Auguri Margherita!

Margherita Hack - Credit: Virginia Farneti ANSA-CD

Esiste un pianetino, un asteroide, che orbita attorno al Sole proprio laggiù in basso a sinistra nella fascia di asteroidi che si estende fra Marte e Giove. In sé non ha niente di eccezionale rispetto agli altri asteroidi come lui se non il nome: 8558 Hack.
Il nostro pianetino è intitolato infatti a una delle menti italiane più brillanti del nostro scorcio di tempo che proprio oggi compie novanta anni: Margherita Hack.

Auguri di cuore Margherita, resta ancora a lungo fra noi!

La prevista fine del mondo è stata rinviata per la scarsa partecipazione del pubblico

La specie umana computa il tempo come espressione di cicli più o meno lunghi – giorni, mesi, anni – con lo scopo di mettere ordine nelll’intricato concetto astratto dello scorrere lineare del tempo 1. Può sembrare un paradosso ma a pensarci bene è così anche per le più familiari misure dello spazio: centimetri, decimetri, metri etc.

Nonostante questo, sentiamo spesso parlare di imminente fine del mondo, proprio come se il tempo non fosse lineare ma seguisse un suo autonomo andamento ciclico di nascita e di morte.
Alcuni autori catastrofisti molto più simili a ciarlatani che a seri divulgatori sono riusciti anche ad accumulare piccole fortune vendendo libri, amplificando e sfruttando la creduloneria popolare sulla fine del mondo.

In un’epoca come fu il medioevo, dal crollo dell’Impero Romano al Rinascimento, la religione e la superstizione si mescolarono fra loro creando un substrato culturale che ancora oggi ogni tanto riaffiora, cambiando magari qualcosa qua e là, ma rimanendo sostanzialmente lo stesso.
Chi non si ricorda la menagrama frase “Mille e non più mille…” pronunciata per allertare il mondo della sua prossima fine, prevista per l’anno 1000 d.C appunto.
Previsione errata e fine che fu subito rimandata di 260 anni dopo aver fatto di nuovo i biblici conti, ma anche questi si rivelarono sbagliati. Infatti arrivò il primo, il secondo e  il terzo giorno dopo: il mondo e l’umanità erano ancora lì a farsi beffe degli uccellacci del malaugurio e delle loro profezie.

Con i secoli ci provarono in molti a definire una data ultima del mondo. Anche sir Isaac Newton non fu immune alla stravagante moda, tant’è che ci provò pure lui a dare una data ultima al mondo 2, o altri personaggi sicuramente meno illustri di lui.
Nel XX secolo (due volte mille) ci sono state diverse fini del mondo che si è visto come sono andate a finire.
La più celebre fine del mondo fu senza dubbio attribuita – anche stavolta – al passaggio del millennio. Questa fu particolarmente amplificata dai media per colpa del Millennium Bug, un bug nei sistemi informatici che si supponeva avrebbe causato il collasso della nostra civiltà alla fine del 31 dicembre 1999.
Il problema in realtà era già noto dalla metà degli anni ’80 del secolo scorso, per cui tutti i software successivi a quell’epoca erano in qualche modo immuni dal disastro e il temuto collasso non ci fu, anche se in tanti specularono nei mesi precedenti sulla ghiotta occasione, mentre le catene dei supermercati fecero affari d’oro quando furono assalite da folle impaurite nei giorni successivi al Natale 1999.

Ma si sa che la creduloneria popolare non sente ragioni ed ecco che il primo decennio è tutto un fiorire di previsioni catastrofiche sull’imminente fine del mondo.
Improbabili allineamenti planetari, nodi galattici, comete 3, Nibiru (?), i Maya, tutti buoni motivi per ripetere la millenaria litania della fine del mondo.

In un mondo dove la condivisione delle idee e dell’informazione – grazie alle radiocomunicazioni e a Internet – sono globali e istantanee, si fa presto a far milioni di proseliti che credono alla barzelletta della fine del mondo e altrettanto rapidamente si può sbugiardare una presa in giro colossale come questa.
Comunque credere o meno ai ciarlatani dipende sempre dalle singole persone se vogliono farsi plagiare o meno. I mezzi cambiano, ma l’abilità di ragionare sulla veridicità delle cose rimane la stessa di sempre.

Ora mi chiedo, passata l’ubriacatura per la fine del mondo prevista per il 21 dicembre 2012, passato pure il Natale che siamo tutti più buoni e pure il Capodanno 2013 perché magari qualcuno nonostante la crisi economica sarà riuscito a fare il ponte festivo e pure la settimana bianca 4, ma poi non sarà il caso che i cialtroni di cui accennavo all’inizio restituiscano i soldi guadagnati sfruttando la creduloneria popolare, o no?


Spirito di Natale

Ormai siamo quasi a Pasqua. Oggi 20 marzo è stato l’equinozio di primavera e ieri sera ho scattato questa foto.
Sarà stata la magia del cielo stellato sopra il castello di Crevole, il buio e la tranquillità ormai inusuali nella nostra vita, la linea retta verticale di Giove e Venere che sembravano indicare una capanna nel bosco, ma per me era come fosse Natale.

Congiunzione Venere - Giove

Credit: il Poliedrico

Ieri sera mentre ho scattato questa foto ho sentito qualcosa dentro. Una pace interiore, un’armonia con tutto l’Universo come raramente purtroppo oggi accade, dove tutto si muove in fretta e ti costringe a correre anche quando non ne hai la necessità.
Non c’erano spreads o titoli di Stato o ordini da rispettare: solo buio pace e silenzio, lì seduto sulla panchina in un’area di sosta lungo la strada in compagnia di un cielo stellato come poche volte avevo visto.

Come dico da sempre ai miei figli, Natale non è una data nel calendario ma un momento in cui si sente Gesù nascere dentro. Non importa se si è credenti o atei, cristiani o musulmani o animisti, ci sono momenti – come questo – in cui si ritrova la pace, l’armonia e l’amore per tutto quello che ci sta intorno. Momenti in cui Gesù ci nasce dentro. Quello è lo Spirito del Natale.

Pi, Einstein e altre storie

Nella giornata di oggi ricorre la nascita di uno dei più grandi geni dell’umanità: Albert Einstein, nato appunto il 14 marzo 1789 a Ulm in Germania.

Questo giorno poi è stato dedicato – non so bene da chi – al numero irrazionale più conosciuto nel mondo: Pi greco.
Sicuramente è per la notazione della data nel mondo anglosassone dove prima viene il mese e poi il giorno: 3.14 .
Certo è curioso come la data di nascita di Einstein sia uguale al 3 e 14 che ci insegnano a scuola 1 .
Pi greco è certamente la costante matematica più usata in quasi tutti i campi scientifici: dall’ingegneria alla chimica, dalla fisica particellare all’astrofisica, passando per l’elettronica e, ovviamente, la geometria.
Conosciuto da almeno  4500 anni – giorno più, giorno meno – dagli antichi egizi, e sviluppato concettualmente in forma più astratta e precisa dai greci 2, la rappresentazione decimale di pi greco troncata a 11 cifre decimali è abbastanza buona per valutare la circonferenza di un cerchio che si inserisce all’interno della Terra – che non è poi così tonda – con un errore di meno di un millimetro, mentre se si vuole essere più precisi, la rappresentazione decimale di pi greco troncata alle 39 cifre decimali è sufficiente per stimare la circonferenza di un cerchio che si inserisce nell’universo osservabile con precisione paragonabile al raggio di un atomo di idrogeno.
A cosa serve quindi una maggiore precisione nella conoscenza di pi greco?
Praticamente forse a niente, in teoria serve a tutto, mantiene viva la nostra innata curiosità umana. Ricordiamoci che senza di essa oggi non saremmo qui ma penzoleremmo ancora da un ramo di qualche albero come le scimmie nostre antenate.

Buon Pi-Einstein day!


E’ morto Renato Dulbecco, premio Nobel per la medicina nel 1975

 

E’ morto Renato Dulbecco, premio Nobel per la medicina nel 1975

 

Quando se ne va uno così è come se una piccola parte di noi se ne vada con esso.

Proprio stamattina commentavo un articolo apparso su Scetticamente.it riguardante la cronaca di un convegno di deliranti andati ad ascoltare un ancor più delirante ciarlatano che pretende di curare il cancro col bicarbonato di sodio; il comune bicarbonato che si usa prendere quando si è esagerato a tavola o per lavarsi i piedi dopo una giornata di trekking.
Stasera scopro che il grande ricercatore (premio Nobel nel 1975)  italiano emigrato negli Stati Uniti d’America 1 che ha rivoluzionato la ricerca medica sul cancro è morto.
Addio Renato Dulbecco, grazie per quello che hai saputo dare

Viva la neve!

Umby

Questi sono stati giorni un po’ strani. L’allerta meteo c’era da giorni, io stesso avevo presente la situazione meteorologica della settimana successiva attraverso un banale servizio presente sul mio smartphone ormai stagionato. Eppure si sono avverati una serie di disagi -anche gravi – che non dovrebbero accadere in un paese civile che si vanta di essere una potenza industriale.
A Roma ne sono successe – e ne succedono – di tutti i colori: città semiparalizzata etc. Paradossalmente al suo aeroporto, Fiumicino, i voli sono quasi regolari, mentre i collegamenti con la Città Eterna sono in tilt: addirittura molti taxi che abitualmente fanno la spola con l’aeroporto non hanno neppure le catene o le gomme termiche per viaggiare!
In Toscana molti cavi elettrici sono stati interrotti dai rami degli alberi che sono caduti sui tralicci di media e bassa tensione per le abbondanti nevicate bloccando l’elettricità in molti paesi e verso le case più isolate.

Qeste sono cose che non dovrebbero assolutamente accadere: se si vuole offrire il servizio di taxi bisogna mettere sul conto che magari un  paio di catene a bordo possono essere utili un giorno o l’altro, come sarebbe opportuno un minimo di prevenzione da parte delle amministrazioni pubbliche  per evitare di far crescere gli alberi lungo le linee energetiche nei boschi e ridurre così i rischi di blackout.

Ce ne sono a centinaia di piccole cose da fare per non cadere nel panico alla prima nevicata, questo vale sia per i comuni cittadini e per le pubbliche amministrazioni e che possono far risparmiare denaro.

Volete un paio di esempi di cosa potremmo fare nel nostro piccolo? comprate le catene per la vostra auto quando non servono e tenetele in auto sempre, anche d’estate; non pesano, non occupano spazio e vi costeranno senz’altro meno che quando ce ne sarà bisogno.
Tenete in casa un ballino di sale da 10 – 25 kg da spargere un po’ sulle terrazze, balconi o vialetti per evitare la formazione del ghiaccio: costa pochissimo e spesso fa la differenza.
Comprate uno o più gruppi di continuità per PC: sono ottimi anche per ricaricare i cellulari se proprio dovesse andar male, almeno potrete comunicare.

Possiamo fare tante piccole cose per facilitarci la vita durante un’emergenza neve, così potremmo tornare a dire: «Viva la neve!»

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E’ morto Franco Pacini il mondo dell’astrofisica in lutto

Ho conosciuto Franco Pacini solo attraverso le sue opere e le sue apparizioni in televisione. Però il suo amore per la scienza e la divulgazione le conosco anch’io, perché nel mio piccolo e insignificante Blog cerco di fare lo stesso.
Ogni volta che capito a Firenze sogno di andare alla Specola di Arcetri in gita, sono anni che ci penso e non l’ho ancora mai fatto. Ora quando capiterò da quelle parti penserò anche a Franco e all’amore per la conoscenza che ha saputo trasmettere anche a chi non lo aveva conosciuto di persona.

Cieli sereni Franco.

 

 

E’ morto Franco Pacini il mondo dell’astrofisica in lutto – Firenze – Repubblica.it.

La scienza a fumetti

Parlare del connubio tra scienza e letteratura in un paese di scienziati e poeti non poteva non esserci spazio per una delle forme letterarie più rivoluzionarie degli ultimi duecento anni: il fumetto!

Se cercate una caratteristica tutta squisitamente umana questa è l’immaginazione.

Credit: Wikipedia

L’immaginazione nella lunga storia umana ha avuto un ruolo non indifferente nell’evoluzione della civiltà, dai racconti fantastici sulle battute di caccia – senz’altro ingigantiti fino all’inverosimile – che i primi umani si raccontavano e dipingevano nelle pareti delle grotte debolmente illuminate dai loro primi fuochi, fino alle meraviglie ormai perdute della letteratura e della scienza umana che furono distrutte nella grande biblioteca di Alessandria nel suo ultimo e ferale assedio.
Ma l’umanità non smise di sognare, la letteratura e la scienza presero semplicemente altre vie, nei monasteri cristiani in Europa – e in Italia – dove i libri venivano copiati a mano financo gli ovvi e immancabili errori, o nell’immenso Impero Ottomano dove la scienza e la letteratura classica trovarono nuovi mecenati che ne perpetuarono la memoria e anzi l’arricchirono quando ne fu possibile 1.
Fu così che in Italia nel XIII secolo il gusto dell’immaginazione risorse e rifiorono le arti, le scienze e la letteratura. Quel bellissimo periodo della storia umana dette origine a forme letterarie nuove, in Italia e in Toscana in particolare. La Divina Commedia di Dante Alighieri fu scritta nello stesso linguaggio parlato dalla gente comune, il volgare, trasmise le prime fondamenta di una Terra non più piatta fuori dall’ambito accademico dell’epoca 2.
I punti dove la scienza e la letteratura si incontrano nella letteratura italiana sono tanti, probabilmente il più famoso di questi è la celeberrima opera galileiana Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo scritta tre secoli dopo la Divina Commedia.
In questo contesto è interessante notare come un filone considerato – a torto – povero quale il fumetto ha invece dato molto a riguardo: Romano Scarpa per la striscia Disney Topolino ha inventato personaggi come Atomino Bip Bip  nel racconto a fumetti Topolino e la dimensione Delta, introducendo presso i lettori l’idea niente affatto peregrina che l’Universo si estenda oltre le quattro dimensioni percepite 3, oppure Massimo de Vita, che creando con la sua matita il professor Zapotec e il suo assistente Marlin ha proposto al grande pubblico il difficile tema dei viaggi nel tempo e i loro paradossi.
Molte storie a fumetti della banda Disney hanno tratti scientifici o fantascientifici, ricalcando i temi caldi della ricerca scientifica del momento, come le esplorazioni spaziali o sottomarine.
Fuori dalla banda Disney altri protagonisti di famosi fumetti italiani come Nathan Never, Legs Weaver e l’Universo Alfa hanno numerosi punti di contatto col mondo scientifico come le Colonie Orbitali 4 o la possibilità dell’esistenza di più universi paralleli, concetto questo che viene ora studiato in una estensione della Teoria delle Stringhe.
La scienza accennata e raccontata attraverso la letteratura a fumetti ha così potuto raggiungere la fantasia e l’immaginazione di tantissimi bambini e ragazzi in età scolare consentendo loro di sognare e fantasticare orizzonti nuovi e inesplorati. Alcuni di loro hanno poi scelto di trasformare i loro sogni in realtà seguendo una carriera di studio scientifica. Certo sicuramente non è stato tutto merito della letteratura a fumetti, ma cos’altro  potrebbe indurre un bambino a interessarsi al mondo scientifico se non qualche avventura di Archimede Pitagorico o un’epopea dei Paperi nello spazio?

Uno degli errori più diffusi è quello di aprostrofare il fumetto come un prodotto “semplicistico”, un qualcosa di scarso valore. Ma non è affatto così. Nel fumetto entrano in gioco il testo e le immagini. Ognuno di questi due elementi è fondamentale nella lettura e nella comprensione: il nostro cervello deve incrociare le informazioni che si ricavano dalle immagini con quelle del testo. Ci sono persone che non sono mai state abituate fin da piccole a leggere i fumetti e trovano difficoltà, da grandi, nel farlo. Leggere i fumetti significa fare ginnastica con i nostri neuroni che devono essere allenati fin da piccoli, altrimenti da grandi le difficoltà per imparare ad apprezzarli diventano enormi.
Il fumetto nasce per dar vita a mondi che stanno al di fuori dell’ordinario. Questa è stata la chiave del successo a livello planetario, realizzando storie che nessun altro linguaggio è mai stato in grado di produrre con la stessa immaginazione, con lo stesso linguaggio comunicativo, con la stessa inventiva. Mondi straordinari, avventurosi, fuori dell’ordinario hanno portato nella nostra vita e nei nostri cuori grandi eroi, supereroi, ma anche protagonisti che da nulla sono diventati i nostri eroi. Semplicemente… Il ritrovarli puntualmente, ogni mese, in libreria o dal nostro giornalaio li fa diventare i nostri “amici”. Loro, che sono personaggi nati dal tratto di matita e dall’immaginazione, avvicinano noi lettori ad un mondo che sentiamo nostro, o che sogniamo o che ha qualcosa dell’uno e qualcosa dell’altro. E loro entrano nel nostro piccolo mondo.
Ricordo un giorno che un mio amico mi raccontò quanto i fumetti avessero accompagnato e influenzato la sua infanzia e adolescenza.

Credit: Wikipedia

Cresciuto con Topolino, Tarzan, Zagor, Tex, Capitan Mikii e Alan Ford, il vocabolario della lingua italiana veniva arricchito di settimana in settimana, grazie alla spontaneità con cui i termini venivano presentati, in modo chiaro e soprattutto divertente nelle striscie di grandi fumettisti.
Per esempio, la storia di Rossella O’Hara e Rhett Butler in “Via col Vento” fu per questo bambino prima di tutto un fumetto e, solo in un secondo momento, una storia in versione cinematografica con due grandi attori che, tuttavia, non furono in grado di detronizzare i Grandi Paperi  che, travestiti con sfarzosi ed eleganti abiti e calati nel Sud degli Stati Uniti durante la Guerra di Secessione, avevano entusiasmato un’intera generazione di lettori con le loro avventure.
Uno dei personaggi preferiti da questo bimbo era Super Pippo. Una mattina decise che avrebbe voluto fare anche lui l’eroe, lanciandosi dalla finestra di casa con un asciugamano annodato al collo, imitando in tutto e per tutto Pippo. Fortuna volle che il dislivello tra finestra e terreno non fosse poi così grande, e buttandosi giù non si ruppe l’osso del collo. Di certo, sperimentò sulla sua pelle che qualcosa, nella gravità, nell’aria, nell’asciugamano annodato al collo non andava: l’esperimento non era affatto riuscito. Non contento, qualche tempo dopo, dai fumetti questa volta di Tarzan, decise di appendersi ad un filo molto lungo (che, tra l’altro, terminava con una lampadina, immaginiamo il pericolo passato da questo bimbo particolarmente curioso) e di coprire una distanza di qualche metro passando da un’estremità all’altra di quella che lui considerava una corda. Aggrappatosi, fu un attimo a tirare giù tutto…
I fumetti gli hanno sicuramente insegnato alcune storie classiche, ma nello stesso tempo c’erano aspetti che non riusciva a ritrovare nella realtà, come volare su una fune, imitando Tarzan, o buttarsi da una finestra e planando in modo dolce, come riusciva sempre a fare Super Pippo. La gravità, quella vera, gli ha mostrato che può essere tanto importante, ma anche tanto pericolosa. Questo indica il fatto che il fumetto viene preso sul serio dai bambini, tanto che i più coraggiosi cercano di ricreare, correndo seri rischi, la situazione vissuta dall’eroe.
La scuola dovrebbe insegnare di più coi fumetti e con i film.
Enzo Biagi ha raccontato “La storia dei popoli a fumetti” attraverso le vicende dei popoli che lo hanno abitato, lungo il trascorrere delle epoche storiche: dall’Antico Egitto alla tragedia dell’11 settembre. Biagi ha raccontato “La storia d’Italia a fumetti” dove non solo venivano mostrate le grandi avventure di Giulio Cesare, ma anche le rivoluzionarie scoperte di Galileo. La Walt Disney italiana ha finito di pubblicare mensilmente in trentaquattro volumi la storia vista con gli occhi dei Paperi.

Dal fumetto: “Le vite di Galileo” di Fiami, Edizioni CLEUP, Padova 2009. Crediti: Fiami, http://www.fiami.ch .

L’autore e fumettista svizzero Fiami (http://www.fiami.ch) da anni lavora e pubblica i fumetti dedicati alla storia della fisica, della matematica, dell’astronomia, della chimica con protagonisti del calibro di Einstein, Galileo, Marie Curie che puntualmente vengono letti dagli studenti delle scuole superiori di Ginevra.
Con “Le vite di Galileo” Fiami ha avuto un successo planetario, pubblicando il suo fumetto in ben otto differenti lingue, tra cui anche in italiano (edizioni CLEUP, Padova, 2009).
E’ decisamente più facile e più divertente studiare con i fumetti. Conosciamo bene quanto ostica e odiata sia la storia, o la fisica, o le scienze e quanto sia ostico e difficile sia imparare, ricordare date, formule e concetti.
Ma se lo facessimo col sorriso… forse tutto risulterebbe più  comprensibile e divertente!

Umberto & Sabrina


Questo articolo è stato scritto a 4 mani da Umberto Genovese e Sabrina Masiero per il 27° Carnevale della Fisica ospitato da GruppoLocale curato da Marco Castellani a cui va il personale ringraziamento degli scrittori.

Buon riposo Dennis Ritchie

Dennis MacAlistair Ritchie

A pochi giorni dalla morte di Steve Jobs, un altro grande padre della moderna informatica ci ha lasciati: Dennis MacAlistair Ritchie.

Non è conosciuto come William Gates III o osannato dalle iMasse come Steve Jobs, ma a lui si debbono molti sistemi operativi moderni e le loro evoluzioni: infatti Dennis Ritchie faceva parte del team della AT&T che sviluppò il sistema operativo UNICS nel 1969 che poi avrebbe portato al più evoluto UNIX e i suoi illustri discendenti, cui tra i più famosi e utillizzati sono Gnu/Linux, MacOSx, e freeBSD.

main ()
{ printf (“ciao, mondo”);
}

Non solo, Dennis Ritchie sempre tra il 1969 e il 1973 creò alla Bell Telephone Laboratories  il linguaggio di programmazione C per programmare i sistemi Unix. Nel 1978 con la collaborazione di Brian Kernighan, informatico canadese, pubblicò la bibbia dei programmatori The C Programming Language  (tradotto in italiano Programmare in C), concedendo a milioni di programmatori e appassionati di accedere al fantastico mondo della programmazione con un  linguaggio moderno, efficiente e potentissimo, che avrebbe dato vita a tanti altri linguaggi più moderni ed evoluti.

Senza i pionieri della programmazione come Ritchie, i nostri preziosi personal computer, i nostri smartphone o tablet, ma anche molti elettrodomestici più sofisticati, sarebbero solo ferraglia.

Grazie Dennis Ritchie!