CCC: Cultura Come Cibo

Stamattina riflettevo sulle tristi condizioni dell’Italia. Non voglio polemizzare sulla spazzatura di Napoli o sui festini hardcore, ci sono per quello centinaia di altri blog che ne parlano. Io vorrei porre l’accento sul bassissimo interesse che ha l’intera classe politica di questo paese verso la cultura e il degrado sociale che a mio avviso essa comporta.

Scilla e Cariddi (15/2/2001 STS098 Atlantis ©NASA)

Parliamo un attimo di arte: ho passato le mie ultime vacanze in uno dei luoghi più splendidi d’Italia, e forse del pianeta: la Sicilia.
Colonizzata dall’umanità da almeno 15 mila anni, essa vanta una collezione di reperti e siti archeologici unici al mondo, una storia e una cultura unica e ricca che solo i punti d’incontro di diverse civiltà può produrre. Eppure oggi tutto questo patrimonio che ci appartiene è in stato di degrado, sommerso dall’incuria della gente comune e del menefreghismo politico.
Un po’ più su,  il sito archeologico più famoso del mondo, Pompei, sta cedendo non tanto per il maltempo, ma per l’incuria e l’imperizia con cui viene gestito. Non mi riferisco ai volontari e ai tecnici che custodiscono il sito fisicamente, spesso mal pagati e che eppure fanno quello che possono, ma a coloro che hanno il compito di mantenere e  valorizzare questo immenso patrimonio culturale che però non fanno preferendo altro.
La spazzatura di questi giorni di Napoli non è certo una novità e non deve per questo essere considerata un’emergenza: io che nel Sud ho le origini vi dico che la spazzatura all’angolo e sui bordi delle strade l’ho sempre vista, e non solo a Napoli: a Gallipoli in Puglia, in Calabria, a Gela…  un  immenso territorio ricco di arte e di storia, con paesaggi naturali incantevoli, sommerso dal sudiciume e lasciato lui stesso a farne parte per colpa di una totale incuria amministrativa e dei suoi abitanti.
Il territorio italiano in questi momenti in cui scrivo è martoriato da alluvioni e calamità naturali: però vedo che in tutti questi anni si è preferito cementificare e costruire indiscriminatamente anche dove il buon senso lo sconsigliava, come quando l’anno scorso si scoprì [1] che a Messina si era costruito una scuola nell”alveo naturale di un torrente, e questo mi turba. Una scuola elementare della mia città è stata chiusa perchè si è scoperto che è a rischio crollo, ma non sempre le amministrazioni si accorgono del degrado in cui versano la stragrande maggioranza  dei plessi scolastici di questo paese prima che avvenga un serio incidente come purtroppo più volte è capitato in passato.
La Scuola Pubbblica, e qui non mi riferisco ai plessi – o almeno non soltanto, in questi anni che vengono indicati come quelli della «Seconda Repubblica», è stata amministrata con inettitudine che rasenta la meticolosità voluta nell’annientarla: tagli orizzontali e indiscriminati alle risorse, anche quelle di prima necessità (in alcune scuole ai bambini viene chiesto di portare la carta igienica da casa), oltre che nella ricerca universitaria che finora si è salvata solo grazie all’eccellenza raggiunta negli anni precedenti e al sacrificio di tanti giovani che hanno continuato a credere in un futuro che finora non è mai arrivato, mentre per gli istituti privati – in  maggioranza cattolici, le risorse sono sempre andate in crescendo da quando nel 2000 una sciagurata scelta incostituzionale permise loro di accedere al finanziamento pubblico  in nome di una non meglio identificata quanto disattesa equiparazione.
Anche analizzando la Scuola Pubblica dal punto di vista meramente capitalista si scopre quanto la politica dei tagli e il disinvestimento scolastico sia antieconomica: ogni singolo alunno, dalle elementari alla laurea, costa allo Stato mediamente 100.000 – 120.000 euro. Tutto sommato non sono poi molti se a questa spesa iniziale venisse data la possibilità di reimpiego qui in Italia come  ricerca e lavoro; d’altronde quando un’azienda investe in mezzi, persone e strutture poi si aspetta un futuro ritorno economico. Invece disinvestendo sui neolaureati, non offrendo loro alcuna prospettiva, si è ottenuto che un’intera generazione fosse laureata e disoccupata: o sottoccupata – che fose è pure peggio: 120.000 euro accompagnati dagli enormi sacrifici di intere famiglie gettati via, come se fossero anche questi pattume. Chi non ha accettato di essere gettato via è emigrato in altri paesi che si sono ritrovati tra le mani quelle capacità, che non sono state lasciate germogliare in Italia,  gratuitamente  e ricevendone in cambio benefici come brevetti, scoperte scientifiche, mano d’opera altamente qualificata  etc… .

Come ebbe a dire un noto ministro di questo governo: “la cultura non si mangia“, salvo poi ritrattare come è oramai diventato malcostume con un’altra battuta, “la cultura non è commestibile“, non accorgendosi nella sua ottusaggine che forse il rimedio era pure peggio del danno fatto prima: è vero, la cultura non si mangia, ma può imperdirci di affogare nel lordume dell’ignoranza e nella barbarie del degrado.

[1] http://carta.org/campagne/ambiente/18472

FFMPEG e X264 su Ubuntu Maverick Meerkat

Dopo aver aggiornato i miei due server principali a Kubuntu 10.10 Maverick Meerkat, sono andato a usare il potentissimo convertitore ffmpeg per alcuni lavori e l’ho trovato … zoppo.

La Canonical ha tolto il supporto a diversi formati proprietari nella sua versione ffmpeg, quindi mi sono dovuto arrangiare a compilarmi a mano il programma ffmpeg con il supporto aac, che era fra quelli non più supportati.
La guida non è mia, ma posso garantire che funziona alla perfezione (l’originale lo potete trovare qui).

Trovo antipatico ricorrere a questi metodi per poter svolgere alcuni lavori, ma per poter avere la possibilità di  usare certi formati che per motivi commerciali e/o di licenza che non sono compatibili col software libero, purtroppo qualche volta sono costretto a scendere a dei compromessi che a mio avviso penalizzano chi sceglie di usare il software libero.
Come trovo altrettanto antipatico e  forse più fastidioso che certi produttori di hardware di largo consumo ti costringano ad usare software e formati  commerciali chiusi per far funzionare i loro prodotti, mi riferisco a palmari, telefoni cellulari, smartphone etc…

Happy Birthday Carl Sagan

We are a way for the Cosmos to know itself. Carl Sagan

Uno dei libri di divulgazione scientifica che lessi da ragazzo fu Cosmo, di Carl Sagan.
Ho perso il conto di quante volte ho letto quel libro, ogni tanto mi piace riprenderlo in mano e odorarne la carta. Per me non è un odore comune di carta, di stamperia. È odore di conquiste del pensiero umano, di desiderio di conoscenza.
Era fantastico come Carl Sagan riuscisse a spiegare in modo semplice e comprensibile anche i concetti più difficili.
Carl Sagan è stato uno dei fondatori di uno dei più grandi progetti di ricerca scientifica: il Progetto SETI. Un progetto ambizioso, spesso dimenticato dal pubblico ma che se realizzato potrà avere ripercussioni sulla società umana  quanto le più grandi scoperte scientifiche del passato.
Carl Sagan con le sue opere mi fece apprezzare la scienza ancora di più di quanto l’avessi mai amata, era il mio eroe come per  i miei coetanei  lo erano i personaggi famosi dello sport o dello spettacolo.
Adesso Cosmo l’ho passato ai miei figli con la certezza che anche a loro Carl Sagan risvegli le stesse emozioni e la curiosità scientifica che allora mi seppe dare. Di questo gliene sono e sarò sempre grato.

Carl Sagan avrà sempre un posto speciale nei miei ricordi 🙂

Sole & AntiSole

Parelio orientale fotografato a Siena il 21/10/2010 alle 16:32

Ci sono dei momenti in cui rimpiango di non avere una fotocamera vera con me, con obiettivi, cavalletto etc. Ecco, poco fa è stato uno di quei momenti: mi sono fermato in una piazzola e ho scattato questa foto con l’unico mio mezzo che avevo a disposizione: la fotocamera del telefono cellulare. Certo non è un granché, non ho potuto giocare sul diaframma e i tempi come sono avvezzo a fare, ma comunque rende bene l’idea.

Anticamente queste fotometeore (così si chiamano scientificamente questi fenomeni) erano associati a terribili sventure, specie se associate al passaggio di una cometa, come ad esempio la 103P/Hartley2 che transita al perigeo proprio in queste ore. Chissà, se magari oggi qualche astrologo dirà di aver sbagliato le sue previsioni per colpa di questi  pareli.

2010 TD54 vicino non conta…

Domani 12 ottobre ci passerà accanto un asteroide di appena 7 metri di diametro ad una distanza compresa tra i 50 e i 65 mila chilometri. Il suo nome è 2010 TD54 [1], ed è uno degli innumerevoli corpi celesti minori che ogni tanto ci sfiorano durante la loro orbita, che potete vedere a questo link.

Sicuramente i media tradizionali domani ci ricameranno sopra qualcosa, i soliti catastrofisti dell’era moderna avranno qualcosa su cui discutere, gli astrologi forse daranno la colpa all’oscuro pianetino di aver fatto sballare le loro carte astrali.
Comunque non preoccupatevi, con appena 7 metri di diametro, in caso di impatto con la nostra atmosfera questo verrebbe completamente disintegrato senza diventare pericoloso, sarebbe solo un’altro dei tanti bolidi che vediamo solcare l’aria di tanto in tanto.

 

[1] http://www.minorplanetcenter.org/mpec/K10/K10T65.html

103P/Hartley2, storia di una macchiolina verde

Doppio ammasso di Perseo: notate la macchiolina verde, magnitudine totale stimata di 10.3 [1],  lì sopra a NGC869 (quello sotto è  NGC884)? Le sue coordinate sono in ascensione retta 02 11 26.04 e declinazione +56 45 04.2 (grado più, grado meno).

Ripresa effettuata il 07/10/2010 23:22

Bene, per fotografarla non sono dovuto andare troppo lontano, ero in giardino, protetto dai lampioni al sodio dell’illuminazione stradale dalla mia casa e da alti pini dalle luci della città più vicina a nord. Praticamente vedevo solo una striscia di cielo dominata da Cassiopea.
Non ho una strumentazione astronomica, non l’ho mai avuta, nonostante la mia innata passione del cielo. Per questa fotografia ho usato una comune reflex digitale Canon EOS 1000d, non una macchina al top, ma che mi consente di interfacciarla con un comune pc portatile via USB  per le operazioni di messa a fuoco manuale e per lo scatto, su un comune, banale e poco costoso cavalletto fotografico. L’obiettivo è il Canon EF-S 55-250/4-5.6 IS, usato alla lunghezza focale di 214 mm, focale 5,6 a 1600 ISO.
La foto è stata ottenuta sommando 13 esposizioni di 3,2 secondi ciascuna  per un totale di 41,6 secondi elaborati con il programma freeware Iris.
La necessità di dover ricorrere a pose molto brevi è stata dettata soprattutto dall’uso di una montatura non motorizzata per evitare il più possibile l’effetto delle strisciate dovuto alla rotazione terrestre, u n  po’ di mosso è stato inevitabile, ma comunque lo reputo accettabile per questa ripresa.

Questa è la filosofia hacker applicata all’astrofotografia, ossia tirare fuori il massimo da pochi mezzi. L’obiettivo non è pensato per la fotografia astronomica, ma ha fatto il suo dovere, il cavalletto non motorizzato ha retto la macchina fotografica senza tentennamenti nonostante l’inquadratura fosse quasi allo zenit, e il portatile non si è scaricato sul più bello. In compenso, mi sono buscato un po’ di freddo e di umidità… ma ne è valsa la pena, che dite?

 

 

[1]  ephemeris

Come seguire la 103P/Hartley 2 con Kstars

Kstars

Al posto di software spesso costosi e di scarso interesse per un uso puramente amatoriale, si può spesso ricorrere a software shareware o GNU/GPL per ottenere le stesse informazioni a costi pressoché nulli.

Questo è il caso di Kstars, un software disponibile gratuitamente per le piattaforme GNU/Linux e perfettamente integrato nelle soluzioni desktop che utilizzano KDE, ma che si può tranquillamente installare anche sui desktop con GNOME, XFCE etc.
Il problema però è che le mappe integrate in Kstars sono molto vecchie, risalgono al 2006, per cui per oggetti piccoli come comete e planetoidi i cui parametri orbitali debbono essere continuamente aggiornati, ovviamente non sono più validi.
Quello che stò per illustrare è il metodo, prendendo l’esempio dalla 103P/Hartley 2, per illustrare come aggiornare i parametri orbitali nei cataloghi (a noi interessano le comete) di Kstars.

Il catalogo originale di Kstars per le comete si chiama, ovviamente, comets.dat ed è un comune file di testo, ne esistono due copie, una è in /usr/share/kde4/apps/kstars/comets.dat e l’altra in ~.kde/share/apps/kstars/comets.dat, noi andremo a modificare quest’ultimo, così in caso di problemi avremo sempre una copia di riserva pulita.

L’originale, con i veccchi parametri, mostra per la nostra cometa di riferimento:

103P/Hartley 2 53480 1.03718776 0.69956650
13.60743 180.89995
219.86459 20040517.97208 JPL 49

noi sovrascriveremo alcuni valori (quelli sottolineati) con altri:

103P/Hartley 2 53480 1.05593935
0.69544078 13.63163
181.29142
219.77681
20101028.25980 MPC
49


1.05593935 
> è il perielio in unità astronomiche
0.69544078 > è l’eccentricità dell’orbita
13.63163    
> è l’inclinazione orbitale in gradi e decimali
181.29142  
> è l’argomento del perielio in gradi e decimali
219.77681   
> è la longitudine del nodo ascendente in gradi e decimali
20101028.25980  
> è la data del perielio [1]

Per aggiornare i parametri di Kstars c’è anche un altro metodo, che purtroppo però attualmente non contiene i dati per la Hartley 2: basta un  piccolo programmino in java da scaricare dal suo sito che si chiama MpcReader. Per le spiegazioni nel suo uso vi rimando al suo sito, vi suggerisco solo di controllare se avete la ~.kde/ o la ~.kde4/, altrimenti se avete solo la prima create un symlink con il comando ln -s .kde .kde4.
Per i parametri orbitali corretti potrete far riferimento al sito del IAU Minor Planet Center dove sono descritti gli ultimi disponibili.

Come vedete, è semplice modificare i parametri orbitali di Kstars, ora potrete utilizzare Kstars per seguire con successo anche i corpi  minori del Sistema Solare.


[1] http://www.minorplanetcenter.org/iau/info/CometOrbitFormat.html