Notte Europea dei Ricercatori 2015

manifesto webSettembre.

A settembre per molti giovani riprende l’anno scolastico, molti di loro saranno scolari, termine che deriva dal latino schola, derivato a sua volta dal termine dell’antico greco σχολεῖον (scholèion), da σχολή (scholḗ). Il termine greco indicava il tempo libero, ma anche l’azione di fermarsi e confrontarsi. Era il luogo dove la figura del Maestro (dal latino magister, cioè sommo, dotto) intratteneva i nuovi allievi e gli studenti (dal latino studere, sforzarsi di fare). Non era per forza un luogo al chiuso, anzi. Era ovunque ce ne fosse bisogno: davanti a una bottega, in un parco, in piazza o in un teatro. Quello era lo spirito che alimentava il sapere e la conoscenza.
È in questo modo che i maestri dell’antichità come Aristotele, Pitagora, Platone e su fino a Newton, Galilei e poi Heisenberg, Einstein e Hawking intrapresero il loro cammino nella conoscenza, prima scolari, poi studenti ed infine ricercatori (cercare con insistenza). Quella conoscenze che poi arricchite dalle loro esperienze e il loro pensiero viene ancora oggi trasmesso alle generazioni successive.
Più o meno lo stesso percorso verrà riproposto l’ultimo venerdì di settembre con la Notte Europea dei Ricercatori, anno 2015. Un appuntamento annuale giunto alla sua decima edizione, un importante progetto promosso e finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma europeo Horizon 2020 e coordinato per l’Italia  dall’Associazione Frascati Scienza. Questo appuntamento sarà la conclusione della serie di eventi della Settimana della Scienza che Frascati Scienza offre al pubblico a partire dal 20 settembre (qui è possibile consultare l’intero programma)
Oltre alle naturali sedi storiche di Roma e Frascati, la Notte Europea dei Ricercatori 2015 vede  impegnate anche altre realtà universitarie di altre regioni, come è possibile consultare dalla pagina interattiva dedicata [cite]http://ec.europa.eu/research/researchersnight/events_it.htm[/cite]. Qui i ricercatori italiani torneranno un po’ alle origini dell’agorà e racconteranno al pubblico che vorrà ascoltarle le loro esperienze, i loro progetti e il futuro che sapranno donarci. Medicina, agricoltura, telecomunicazioni, fisica ma anche economia, sociologia, musica e così via; 4tutte materie che comunque avranno come tema di fondo la Sostenibilità, lo stesso argomento dello scorso anno, ma che si è dimostrato essere talmente vasto che è stato impossibile raccontarlo in una volta sola.

In ricordo di Tullio Regge …

In memoria dello scomparso Tullio Regge, ospito sul Blog un  articolo scritto da Stefania Genovese, già ospite di TuttiDentro e GruppoLocale, con la tacita speranza che questo sia l’inizio di una felice collaborazione futura.

Umberto Genovese


… uno scienziato aperto e versatile, un grande fisico, ma soprattutto una persona speciale dotata di una grande mente, creativa ed aperta non solo alla comprensione delle teorie scientifiche ma anche agli aspetti sociologici dei nostri tempi…

Tullio Regge

Tullio Regge

Il filosofo, specificatamente l’ epistemologo a me concettualmente più vicino, come consonanza di idee, è sicuramente P.K.Feyerabend! Così, mi piace sempre ricordare che lui sosteneva quanto le nuove idee avessero bisogno di tempo, per evidenziare i loro vantaggi e la loro forza e per sopravvivere agli attacchi iniziali. Grande pensatore, affascinato dal pensiero di John Stuart Mill, e «dialetticamente combattivo» nei confronti del suo «maestro» Karl Popper e del suo metodo, nemico di coloro che propugnavano i propri asserti con una inoppugnabile sicumera e con tronfia ed immobilista sicurezza, egli era più che convinto che i difensori delle nuove idee dovessero lasciar perdere i conflitti «prima facie» con la logica, l’evidenza ed i principi consolidati e lucidamente notava che «spesso i padri della scienza, illuminati dal carattere universale, inesorabile ed immutabile delle leggi fondamentali di Natura, ma anche circondati da comete, nuove stelle, strane forme geologiche, malattie sconosciute, meteore, stranezze celesti e metereologiche, non comprendevano che anche
l’ascesa della scienza era dipesa da una cecità, da una ostinazione, esattamente dello stesso genere, e che queste varietà di esperienze fossero altrettanto degne di considerazione. I primi pensatori cinesi, invece prendevano più sul serio la varietà dell’esperienza, ed avevano favorito la diversificazione ed erano andati a caccia di anomalie invece di eliminarle, cercando di dare loro una spiegazione. E che dire di scienziati come Tycho Brahe che prendevano sul serio alcune idiosincrasie cosmiche, e di Keplero che nelle anomalie cercava di scoprirvi causazioni diversificate, mentre il grande Newton, sia per ragioni empiriche sia teologiche, vedeva in loro il dito di Dio?».
Ho sentito la necessità di questa premessa prima di descrivere l’incontro con un illustre scienziato, che, a mio giudizio, nella sua storia personale e nella sua carriera professionale, è stato tra coloro che ha saputo dimostrare quanto le concezioni di Feyerabend si basassero su considerazioni molte veritiere e fattive; il prof. Tullio Regge… Fu per me un grande privilegio poterlo incontrare e relazionarmi con lui, discutendo di molte tematiche che, ancora oggi, mi inducono a riflettere su quanto il suo pensiero sia ancora straordinariamente attuale, non solo per le sue importanti teorizzazioni nel campo matematico ed astrofisico, ma anche per la sua lucida analisi della nostra società e del suo rapporto, purtroppo “distorto” e “superficiale” con la scienza.

Stefania Luisa Genovese, autrice di questo articolo.

Stefania Luisa Genovese, autrice di questo articolo.

Incontrai il Professore nella sua casa di Torino; a quei tempi era purtroppo già stato colpito da distrofia muscolare, ed ancora ora lo ricordo sofferente, ma dotato di una lucidità mentale e di una capacità di introspezione notevole. I suoi occhi denotavano una intelligenza vivida che lo avevano portato ad insegnare relatività e teorie quantistiche della materia al Politecnico di Torino e persino a lavorare all’Institute for Advanced Studies di Princeton, nonché a ricevere riconoscimenti internazionali e a formulare una teoria nella meccanica quantistica che appunto porta il suo nome, «i Poli di Regge». Poiché ho sempre avuto una grande stima per lui (nonché per la professoressa Hack, miti della mia infanzia dedita alla passione per lo spazio), mi sentivo molto impacciata ed intimorita, ma Regge, per mettermi a mio agio, mi invitò a servirmi di qualche dolcetto posto in un grazioso cabaret sul tavolo, e mi regalò un disegno realizzato da lui al computer, in cui aveva virtualmente e quasi oserei dire oniricamente reinterpretato la mia visita (credo che un qualunque bravo psicologo di fede junghiana lo avrebbe trovato a dir poco predittivo e vi avrebbe riscontrato certamente delle buone basi della teoria della sincronicità: alcuni particolari mi colpirono molto. Il fatto che io fossi ritratta con i capelli biondi, con un vestito rosa, mio colore preferito, e che tra i vari elementi molto affini alla mia personalità vi fossero persino i girasoli, che ho sempre amato). Sorge a questo punto il dubbio che il prof. Regge, e lo dico con la massima reverenza e serietà, non solo fosse un eminente scienziato ma anche un artista «sui generis» dotato di intuito e di predittività non comuni. In realtà credo che Regge fosse dotato di grande sensibilità e di grande coraggio, soprattutto quando nel 1993 presentò alla Commissione Ricerca e Tecnologia (CERT) una mozione per la costituzione di un Centro Europeo per lo studio dei fenomeni UFO, portando all’attenzione dell’establishment scientifico internazionale il problema degli avvistamenti di anomali oggetti volanti nei cieli d’Europa. Avvenimento che lo segnò alquanto e da cui ricavò un’esperienza che lo amareggiò non poco. D’altronde, già in un interessantissimo libro scritto con Giulio Giorello ed Elio Sindoni, (Europa Universitas), aveva già raccontato molte vicende legate alla sua permanenza al Parlamento Europeo e di quanto molto spesso la politica fosse assurda, sproloquiante ed immoderata, e non certamente amica del corretto uso della scienza e dell’antianalfabetismo scientifico, ancora oggi, purtroppo molto dilagante!
Mi raccontò lui stesso cosa accadde durante la presidenza De Sama, quando su consiglio del collega Elio Di Rupo, preoccupato per i continui avvistamenti occorsi in Belgio nei primi anni Novanta, si cercò di costituire una commissione federale di ricerca sugli UFO. In quel periodo a Liegi, Eupen e Verviers furono riportate numerose testimonianze di apparizioni di aeromobili a forma di triangolo e la stessa aviazione belga ebbe dei contatti radar con oggetti che si muovevano ad altissima velocità e che avevano accelerazioni improvvise. Regge chiese perciò informazioni alle Forze aeree delle nazioni europee affinché gli spedissero documentazioni e registrazioni inerenti gli avvistamenti di UFO. Ricevette diverse risposte, molto contrastanti; gli spagnoli, ad esempio si rifiutarono di fornirgli il materiale, dicendo che era segreto, salvo poi, l’anno seguente, togliere il divieto di consultazione degli incartamenti. Gli italiani gli inviarono numerose scartoffie poco significative, i tedeschi lo indirizzarono verso l’ufficio sbagliato, mentre i francesi, sul cui territorio operava il SEPRA (un centro di ricerca, presieduto dallo scienziato Jean Jacques Velasco, che raccoglieva informazioni sugli avvistamenti in collaborazione con la Gendarmeria e l’Agenzia spaziale francese), si mostrarono i più disponibili. All’interrogazione parlamentare presentata per conoscere cosa stesse accadendo nei cieli belgi, Regge, cercando di tenere conto della necessità di stabilire una fonte di informazione imparziale e credibile sull’argomento, propose il SEPRA come organismo serio ed adatto al compito di studiare il fenomeno UFO. A costo zero, chiedeva di estendere a livello comunitario le competenze della struttura francese. Ma l’occasione era troppo ghiotta per non essere sfruttata mediaticamente, a fini politici. E così, a causa delle pressioni demagogiche dei laburisti inglesi Ford e Bowes («dei veri lupi in cerca di notorietà e fama», dirà Regge) e della stampa inglese che li appoggiò ignominiosamente ridicolizzando la vicenda, il 21 gennaio 1994 la discussione del rapporto sugli UFO venne annullata; ma rimase comunque agli atti, con l’inconfessata speranza che il CERT potesse in seguito riproporre al Parlamento Europeo la possibilità di affrontare lo studio del fenomeno UFO; ovviamente, perseguendo parametri scientifici, pragmatici e scrupolosi, affidandosi ad enti seri come il SEPRA il vaglio della documentazione; poco alla volta il clamore della vicenda si estinse e lo stesso Regge invitò gli ufologi, che avevano iniziato a cavalcato la vicenda, al silenzio.
Chi meglio di lui, dunque, poteva fornirmi un giudizio quanto mai esaustivo sul fenomeno UFO e sui suoi «appassionati» sostenitori? Mi disse Regge: «Gli UFO risultano essere un fattore complesso generato da molteplici elementi come meteore, fulmini globulari, burle ben congegnate, falsi misticismi indotti dalla New Age; ma soprattutto questi fenomeni sono generati sia da una generalizzata diffidenza verso la scienza, sia da un forma di analfabetismo scientifico, purtroppo abbastanza diffuso in questo Italia». «Per questo motivo», proseguì Regge, «è molto difficile definire l’ufologia, che può essere considerata secondo tre diverse tipologie: quella di coloro che inseguono una sorta di misticismo religioso e proiettano sugli UFO le proprie aspettative; queste persone si comportano come una tribù che esclude i fatti esterni perché essi potrebbero danneggiare la propria visione collettiva e destabilizzare il sistema di credenze del gruppo (mi astengo di riferire i commenti,
peraltro condivisi anche da me, riportatimi dal prof. Regge su alcuni «fastidiosi» e «assurdi» rappresentanti dell’ufologia nostrana; N.d.A). Poi vi sono coloro i quali spacciano l’ufologia come «medium» tipicamente commerciale che mira al sensazionalismo e ad irretire la gente per mera speculazione e, per concludere, esiste anche una ricerca ufologica seria e scientifica che rientra nello studio dei fenomeni anomali, come quella condotta sui fulmini globulari ad esempio dal dottor David Funkelstein ad Atlanta (noi abbiamo avuto la seria ricerca del dottor Albino Carbognani; N.d.A.), nonché quella che si applica ai plasmi luminosi come quelli studiati ad Hessdalen dall’astrofisico Massimo Teodorani e da un gruppo di scienziati del CNR».
Il prof. Regge non si è mai dimostrato contrario dunque allo studio degli UFO, poiché riteneva che essi rientrassero tra quei numerosi fenomeni anomali che la scienza ha il compito di affrontare! «E non sarebbe un comportamento degno scientificamente» asserì Regge, «quello di provare la non esistenza di un fenomeno perché non si hanno spiegazioni sufficientemente consone o alternative ad esso: è necessario infatti adottare una metodologia che consenta di distinguere i casi che hanno rilevanza per le scienze del comportamento da quelli invece che ne hanno per le scienze fisiche, ed infine occorre selezionare dei sottogruppi che distinguono i fenomeni conosciuti da quelli effettivamente inusuali. Inoltre occorre vagliare e considerare le testimonianze di coloro che raccontano di aver osservato fenomeni anomali ed inconsueti, rispettando queste persone e mai schernendole». Affrontare questa tematica significa essere esenti da suggestioni e da plagi, nonché sottoporre il tutto a ripetuti controlli fattuali privi di giudizi e considerazioni aprioristiche, sottoporli costantemente al principio di demarcazione di Karl Popper, unico sistema che ne garantirebbe un criterio valido di scientificità. Parlando di anomalie e curiosità che avrebbero potuto porre sotto scacco la scienza, Regge mi raccontò questa vicenda: «Tra il 1974 ed il 1976 un caposala della compagnia aerea Sabena mi aveva raccontato di avere avvistato una luce in cielo che procedeva molto velocemente e che compiva virate improvvise; la medesima luce era stata notata da un pilota in volo che, avvertito dal radar di Mortara di avere accanto un oggetto sconosciuto, voltatosi a 70 gradi rischiò di scontrarsi con esso. Il pilota riferì di aver visto questo globo di luce allontanarsi con una velocità impressionante e non usuale… Quando si tratta di piloti che hanno molte ore di volo sulle spalle, le testimonianze diventano interessanti e degne di essere prese in considerazione, anche se spesso, come in questo caso, era stato difficile trovare una spiegazione scientifica a ciò che è stato osservato». Attorno allo stesso periodo, nel 1973, accade un altro fatto curioso di cui gli parlò un suo collega, il prof. Paolo Gregorio, docente di Termodinamica al Politecnico di Torino (il prof.Gregorio, tra l’altro, mi anticipò che il prof. Regge mi avrebbe sicuramente donato un suo disegno, come suo costume per gli ospiti). Il docente si era recato alle pendici di Rocciamelone, in Val di Susa, dove erano comparse delle strane orme impresse sulla neve a guisa di grandi zampe di palmipedi. «Nonostante fosse munito di strumentazioni varie e di contatore geiger, non rilevò alcunché e, benché i segni parevano essere sorti dal nulla, si scoprì che il tutto era stata una beffa ben congegnata», disse Regge.
A suo giudizio, peraltro, gli avvenimenti più strani ed incredibili, che spesso generano l’impressione di trovarsi di fronte a degli UFO, li possono inaspettatamente creare i fulmini globulari! «Infatti», mi disse Regge, «un fisico dell’Università di Bordeaux mi raccontò un giorno di aver osservato un fulmine rotondeggiante cadere su una chiesa e da lì rotolare come una palla fino ai piedi di un albero e poi scomparire all’improvviso. E questo caso non è isolato. Ci sono numerose persone che si sono trovate persino nella propria abitazione uno di questi concentrati di scariche elettriche, che, passato attraverso il lampadario, si è mosso lungo un corridoio prima di esaurire la sua energia». Anche a me sono stati recentemente raccontati due casi analoghi; uno riguardava un mio amico d’infanzia; si trovava in Trentino assieme alla sua truppa, durante una ispezione, quando si era trovato ad osservare una palla luminosa e veloce; l’oggetto era sfrecciato dinnanzi al gruppo ed era diventato in pochi istanti evanescente; in un altro episodio una famiglia di miei concittadini si era più volte trovata in casa, inaspettatamente, fulmini globulari che l’aveva più volte atterrita; è significativo rilevare che la casa sorgeva al di sotto dei tralicci dell’energia elettrica…
Potrebbe sembrare semplicistico ricondurre alcuni avvistamenti UFO ai fulmini globulari, eppure per Regge non è così. A suo giudizio ancora oggi, pur sapendo che essi si registrino con l’alta pressione atmosferica, non siamo ancora riusciti completamente a scoprire come e perché si manifestino in quel modo. Ma, come diceva Shakespeare in una sua opera, «ci sono più cose in cielo…».
Il prof. Regge si è cimentato anche nella fantascienza, scrivendo un racconto, Non abbiate paura; gli ho domandato cosa ne pensasse di questo genere letterario. Mi rispose che, per lui, scrivere racconti fantascientifici significava a volte motteggiare alcuni aspetti troppo seri e severi della scienza, nonché le esagerazioni e le assurdità che molti presunti maghi o operanti del paranormale cercano di propinare (a volte i suoi personaggi sono reali, ma hanno nomi e personalità mutate portate all’iperbole). Quindi, da buon feyerabandiano (mi si consenta la qualifica «attributiva»), era più che convinto che occorresse alimentare sempre un sano spirito umoristico, sinonimo di un’intelligenza vivida e libera da schemi precostituiti. Senza alcun dubbio la fantascienza per Regge poteva anticipare ed anche concedersi la possibilità di rischiare ipotesi più azzardate e futuribili, come è stato per i romanzi dell’astronomo Fred Hoyle, ad esempio. Nell’episodio da lui scritto in quel libro, troviamo un uovo cosmico fatto di materia esotica, che viaggia per gli spazi siderali alla ricerca di un pianeta dove trovare il suo nutrimento: uranio puro. L’uovo è in realtà una sonda di Von Neumann, biologica e naturale; la razza che lo ha deposto, antecedente alla razza umana, gli ha dato la possibilità di sciamare nel cosmo per colonizzare la galassia in cerca di pianeti ricchi di nutrimento adatto al proprio metabolismo basato sulle reazioni nucleari di fissione. È sempre opportuno immaginare una possibile vita aliena sempre cercando di attenersi alle ipotesi cosmologiche ed esobiologiche attuali. Tornando alla ricerca reale come spunto da cui attingere per la fantasy, Regge scrisse una novella anche su Hessdalen, intitolata La Tempesta e la Stringa. Gli interpreti principali sono gli scienziati del Project Hessdalen, soprattutto un certo Theodoran che, innamoratosi di un’aliena, cercando di raggiungerla attraverso una stringa cosmica (una sorta di passaggio interdimensionale) rischia di far saltare in aria la vallata; ma almeno dimostrerà veridiche le sue teorie (il prof. Regge nutriva molta simpatia per l’eclettico astrofisico Massimo Teodorani e ne condivideva la passione per i gatti; entrambi avevano un grazioso micio di nome Dundy).
La nostra conversazione proseguì su come il simpatico professore immaginasse un contatto con civiltà extraterrestri; su questo punto non era molto ottimista, perché, per ragioni epistemiche, la vita come la possiamo intendere noi sarebbe molto difficile. A suo giudizio, dovrebbero esistere delle condizioni particolari per il contatto, ed il tempo non è d’aiuto: potremmo ricevere ora un messaggio da una civiltà che si è estinta già da millenni e la nostra risposta impiegherebbe troppo tempo per raggiungere la stella da cui proviene il segnale. Tullio Regge pensava pessimisticamente che il SETI fosse piuttosto da definirsi paleontologia archeologica galattica. Tuttavia, pur non avendo assolutamente prove, anche lui crede all’esistenza di vita extraterrestre, in qualche parte del cosmo, e crede sia giusto provare a contattarla. «Certamente», asserì il Professore, «seguendo un ragionamento scientifico, se noi venissimo a contatto con civiltà aliene, temo che esse potrebbero essere molto diverse da noi, e certamente molto più evolute. La vita potrebbe anche essere sorta in altri brodi di natura chimica, completamente diversa, incompatibile con la nostra esistenza. Spesso sono portato a considerare gli ipotetici alieni in due gruppi diversi: extraterrestri descritti dallo scienziato Frank Dyson, grandi animali a sangue freddo, molto lenti perché lontani dal centro della galassia e dal Big Bang; oppure alieni simili a quelli ipotizzati dal chimico Ilya Prygogine, secondo cui, non esistendo limite alla evoluzione di forme di organizzazione (anche dal caos può nascere un ordine), potremmo trovare anche piccole creature (più vicine al Big Bang) dotate di una vita molto breve, accelerata, e con una temperatura elevata, magari dotate di coscienza, che non si accorgono però della loro breve esistenza». Un vero zoo alla Clifford Pickover!).
Come la Prof.Margherita Hack, egli sosteneva che il mondo scientifico si stava allontanando sempre più da una visione sana della scienza, asservendosi pìù che ai bisogni essenziali e primari della gente comune, alle lucrose necessità di creare tecnologie pseudo-informative che giovavano solo all’establishment economico-commerciale. La scienza del Terzo Millennio stava perdendo molti contenuti etici (così sostiene Regge nella sua autobiografia, asserendo che essa non ha più quella connotazione primaria di «gioco creativo» atto a conoscere il mondo); la sua critica alla “analfabetizzazione scientifica”, preminente soprattutto qui in Italia, dal momento che non si investe più nella cultura, continuando a recidere i fondi alle Università e alla ricerca, rende immobile lo «status» della innovazione e dello sviluppo, asservendoli al profitto e al clientelismo, è purtroppo ancora quanto mai attuale. Inoltre il prof. Regge nutriva un grande rammarico per la diffusione, in Italia, di molte riviste che vantano una apparente patina di serietà, ma che in verità nella speranza di attirare il vasto pubblico con argomenti scientifici, rendono banale e ridicola ogni loro trattazione, proponendo argomenti degni più di chiacchiericcio, e da gossip parascientifico, piuttosto che una veridica esposizione di formazione rigorosamente razionale… Riguardo a ciò, ho apprezzato molto il suo libro “Europa Universitas.Tre saggi sull’impresa scientifica europea”, scritto in collaborazione con il Professori Salvatore Veca e Giulio Giorello: ancora oggi mi avvedo quanta verità ci fosse nella sua disanima sferzante agli sprechi, ed alle scelte superficiali compiute in seno alla UE, nei confronti della ricerca scientifica. Le sue analisi, oggi, possono essere considerate molto più che circostanziali, anzi oserei dire profetiche, dato il vigente “status quo”.
Quando ci congedammo, per l’emozione di averlo potuto incontrare mi scordai di scattarci una foto insieme ( la mia caporedattrice mi sgridò per questa imperdonabile dimenticanza); tuttavia oltre al ricordo di aver potuto colloquiare amabilmente con lui, conservo il suo disegno ed una copia del suo libro autografato, L’Universo senza fine. Breve storia del Tutto; passato e futuro del cosmo, una summa originale e creativa di divulgazione fisica ed astrofisica, in grado di appassionare tutti per gli aspetti storico-filosofici e l’enfasi appassionata ed estetica con cui celebre l’immensa bellezza insita nel cosmo.
Purtroppo il Prof.Regge è recentemente scomparso; so che venne insignito nel 1979 della Medaglia Einstein, una prestigiosa onorificenza, oltre la quale c’è solo il Nobel, che, a mio giudizio, avrebbe degnamente meritato per la elaborazione di una sua teoria in grado di quantizzare la gravità, ora definita come “Regge Calculus” … La sua poliedricità resterà imperituro esempio di come uno scienziato, possa, coniugando fantasia e matematica, umanesimo e scientificità,astrazione e fisica pura, adoprarsi a comprendere, gli aspetti molteplici dello scibile, analizzandone con piglio critico ma anche sensibile, i suoi più disparati linguaggi. Il suo ultimo libro, in collaborazione con Stefano Sandrelli, è “L’Infinito cercare. Autobiografia di un curioso” edito da Einaudi. E già dal titolo si può evincere quanto questo Professore, fosse veramente innamorato del sapere, uno spirito libero, sempre coinvolto nella ricerca ed ugualmente appassionato revisore della realtà in cui viveva…

Stefania Genovese

La Notte Europea dei Ricercatori: ormai ci siamo!

RhOME for denCity! L’Italia è campione del mondo in Architettura Sostenibile

In un mondo sempre più globalizzato e con gran parte del lavoro manifatturiero affidato sempre più alle macchine e sempre meno all’uomo, la redistribuzione della ricchezza globale – che porta benessere – generata finora per la maggior parte dalla produzione industriale rischia di bloccarsi definitivamente. Emerge quindi la necessità di spostare  la richiesta di lavoro dalla produzione di beni verso nuovi servizi e comparti dove la presenza umana è importante. Questa sfida può essere vinta solo puntando sulla scolarizzazione universitaria di massa, sulle specializzazioni e la ricerca scientifica.
A chi obbietta che “la cultura non si mangia”  e a chi esprime perplessità sulla ricerca di base definendola dispendiosa e senza ricadute immediate, basta ricordargli le zampette di rana di Alessandro Volta o gli esperimenti di Michael Faraday che dettero l’abbrivio per le Equazioni di Maxwell sull’elettromagnetismo. Senza il contributo di scienziati e ricercatori come loro non ci sarebbero state tutte le comodità, i beni e i servizi che abbiamo oggi.
Per questo l’Unione Europea conta molto sulla scienza, la cultura e la ricerca per il suo futuro.

Poco tempo fa illustrai per sommi capi la prossima Notte Europea dei Ricercatori, progetto finanziato dalla Commissione Europea nata per sensibilizzare il pubblico sull’importanza della ricerca scientifica in Europa.
La manifestazione che ne fa da cornice è la Settimana della Scienza che inizia il 22 settembre e termina il 26, il cui tema, ricordo, è la Sostenibilità intesa nelle sue diverse espressioni: dall’ambiente all’architettura, dall’agricoltura all’energia, passando per tutte le voci interessate, ma non solo. Ad esempio a Roma si parlerà anche di dinosauri e di vulcani extraterrestri, ma anche di scuola nell’era  della globalizzazione per un futuro sostenibile, mentre a Frascati sarà ospite l’astronauta italiano Paolo Nespoli.
Insomma i temi trattati sono ampi e vari, vale la pena di consultare il link al programma della Notte Europea dei Ricercatori disponibile qui, o cercare tra le varie città più vicine cosa offrono per l’occasione.
E come ormai è uopo ricorrere ai servizi di social networking per coinvolgere sempre più persone, anche per la Notte Europea Dei Ricercatori dalle 20:00 del 26 settembre sarà disponibile l’hashtag Twitter #ern. Così sarà possibile seguire in tempo reale la manifestazione ovunque voi siate.

 

La Settimana della Scienza e la Notte dei Ricercatori 2014

manifesto-dpi-100_1Nonostante il continuo calo degli investimenti nella scuola e nella ricerca pubblica attuato dai governi di ogni connotazione politica di questi ultimi anni in nome della sostenibilità finanziaria imposta dai vincoli europei e che pone ai ricercatori seri problemi  anche strutturali, la ricerca scientifica in Italia è ancora viva e pulsante. In aggiunta, lo spazio dedicato ad essa nel panorama mediatico italiano è alquanto scarso se non addirittura in molti casi deprimente, eppure i risultati scientifici italiani continuamente ottenuti nel panorama internazionale dimostrano la qualità, e spesso l’eccellenza, della ricerca italiana.

Nonostante tutte queste difficoltà I ricercatori italiani continuano a competere con gli altrettanto preparati ricercatori europei nei loro rispettivi campi d’interesse: fisica, matematica, medicina e biologia, tanto per citarne alcuni.

Proprio per sensibilizzare al massimo l’opinione pubblica su questi risultati è che da 9 anni viene organizzata la Settimana della Scienza (22 – 26 settembre) che terminerà con la Notte Europea dei Ricercatori (26 settembre). Tra le 5 manifestazioni italiane finanziate dalla  Commissione Europea questa, DREAMS, è risultata essere la prima classificata in Europa nell’ambito della Researcher’s Night con ben undici città coinvolte su tutto il territorio nazionale e partner scientifici tra i più autorevoli al mondo, ed è coordinata dall’Associazione Frascati Scienza. Il tema scelto per quest’anno  è la “Sostenibilità”, una parola semplice che racchiude mille problemi urgenti che richiedono di essere risolti nei prossimi anni.

  • Sostenibilità alimentare ad esempio. Questo è uno dei prossimi problemi più urgenti da risolvere. Il Riscaldamento Globale erode la qualità e la quantità dello spazio legato all’approvvigionamento  alimentare globale, procurando un argomento particolarmente sensibile per i suoi risvolti socio-economici per gli anni a venire. Strumenti di monitoraggio dallo spazio, nuovi sviluppi nelle tecnologie genetiche e agro-alimentari etc. saranno importanti per la soluzione di questo problema.
  • Sostenibilità energetica. Anche qui le crescenti difficoltà legate ai combustibili fossili richiedono uno sforzo di ricerca non indifferente. Altri schemi , altre politiche energetiche e altri modi di vivere e pensare l’energia è un’altra sfida in linea col problema della sostenibilità globale.

Questi sono solo due banali esempi  sulla complessità del tema scelto per quest’anno e che i ricercatori italiani ed europei saranno chiamati a d affrontare nei prossimi anni. Nelle undici città  durante tutta la settimana e nella nottata del 26 settembre verranno mostrati al pubblico quello che intanto è stato raggiunto finora attraverso dibattiti, convegni e mostre sia per il pubblico adulto sia per i bambini.

Maggiori informazioni sull’evento e i luoghi che ospiteranno le manifestazioni sono disponibili su
http://www.frascatiscienza.it/pagine/notte-europea-dei-ricercatori-2014

L’intervista

Il 6 luglio scorso io e Sabrina Masiero, abbiamo partecipato come ospiti radiofonici in una trasmissione radio regionale 1. Sabrina è stata intervistata telefonicamente in diretta e ha illustrato il suo ruolo di divulgatrice presso l’Istituto Nazionale di Astrofisica dove ha curato le immagini per il  libro Astrokids, dedicato ai più piccoli ma utile anche ai grandi che per la primissima volta si avvicinano all’astronomia, e del suo lavoro a Las Palmas (Isole Canarie), dove ha sede il Telescopio Nazionale italiano Galileo (TNG) col medesimo ruolo. Nel mio piccolo invece, ho preferito intervenire attraverso domande e risposte lette in studio dai conduttori che qui ripropongo nella versione integrale, perché ho una pessima, bassa e incomprensibile voce.

La congiunzione astrale del 4 settembre 1970 ricostruita attraverso il software Stellarium. Questa congiunzione è  stata il motore di tutta la mia vita. E poi gli astronomi dicono che le stelle e i paneti non influenzano gli esseri umani:-P

La congiunzione astrale del 4 settembre 1970 ricostruita attraverso il software Stellarium.
Questo momento è stato il motore di tutta la mia vita.
E poi gli astronomi dicono che le stelle e i paneti non influenzano gli esseri umani 😛

Presentazione: Umberto Genovese, 48 anni, nel tempo libero si occupa di divulgazione scientifica principalmente attraverso i suoi due blog: il Poliedrico (http://ilpoliedrico.com), che spazia dalla fisica alla cosmologia, dalla planetologia ai suggerimenti per astrofili (nel blog è disponibile anche un abbastanza dettagliato calendario degli eventi astronomici più rilevanti) e Progetto Drake (http://drake.ilpoliedrico.com), nato per raccogliere quante più informazioni, articoli o notizie riguardanti le famose variabili frazionarie che compongono la celebre Equazione di Drake e gestito insieme alla Dott.sa Sabrina Masiero dell’Università di Padova. Il Progetto Drake fu presentato nell’Edizione Unificata dei Carnevali scientifici (di Chimica e di Fisica) in occasione del 4° Congresso IAA (International Academy of Astronautics) “Cercando tracce di vita nell’Universo”, tenutosi a San Marino dal 25 al 28 settembre 2012. In più ha scritto qualche articolo per la rivista di astronomia Coelum (alcuni di questi sono ancora da pubblicare).

  • Domanda: Com’è nata la tua passione per l’astronomia?
    Umby: Per me fu illuminante la congiuzione Giove-Venere-Luna del 4/9/1970. Avevo solo 4 anni ma il ricordo di quel disegno nel cielo è ancora vivido quanto lo avessi visto poc’anzi. Da allora ho voluto capire di più su cosa fossero quelle luci sospese nel cielo. E credo di essere arrivato a un buon punto.
  • Domanda: Qual è la tua ricerca più importante?
    Umby: Credo che sia stato quando cercavo di interpretare (a soli 14-15 anni) l’influenza dell’attività solare sulla ionosfera analizzando le trasmissioni ad onde corte. Purtroppo i miei dati erano insufficienti per avere un fondamento statisticamente valido; ma perlomeno c’ho provato. 
  • Domanda: Qual è stato il fenomeno celeste che più ti ha impressionato?
    Umby: Quella congiunzione del ’70 mi ha aperto alla scienza e l’astronomia. Se dovessi scegliere direi questa.
  • Domanda: Cosa ne pensi della vita extraterrestre?
    Umby: Tralasciando le solite banalità di rito, l’Universo è troppo grande per un mondo solo ecc., penso che la vita sia una logica conseguenza del Big Bang.
    Tutte le costanti fisiche, dalla carica dell’elettrone alla massa del protone e così via, sono esattamente quelle che ci vogliono per avviare la nucleosintesi stellare. Mi spiego meglio; Il Big Bang ha prodotto sia materia che antimateria. Ma un fenomeno chiamato “Violazione della Simmetria CP”  ha permesso che una delle due avesse il sopravvento numerico sull’altra, permettendo a quella che oggi chiamiamo materia barionica di condensarsi in stelle e avviare così i processi di nucleosintesi che hanno poi prodotto gli elementi chimici più pesanti dell’idrogeno di cui noi tutti, il tavolo, le pietre nel nostro giardino e mondi lontanissimi come Kepler 22b, siamo fatti. Queste stelle primordiali (che gli astronomi chiamano di Popolazione II) esplosero dopo alcuni milioni di anni come supernovae e disseminarono il loro prezioso contenuto nel Cosmo. Da questi “scarti stellari” hanno poi avuto origine i pianeti, comete e così via.
    Alcuni di quegli elementi sono estremamente reattivi, come il carbonio, che dà origine a catene molecolari estremamente complesse appena si verificano particolari condizioni chimico fisiche; cosa che quasi sicuramente avvenne sulla Terra circa 3,5 miliardi di anni fa. Quelle catene sono gli aminoacidi, i mattoni fondamentali per la vita a base di carbonio, come la conosciamo noi sulla Terra. Condizioni analoghe possono essersi verificate un po’ ovunque nell’Universo, e questo lo si sta cercando di scoprire con la ricerca degli esopianeti.
    Pertanto credo che la vita sia piuttosto diffusa nell’Universo.

•  Domanda: Allora l’Universo secondo te sarebbe pieno di extraterrestri come noi?
Umby: È presto ancora per dirlo.
Per quanto riguarda la vita senziente, come l’uomo sulla Terra tanto per capirsi, credo che comunque sia abbastanza rara. Sulla Terra la comparsa dell’Homo Sapiens è il frutto di diverse estinzioni di massa e del concatenarsi di eventi locali e condizioni particolari che credo sia piuttosto improbabile si replichino così su altri mondi. Se altrove la vita intelligente è comparsa, deve avere una sua storia unica che poi l’ha plasmata anche nello sviluppo della civiltà.
Nel bacino del Mediterraneo e nel vicino Oriente si è passati 10000 anni fa dal concetto del tempo ciclico (fasi lunari, stagioni, maree, financo al ciclo mestruale femminile) al concetto di tempo lineare, ossia ad un inizio e una fine di tutto. Questo concetto, tutt’altro che banale, è stata la spinta che poi ha portato alla nascita delle grandi civiltà del passato e infine allo sviluppo della nostra tecnologia. Nel frattempo altri gruppi di umani che erano emigrati nelle Americhe e poi in Oceania, hanno seguito altri percorsi sociali. Le attuali civiltà degli Indios sudamericani, ad esempio, sfruttano quello che ricevono dalla Foresta Amazzonica; bravissimi a sfruttare le immense risorse locali, il loro sviluppo non è andato oltre a quello dei cacciatori nomadi dell’Età della Pietra che arrivarono lì per primi.
Quindi questo deve farci riflettere quanto sia difficile lo sviluppo di una civiltà in grado di compiere i viaggi spaziali – anche locali – come noi.

  • Domanda: Pensi che nei prossimi anni arriverà una scoperta significativa in merito?
    Umby: Anche scoprire che per assurdo siamo soli in questa parte dell’Universo, dovrebbe spingerci a capire l’unicità della specie umana come frutto importante dell’Universo – io considero la nostra specie come una infinitesima parte dell’Universo che prende coscienza di sé stesso e che si interroga su cosa “Lui” sia – e la fragilità di tutto l’ecosistema che la sostiene. E un tesoro così unico in questa parte di Universo va curato, difeso e custodito più di qualsiasi altra ricchezza materiale e immateriale che ci siamo finora inventati.
  • Domanda: Potrà l’umanità un giorno colonizzare Marte?
    Umby: Penso che questo sia possibile già con le tecnologie attuali o sviluppabili nel futuro molto prossimo.
    L’unico appunto che mi va di fare su questo argomento è che non credo che sarà mai possibile terraformare Marte e che quindi i futuri Coloni Marziani dovranno vivere costantemente dentro a strutture artificiali e a città sotterranee. Marte è troppo piccolo per trattenere una qualsiasi atmosfera complessa (tant’è che la maggior parte della sua la perse almeno 3 miliardi di anni fa) e non ha un campo magnetico sufficiente a schermare le radiazioni cosmiche; mentre gli ultravioletti solari senza un adeguato strato di ozono troposferico sarebbero per noi dannosi.
  • Domanda: Cosa ne pensi degli Universi Paralleli?
    Umby: Gli universi paralleli sono una conseguenza diretta di molte teorie cosmologiche. Ancora una teoria cosmologica definitiva non la conosciamo, quindi gli universi paralleli per ora rimangono solo un interessante esercizio matematico. E se anche esistessero avrebbero probabilmente leggi fisiche e dimensioni diverse dalle nostre che dubito potremmo mai comunicare con loro.
  • Domanda: Quali sono i vantaggi e le ricadute economiche della ricerca astronomica?
    Umby: La tecnologia astronomica ha permesso di testare e sviluppare le più raffinate tecnologie di precisione conosciute. La ricerca aerospaziale ha permesso lo sviluppo di materiali più leggeri e resistenti.
    Materiali come la fibra di carbonio, alcuni tipi di acciaio ad alta resistenza, leghe e fibre plastiche che oramai sono diventate di uso comune furono sviluppate per le missioni Gemini e  Apollo.
    Tecnologie come la telemedicina, i satelliti di comunicazione e GPS non sarebbero esistiti senza l’interesse per i fenomeni astronomici e l’astronomia che ci hanno fatto scoprire le leggi fisiche della Meccanica Celeste, la Relatività e la Meccanica Quantistica.
    I “nasi elettronici” che controllano le nostre case da incendi e perdite di gas sono nati per prevenire disastri nelle missioni spaziali, il cui motore è la curiosità innata dell’essere umano di avvicinarsi alle stelle.
    I CCD per le foto da dispositivi cellulari e fotocamere, le immagini ad alta risoluzione che apprezziamo in uno show televisivo, devono il loro concreto sviluppa alle necessità di possedere sensori ad alta risoluzione in campo astronomico.
    Gli scanner biometrici come la Risonanza Magnetica non esisterebbero senza le tecnologie di interferometria sviluppate per i radiotelescopi.
    Mi fermo qui ma potrei andare avanti per delle ore.

Il 10 agosto da San Lorenzo al Pascoli, con le Perseidi sullo sfondo

X Agosto

San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra spini:
ella aveva nel becco un insetto:
la cena de’ suoi rondinini.
Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.
Anche un uomo tornava al suo nido:
l’uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono…
Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.
E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male!

Giovanni Pascoli

Pietro_da_cortona,_martirio_di_san_lorenzo

San Lorenzo trascinato sulla graticola, nell’interpretazione di Pietro da Cortona.
Fonte: Wikipedia

Come tutti gli anni ci stiamo avvicinando al momento clou che tutti più o meno conosciamo: le Lacrime di San Lorenzo, nome popolare dello sciame delle Perseidi, il cui picco massimo di attività cade tra il 12 e il 13 agosto.

Il santo, originario della provincia di Aragona, in Spagna, era uno dei sette diaconi 1 delle Chiesa Romana all’epoca delle persecuzioni dell’imperatore romano Valeriano. I primi di agosto dell’anno 258 Valeriano emise un editto con il quale condannava a morte tutti coloro che avevano un ruolo di una certa importanza all’interno della nuova religione, ovvero tutti i vescovi, i presbiteri e i diaconi. Dalle cronache di San Cipriano, uno dei Padri della Chiesa Cattolica, infatti si apprende: «Episcopi et presbyteri et diacones incontinenti animadvertantur» . San Lorenzo fu martirizzato sulla graticola appunto il 10 agosto del 258 d.C., ad appena 33 anni, nel luogo in cui ora sorge la basilica di San Lorenzo in Panisperna a Roma 2 3. E appunto nel ricordo del martirio di San Lorenzo che nel mondo cristiano occidentale lo sciame delle Perseidi viene intitolato 4 il 10 agosto.

Milleseicento anni più tardi, il poeta italiano Giovanni Pascoli dedicò alcune poesie 5 all’assassinio del padre, Ruggero Pascoli, ucciso proprio il 10 agosto per motivi rimasti ancora oscuri. Una di queste, dal titolo appunto X Agosto, inizia proprio ricordando le lacrime di San Lorenzo, le Perseidi:

San Lorenzo, io lo so perché tanto di stelle per l’aria tranquilla arde e cade, perché si gran pianto nel concavo cielo sfavilla   […]

Ecco quindi un paio di fatti storici lontanissimi fra loro come il martirio di un santo e una poesia scritta in memoria di un tragico evento che però hanno in comune uno degli eventi astronomici più conosciuti ed ammirati di sempre. Quali  altri intrecci fra la storia  e l’astronomia conoscete?

ps. Buon onomastico a tutti i Lorenzo per il prossimo 10 agosto e buon compleanno a chi compirà gli anni in quella data!


Note:

 

Buon Anno Nuovo!

Happy New Year!
新年快乐!
С Новым Годом!
Bonan Novjaron!
Ευτυχισμένο το Νέο Έτος!
新年あけましておめでとうございます!
Feliz Ano Novo!
¡Feliz Año Nuevo!
מזל ניו יאָר!
سنة جديدة سعيدة!
Yeni Yılınız Kutlu Olsun!
Blwyddyn Newydd Dda!

Un brindisi!

 

Umby

Come si dice in  questi casi? Dominio nuovo, offri da bere!
E credetemi, vorrei tanto offrire da bere a coloro che con pazienza e amore hanno letto con una certa continuità questo Blog.

Quando creai Il Poliedrico, nel gennaio del 2010 era ospitato sulla piattaforma Blogger di Google e mai avrei creduto che sarebbe cresciuto così tanto in appena due anni.
Non ringrazierò mai abbastanza Google di aver ospitato nei suoi server il primissimo Il Poliedrico. L’indirizzo c’è ancora come i suoi contenuti, il suo look azzurro e il logo che si è mantenuto in questi anni. Ovviamente dopo pochi secondi indirizza qui tutte le richieste di visualizzazione, dove si ritrovano anche tutti i suoi vecchi contenuti.
Il template originale era stato profondamente modificato ma era comunque troppo stretto per la mole di servizi che volevo offrire: pagine statiche con gerarchia di contenuti, una galleria di immagini propria (che presto ritroverete anche qui), un forum che non ebbe il successo sperato.
Per questo abbandonai Blogger dopo appena sei mesi e scelsi una piattaforma WordPress.

La scelta cadde sull’hosting gratuito di Altervista che ha ospitato fino ad oggi questo Blog.
Anche loro ringrazio dell’ospitalità, ma anche questa piattaforma alla fine è diventata troppo corta.
L’anno scorso comprai un dominio presso Altervista, ma era sfruttabile solo attraverso la tecnica del cloaking, che di fatto penalizza – e non poco – i siti che ne fanno uso all’interno dei motori di ricerca.
All’epoca non me ne resi conto, ma avrei dovuto stare più attento, ma si sa, nessuno nasce imparato.

Con la nascita del Progetto Drake, ospitato in multi-rete sullo stesso sito de Il Poliedrico, sono venuti a galla i molti limiti di questa soluzione, come la gestione dei plugin in conflitto, i limiti di banda e di connessione, di upload e di spazio di hosting. Limiti che ben inteso non possono pesare per un blogger con un sito amatoriale, ma chi come me vuole offrire sempre un qualcosa in più alla fine scopre che anche Altervista va stretta.
In più c’è il problema della condivisione:
un mezzo potentissimo per farsi conoscere per un blog sono i social network come Facebook, Twitter o Linkedin. La piattaforma gratuita di Altervista, ripeto ottima per molti aspetti, è usata anche purtroppo da attività poco serie, che campano di pubblicità ridondante e link a pagamento che poi si riversano sui social network con disagio per tutti.
Per esempio Facebook a così messo in quarantena molti IP appartenenti ad Altervista per limitare lo spam ed ha adottato la strategia della conferma sulla condivisione di un qualsisi contenuto proveniente da lì: ecco il perché dell’odioso captca che appariva quando condividevate un qualsiasi articolo del Il Poliedrico.

Adesso finalmente dovrei essermi liberato da tanti piccoli ostacoli che hanno impedito a questo Blog di crescere come ormai mi aspetto da esso.

Alzo il mio calice a Voi Lettori  con l’augurio che possiate sempre essere sempre più numerosi ed io di essere sempre all’altezza delle Vostre richieste!

 

Neil Armstrong è morto

Neil Alden Armstrong
5 agosto 1930 – 25 agosto 2012.
Credit: NASA

Ci sono cose che avrei non voluto mai scrivere.

Di Pacini, Dulbecco, oppure di Bernard Lovell, morto solo l’altro giorno.
Eppure sono qui a raccontarvi di un altro lutto, quello del Primo Uomo che ha messo piede su un altro mondo.
Neil Alden Armstrong aveva compiuto 82 anni lo scorso 5 agosto – era nato nel 1930 – e oggi si è spento a Cincinnati, nell’Ohio.

Era poco dopo le 22:00 del 20 luglio del 1969 che lo vidi per la prima volta;  forse ora non sarei qui a scrivere per Voi se quel momento non ci fosse mai stato.
Ero ancora un infante, e quella sera non non volevo andare a letto. Volevo stare lì incollato alla televisione come milioni di altre persone sparse nel Globo. Ero troppo piccolo per poterlo capire, ma intuivo che quello era un momento speciale, per me e per tutta l’Umanità.
Mi ricordo del simpatico siparietto fra Tito Stagno e Ruggero Orlando in America su quando il LEM si era posato sul suolo lunare e delle parole che Neil Armstrong pronunciò al momento in cui posò il suo piede sul suolo lunare.
Per tanto tempo per me è stata una frase sbiascicata e incomprensibile, ovviamente avevo letto la traduzione delle sue parole ma non riuscivo a intenderle nelle registrazioni, e al tempo in cui furono pronunciate non le compresi affatto.

Nemmeno un anno dopo, poco dopo il tramonto vidi una sottile falce di Luna nel cielo e poco sotto e un po’ più indietro un puntino luminosissimo. Chiesi a mia madre cos’erano e lei mi spiegò che quella era la Luna, dove erano stati gli astronauti.
Quel tramonto accese la mia fantasia e la mia passione per il vasto Oceano Cosmico, mentre sognavo  di essere uno di quei astronauti che come  buffi pupazzoni goffamente si muovevano su quello strano mondo senz’aria, proprio come aveva fatto Neil.

Poi ho fatto tutt’altro nella vita, ma il ricordo di Armstrong che scendeva la scaletta  del LEM ha segnato il mio percorso di vita.
Con vero affetto, grazie Neil Alden Armstrong.

Il padre del Jodrell Bank Observatory, Bernard Lovell è morto

Sir Bernard Lovell. Credit: Jodrell Bank, Università di Manchester

Avrebbe compiuto 99 anni il prossimo 31 agosto.
Invece il 6 agosto 2012 si è spento nella sua casa nel Chesire Sir Charles Alfred Bernard Lovell, padre del radiotelescopio Jodrell Bank di cui fu anche direttore dal 1945 al 1980.
Bernard Lovell nacque il 31 agosto 1913 nel Gloucestershire e studiò fisica presso l’Università di Bristol, ottenendo il dottorato nel 1936.
In seguito lavorò allo studio dei raggi cosmici presso l’Università di Manchester fino alla Seconda Guerra Mondiale.
Durante la guerra contribuì allo sviluppo del radar H2S 1 per il quale fu premiato con l’Ordine dell’Impero Britannico nel 1946.
Tornato a Manchester alla fine del conflitto, continuò le sue ricerche con le conoscenze acquisite sui radar, dimostrando che è possibile rilevare le meteore che entrano nell’atmosfera dagli echi radar che producono ionizzando l’aria.

Credit: Jodrell Bank, Università di Manchester

Ideò il radiotelescopio di Jodrell Bank nel 1946 per sfuggire alle rumorose interferenze dei tram elettrici di Manchester, che all’epoca della sua costruzione era il più grande radiotelescopio orientabile del mondo 2, ben 76 metri di diametro.
Sir Lovell nel 1961 fu nominato cavaliere per i suoi contributi allo sviluppo della radioastronomia, mentre nel 1981 ricevette la Medaglia d’Oro della Royal Astronomical Society.

Nel 2009 Sir Lovell svelò che durante la guerra fredda, il radiosservatorio di Jodrell Bank divenne parte di un sistema di allarme rapido per gli attacchi nucleari.
Per questo,  i sovietici avrebbero cercato di ucciderlo con una dose di radiazioni letali.
Su questa storia Sir Lovell ha scritto un resoconto completo dell’incidente con le istruzioni che sarebbe stato pubblicato dopo la sua morte.

Un resoconto che avremmo preferito non leggere ancora.