cielo è ancora più colpito dalla luce del Sole e quindi ne diffonde di più, per questo appare ancora più chiaro nella foto.

Probabilmente con questo articolo ho ucciso la magia di un momento stupendo, ma forse ora che sapete che cosa dà queste tonalità meravigliose al tramonto ci farete più attenzione la prossima volta e ne apprezzerete la bellezza. La magia è nel momento, non nella sua interpretazione, e ricordate: la notte non è altro che l’ombra della Terra che ci inghiotte momentaneamente domani ci sarà ancora un’altra alba.

La Cintura di Venere

Tramonto
Monte Amiata

Questa sera il cielo era eccezionalmente sereno (tranquilli, domenica pioverà) e subito il tramonto dalla parte opposta al Sole il panorama si presentava così come nella foto. Quella banda oscura non è smog, la visibilità era eccezionale come testimoniano le altre foto.
È un fenomeno fisico ben conosciuto, ma quanti lo sanno spiegare correttamente?

Votate il sondaggio….

Luci danzanti in Norvegia

Certo che assistere a questi spettacolari bagliori deve essere senz’altro meraviglioso.

Credit: Ole Christian Salomonsen, SpaceWeather.com

“Le luci erano incredibili – verde, bianco, viola, intense e in continuo  movimento”, ha detto Salomonsen. “Io le chiamo nuvole colorate. ” Ha dichiarato l’autore di questa fotografia Ole Christian Salomonsen di Tromsø, Norvegia. Questa aurora è il prodotto dell’intensa attività solare di questi ultimi giorni e che continua ancora adesso.

A caccia di Leoni(di)

Anche se con un evidente ritardo, vorrei parlare di un magnifico sciame meteorico, le Leonidi,  che ha il suo picco intorno al 17 di novembre, nei prossimi giorni quindi.
Questo sciame è legato all’orbita di una cometa periodica, la 55P/ Tempel-Tuttle [1]. È uno sciame molto bello, il suo periodo va dal 10 al 21-22  del mese di novembre col picco massimo nella seconda metà del periodo, il 17 appunto. In questo periodo spesso ha regalato delle vere e proprie piogge di meteore, arrivando a tassi orari nell’ordine delle migliaia, come avvenne anche nel 1833 in Nord America rappresentato qui accanto da un disegno dell’epoca.
I picchi si ripresentano con una ciclicità di circa 33 anni, che è anche il periodo orbitale della cometa d’origine, ma non sempre raggiungono le spettacolarità del 1833  o del più recente 2001.

Cielo sereno permettendo, dopo la mezzanotte sorge la costellazione del Leone, con la Luna che si avvia a tramontare 3 ore dopo.  Per i  temerari che vorranno osservare le Leonidi mi raccomando: copritevi bene, e poi dite che non ve l’avevo detto.

Io mi preparo già per gli anni tra il 2032 e il 2034, se tutto ritorna come credo, quelle saranno le migliori occasioni per osservare delle ancor più belle piogge di meteoriti. Come faccio a sostenerlo? gli indizi li avete già…


link utili:

[1] Orbita della 55P/Tempel-Tuttle