SAY IT AIN’T SO, STEPHEN (first part)

Con questo articolo, suddiviso in quattro puntate per motivi di lettura, inizia la nostra collaborazione con lo scrittore americano Ricardo L. Garcia. Gli episodi di questo saggio usciranno uno per settimana per tutto il mese di aprile e … saranno in inglese!
Cieli sereni

 

“We come from a planet far beyond this galaxy. A planet far more developed than Earth.” To Serve Man (1962)

For most of us, the sight of the skies at night brings a feeling of awe—so many stars, so far away, so full of mystery.
Some will see in them the mark of a Creation with a purpose and a message, a timeless show of power infinite and logical and coherent. Others will instead regard the distant points of light up above and argue how inevitable it was—considering what we have come to know about the laws governing at least this Universe—that they formed out of the Legos of matter and antimatter, energy and dark energy, given enough space-time and a Big Bang or two.
And still some others (hopefully few in number if in the utterly baffling company of minds like Stephen Hawking’s, no less) will look at the stars above in fear, of all feelings.
Not fear that the stars fall down and wreck this green, sweet world of ours—for all that the slightly misnamed “falling stars” (aka meteorites) do deserve some serious attention, viz. Tunguska, 1908—but that strange and powerful civilizations, evolved on planets orbiting those same points of light embellishing the night sky, may make it their next New Year’s resolution to attack and conquer a defenseless Earth.
Anybody else blaming Herbert George Wells please raise your hands.
Let it be entered into evidence that prior to The War Of The Worlds (1897) all imagined aliens (literary or not) were considered benign, when not decidedly saintly and having a soft spot for their laughingly naïve earthly cousins, as in Voltaire’s Micromegas. It was only, alas, after Wells’ tale of bellicose Martians braving a crippling gravity to go on to beat the earthlings with weapons resulting from a vastly superior technology that the idea of conquerors out of space started to draw some attention.

While so far we seem to be living in a safe neighborhood—no signs of civilizations, the nasty kind or else, have been detected from Mercury to the Kuiper Belt apart from our own, which we don’t propose to label here—the sea of stars up above could very well, we are told, be a different story (pun shamelessly intended). Not that long ago, the late world-renowned
astrophysicist Hawking warned us against the perils of advertising our presence here to the universe at large; like, say, insisting on such adolescent behavior as beaming radio messages at star cluster M13 or (the horror!) even irresponsibly inflicting our musical tastes on any entities out there retrieving the records on Voyagers 1 and 2. (What conceivable retaliation could follow listening to Johnny B. Goode is an alarming thought.)
It is, to be sure, a little late for that, and not only because those proofs of our existence have already been sent on their way. Granted, the 1974 message sent from the Arecibo, Puerto Rico, radio telescope (consisting of 1,679 binary digits, approximately 210 bytes, transmitted at a frequency of 2,380 MHz and modulated by shifting the frequency by 10 Hz, with a power of 450 kW, with a total duration of less than three minutes) will merely take some 25,000 years to reach its target, and anyway it was intended more as a technology exercise than a real hello. Voyager 1, more in keeping with certain post office standards for delivery of packages, will instead take some 40,000 years to come within shouting distance of star AC 79 3888.
All of which would seem to suggest we still have some time to prepare ourselves to be gallantly—and inevitably—defeated by that superior alien technology. Except, of course, we may not have that long: Ever since 1920 a lot of our radio, and then later also TV transmissions, passing with relative ease through the ionosphere, conceivably have given us already away decades ago to any alien civilization out there.
So there. What can we possibly do?


(To be continued…)

Complottismi e il Rasoio di Occam

Con l’avvento delle tecnologie di comunicazione di massa, come più in generale lo è Internet, il fenomeno del “complottismo” è diventato talmente importante che sta iniziando a erodere lo spazio dedicato alla democrazia.
Tempo fa parlai su queste pagine di analfabetismo funzionale e di ritorno. Esso è uno tra i più gravi problemi sociali che la nostra civiltà ha di fronte e che deve trovare la forza di affrontare, perché esso genera storture a ogni livello e rappresenta il vero problema con cui le democrazie dovranno prima o poi confrontarsi. Una migliore formazione culturale di massa però potrebbe fermare questo elemento.

Anzitutto mi preme fare una breve premessa, ma che da sola meriterebbe un intero trattato. Non c’è niente di male in un po’ di sana diffidenza. Dubium sapientiae initium  è uno dei motti cardine di questo Blog, e invito i miei lettori a dubitare sempre, e su tutto, anche su quello che scrivo io. Sia la diffidenza che il cercare schemi in tutto quel che ci circonda è nella natura umana, istinti che nei millenni hanno permesso all’uomo di evolversi e diventare ciò che è oggi.
Guardate le nuvole, un quadro astratto o qualsiasi altra cosa non ben definita come il cielo stellato. Se vi sforzate un attimo vi scorgerete schemi a voi familiari: volti di persone, forme animali etc. Quella si chiama pareidolia, ovvero la capacità di scovare forme note in schemi casuali.
Lo stesso meccanismo funziona anche per gli eventi: ossia l’essere umano ha la capacità di ricollegare fatti casuali in uno schema più generale. Se avete letto Agatha Christie capirete immediatamente quel che intendo. Questa capacità è fondamentale per l’istinto di sopravvivenza dell’individuo, per esempio: piove ⇒ tuoni ⇒ possibilità di morire folgorato; ma però  indirizza anche   la percezione meccanicistica di causa-effetto tipica di qualsiasi evento verso una visione più finalistica, cioè che indica un fine ultimo occulto: ho lavato l’auto ⇒ piove ⇒ un essere superiore ce l’ha con me perché ho l’auto pulita. Questo genere di dibattito interessava Anassagora, Platone e Aristotele già 25 secoli fa.

Quindi è normale cercare schemi in eventi e fenomeni casuali, ma ora noi possiamo valutarli con un bagaglio infinitamente superiore di conoscenze e di informazioni rispetto ai nostri antenati: le correnti d’aria di diversa umidità e temperatura all’interno di una tempesta caricano elettricamente le nubi temporalesche dando poi origine ai fulmini che possono uccidere una persona; quindi non è il caso di andare fuori durante un temporale. Poi se qualcuno vuol vedere nei fulmini la furia di Thor o di Zeus o di qualche altro essere soprannaturale è liberissimo di farlo.

L’analfabetismo funzionale

Costituzione Italiana
Articolo 33
L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.
[….]
Articolo 34
La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.

Sembra un controsenso parlare di analfabetismo funzionale in paesi, come l’Italia, dove la Costituzione suggerisce la scuola pubblica gratuita.
Eppure i dati degli istituti di ricerca internazionali sono impietosi: in Italia gli analfabeti funzionali sono almeno tra il 30 e 45% della popolazione tra i 16 e i 65 anni, a seconda dei parametri di riferimento presi.
Ma questo non  è il punto di arrivo del mio discorso, ma soltanto la premessa che dovrebbe essere tenuta in debita considerazione quando si tentano di analizzare i complottismi.

Cos’è il complottismo? Sostanzialmente pensare che tutto: dalla narrazione di un evento fino alla trattazione di un argomento o la descrizione di un fatto siano frutto di un inganno volto a negare la realtà per fini più o meno oscuri. Non è affatto un fenomeno culturale moderno, anzi. Ci fu chi pensò che la Prima Guerra Mondiale o la nascita dell’Unione Sovietica fossero eventi pilotati da un disegno politico perverso (Rudolph Steiner, 1918), oppure chi credette al cumulo di sciocchezze descritte nei Protocolli dei Savi di Sion 1 come Adolf Hitler e i nazisti. 

Esiste poi diffusa nella società una buona dose di sfiducia nelle istituzioni che non sempre si sono mostrate integerrime e trasparenti. i casi di malasanità, di tangenti per scopi politici, la politica stessa usata da molti come  strumento di elevazione sociale personale se non addirittura come strumento di potere e feudo, hanno minato la fiducia che le istituzioni invece dovrebbero tutelare come il bene più prezioso. Gli esempi che qui cito riguardano l’Italia, ma non è difficile scoprire che anche negli altri Paesi più o meno accade o è accaduto lo stesso.
Quindi non importa se l’ex ministro della Sanità Francesco de Lorenzo introdusse la vaccinazione obbligatoria contro l’epatite B nel 1991, oppure che istituì il numero unico per il soccorso sanitario 118 (1992): egli è passato alla storia per gli affari di Tangentopoli in concorso a Duilio Poggiolini, e per la leggenda metropolitana di aver aumentato le soglie di potabilità dell’acqua contaminata dall’atrazina 2, il messaggio che passa è spesso condizionato nella sua accezione negativa a prescindere dai risultati. Attenzione: non voglio con questo riabilitare certe figure a scapito di altre, ma credo che il compito di chi ha nel cuore il dibattito scientifico sia quello di attenersi ai fatti nudi e crudi e di lasciare il resto del giudizio alla Storia.

La sfiducia generalizzata nelle istituzioni democratiche

Questo clima di sfiducia è l’humus ideale per fare della dietrologia che poi spesso sfocia nel complottismo: perché mai dovrei fidarmi, dare fiducia, alle parole di un politico o di un ministro quando lui, o altri prima di lui, ha avuto comportamenti non proprio specchiati o è, o è stato, in odore di conflitto di interessi veri o presunti?
Una volta il popolo sapeva ciò che i canali ufficiali raccontavano; sì, è vero, qualche volta circolavano anche notizie tramite canali alternativi, ma essi erano sempre di terza mano e circoscritti ad una cerchia di persone piuttosto ristretta. Con la stampa, la radio e la televisione le cose non cambiarono se non in termini numerici di platea; d’altronde tutti questi sono canali a senso unico: qualsiasi notizia o informazione può essere veicolata in un’unica direzione, ossia proponente e fruitore. Internet ha cambiato tutto: ognuno — anche io in questo momento — può proporre informazione, giusta o sbagliata che sia, ad un pubblico più o meno vasto non meglio definito.
Una volta  la chiacchiera da bar, magari detta per celia o in un momento di squilibrio, rimaneva per quel che era: una sbruffonata detta in libertà, condita da risatine e prese in giro lì per lì 3. Grazie ad Internet e ai social network, che dopotutto fanno ciò per cui sono stati progettati, oggi invece chiunque può raggiungere una platea infinitamente più vasta dei quattro buontemponi da osteria. E grazie alla tecnologia che consente — finalmente — lo scambio di informazioni, ossia che fonde in un unico soggetto ideale proponente e fruitore, anche le bischerate possono diventare oggetto di proselitismo. Però finché queste rimangono nell’ambito delle sciocchezze stravaganti, il danno è obbiettivamente poco, ma quando queste diventano oggetto di pressione mediatica e sociale allora diventano un problema serio.
Mi spiego meglio: se qualcuno mi parla di scie kimike o di ufini ‘lieni posso farci giusto una risata perché so che quelle che si vedono talvolta in coda agli aerei sono banali scie di condensazione (vapore acqueo) reso visibile dalle condizioni ambientali in cui si trova il vettore in quel momento, e che i ‘lieni non siano poi così stupidi da rapire qualche stravagante tipo e sgozzare alcune capre in giro per la campagna, quanto piuttosto  mi aspetterei da parte loro un ingresso un attimino più eccitante come potrebbe essere l’atterrare sul tetto del Palazzo dell’ONU, sul prato della Casa Bianca o nella Piazza Rossa a Mosca: dopotutto hanno viaggiato per metà galassia per venirci a far visita. Ma quando le scie chimiche o gli UFO diventano oggetto di interrogazioni parlamentari allora inizio a preoccuparmi. 
Ancora peggio quando vedo che strumenti importanti come i vaccini diventano oggetto di diatriba politica, in entrambi i sensi: e qui mi riferisco a coloro che tentano di dare un colore politico oppure ideologico alla Scienza: questa non ha colore politico e non appartiene alla causa di un partito, è frutto di secoli di esperienze e ingegno umano e appartiene a tutta l’Umanità. Cercare di tirarla per la giacchetta, come — anche ora — tenta di fare qualcuno è la cosa in assoluto più dannosa che si possa fare alla causa scientifica. È giusto — e si dovrebbe — abbracciarne lo spirito, ma mai attribuirsene la paternità., anche indirettamente, per colpire gli avversari  accusandoli di non essere dalla parte della Scienza.

Qualche esempio

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Dietro a una alquanto distorta idea di democrazia libertaria, il movimento no-vax si fa scudo di concetti come Libertà dell’Individuo, Diritti del Cittadino, Libertà di Cura etc., sacri se presi nel giusto contesto, per una idea antiscientifica e perniciosa.
Prima di tutto è opportuno ricordare che l’idea che i vaccini siano dannosi non è nuova: R. Steiner, il pittoresco personaggio che ho menzionato qui sopra, nei primi anni del XX secolo era contrario ai vaccini sostenendo che le malattie esantematiche fossero un passaggio necessario alla crescita del bambino, fino ad ipotizzare che i vaccini sarebbero potuti diventare un mezzo per il controllo delle masse(!). Ma la paura verso i vaccini era ancora più antica, in pratica risale all’epoca della scoperta del metodo della vaccinazione, dove si mescolavano timori per la purezza dell’uomo, a credenze religiose.Se avesse vinto quella linea di pensiero avremmo ancora oggi malattie mortali come il vaiolo, la tubercolosi  e la poliomielite con cui avere a che fare. Per fortuna invece, nel Mondo Occidentale soprattutto ma anche in buona parte del III Mondo, queste malattie sono virtualmente scomparse proprio grazie a poderose campagne di vaccinazione di massa: questo discorso da solo dovrebbe dimostrare che la fobia verso i vaccini è scientificamente immotivata.
Se questo non bastasse, l’altro ritornello complottista che vuole che i vaccini siano in realtà un’oscura trama dei Poteri Forti, di Big Pharma e compagnia cantante per arricchirsi con il loro commercio, basta ricordarsi che il vaccino è fondamentalmente una profilassi, cioè che previene l’insorgere di una patologia che richiede una cura. E allora: dove sarebbe realmente questo guadagno? Concentriamoci per un attimo su un altro cavallo di battaglia dei no-vax.

Il brevetto di Wakefield per una nuova serie di singoli vaccini al posto di un unico vaccino trivalente (MPR).

Un’altra obiezione riguarda la diffusa credenza che i vaccini contengano metalli pesanti o comunque sostanze dannose per l’uomo; questa malata convinzione si basa su uno studio falsificato ad hoc da un medico gastroenterologo, tale  Andrew Wakefield, reo di aver intascato soldi da un avvocato,  Richard Barr, al soldo di un movimento no-vax, JABS, orientato a dimostrare un legame tra incidenze di alcune patologie come il Morbo di Chron e l’autismo con le vaccinazioni MPR (Morbillo-Parotite-Rosolia, in inglese MMR: Measles-Mumps-Rubella) ricevute [cite]10.1136/bmj.c5258[/cite]: un po’ come se volessi dimostrare che la principale causa di morte per incidente stradale è aver conseguito la patente di guida dietro compenso dalla lobby dei Piloti della Domenica.
Non contento del suo falso studio, Wakefield suggerì poi di sostituire il trivalente con una serie di vaccini singoli di sua concezione — dopo averne depositato i brevetti — e organizzato una massiccia campagna di raccolta fondi per la loro produzione: un po’ come se suggerissi di sostituire la vostra auto con dei pattini a motore di mia invenzione.

Questa immagine è uno screenshot relativo a un cartone animato protetto da copyright della Warner Bros.

Ecco dove spunta il Rasoio di Occam che ho richiamato nel titolo: è qui che occorre pesare il pensiero complottista coi fatti reali, ovvero abbandonare una visione finalistica per tornare a inquadrare il problema per quel che è veramente. Davvero le scie degli aerei sono volte al compimento di un oscuro piano architettato per il controllo delle masse (notate la somiglianza di questa idiozia col pensiero di Steiner)?
In un’altro articolo illustrai [1] che studi — seri — per la geoingegneria climatica sono ancora al livello teorico, mentre  per quanto riguarda il controllo meteorologico di aree specifiche ormai è routine. Ma in nessun caso si parla di scie chimiche e di irrorazioni, a meno che non viviate dentro a un un campo di mais da fertilizzare e tutto il mondo per voi inizi e finisca qui, e nel tal caso vi beccherete l’irrorata del contadino. 
Se fosse vera l’idea del complottista medio di oscure trame volte a soggiogare e sterminare metà del genere umano, mi viene da pensare che questi siano un po’ come quelli della ditta ACME (Company Making Everything) di Wile E. Coyote e Beep Beep: a furia di volersi occupare di tutto (scie chimiche, terremoti artificiali, segnali subliminali, vaccinazioni di massa, falsi allunaggi etc.) poi non ne azzeccano una manco per sbaglio.
Nonostante la manifesta imbecillità umana nel progettare e mettere in pratica conflitti militari quasi in ogni angolo del pianeta, programmare la distruzione dell’equilibrio biologico con la deforestazione selvaggia, l’inquinamento dei mari e il riscaldamento globale, la popolazione mondiale è in continuo aumento e l’accesso a Internet è oramai praticamente diventato un Diritto Fondamentale della Persona; in questo modo anche gli stolti possono guadagnarsi un minuto di celebrità  inventando inverosimili panzane come la Terra Piatta 4.

Conclusioni

Per finire mi riallaccio al preambolo iniziale: l’analfabetismo funzionale. Se non si è in grado di capire un testo anche elementare, seguire compiutamente un dibattito etc., è assai difficile poi distinguere il confine tra una burla, una truffa oppure un complotto. Tutto appare reale e credibile; anche la più colossale fandonia. Diversi anni fa feci un esperimento sociale; niente di malizioso e senza alcuna valenza scientifica: proposi a una persona, oggi tra i miei più cari amici e che ora mi starà senz’altro leggendo, una rilettura alternativa dell’epopea umana partendo addirittura dall’estinzione dei dinosauri. Misi insieme alcune sciocchezze prese qua e là insieme a dati reali, ci confezionai attorno una cronistoria fantastica avvincente, ma soprattutto coerente. Più tardi svelai al mio amico l’arcano dimostrandogli quanto sia facile inventarsi una fantasia; in seguito, con la sua complicità, ho ripetuto tale bufala in una pagina social e ho visto che nessuno ha contestato la mia narrazione, anzi: essa era presa per vera perché apparente confermava altre loro sbagliate credenze.
Questo dimostra che è infinitamente più semplice credere che l’Allunaggio del 1969 e quelli successivi siano stati girati in qualche studio cinematografico da Stanley Kubrick (il regista di 2001: Odissea nello spazio) perché è più appagante fantasticare su un complotto mondiale che impegnarsi per capire l’immenso sforzo di ingegneria occorso per raggiungere la Luna. Ma anche ragionando un attimo soltanto su questo punto, si può notare subito quanto però sia difficile, e di conseguenza assurdo, nascondere un simile segreto che coinvolge, direttamente o indirettamente, decine di migliaia di persone per quasi cinquanta anni. E questo senza entrare in altri dettagli tecnici come la regolite lunare, l’apparente paradosso della bandiera che oscilla, le ombre e il cielo senza stelle nelle fotografie lunari.

Quindi nessun complotto o burla può reggere il vaglio di un principio fondante del metodo scientifico: a parità di informazioni su un certo fatto, il più semplice contesto che le racchiude è quello più probabilmente vero. Disegni, trame oscure, Nuovo Ordine Mondiale, perdonatemi il francesismo, sono tutte puttanate. Ma quando simili argomenti diventano dibattito politico, allora viene da chiedersi se davvero ci possa essere qualcosa di bacato nel nostro modo di concepire la democrazia.
Sì, qualcosa di sbagliato c’è, e a mio avviso la risposta sorprendente è che ancora nonostante tutto non c’è ancora abbastanza democrazia e che dovremmo  trovare assolutamente il modo di rimediare. Quando a uno qualsiasi di noi non viene consentito, per motivi economici o sociali, di formarsi culturalmente, di ricevere una istruzione al passo della società e di conseguenza di evolversi come Cittadino Consapevole, allora la Democrazia arretra, rinuncia al suo più importante obbiettivo: farsi Popolo .

La bellezza nell’essere unici

Sono colpevolmente assente da queste pagine da molto, troppo tempo. Quest’anno non ho nemmeno avuto il tempo di partecipare alla pubblicità della Notte Europea dei Ricercatori sponsorizzata ogni anno  a settembre per l’Italia dagli amici di Frascati Scienza. Ritengo quel momento fondamentale per l’intera ricerca scientifica europea e le importanti sfide che ci attendono nel futuro e spero di essere presente il prossimo anno come blogger.
Il motivo di questa mia lunga pausa è dovuto al fatto che ho da poco ripreso in mano l’idea, vecchia ormai di due o tre anni, di scrivere un mio libro. Non me la sento per ora di garantire un regolare flusso di articoli finché sarò preso in questo importante progetto che non so per quanto mi terrà impegnato nel prossimo futuro. Per farmi perdonare e per stuzzicare la vostra curiosità, pubblico in anteprima un breve estratto della presentazione che lo accompagnerà.

Tic-tac-toe in the skyOvunque posassimo lo sguardo nell’Universo vedremmo infinite varietà che rendono unico ogni anfratto.
Le leggi fisiche sono soltanto quattro, le combinazioni che i protoni, neutroni ed elettroni possono raggiungere — presumibilmente — sono appena 137. Eppure in questo sterminato Universo fatto di migliaia di miliardi di galassie e infiniti vuoti non c’è una stella, un mondo, un metro cubo di spazio esattamente uguale a un altro.
E anche là dove fosse sorta la vita, non potrebbe esserci un organismo esattamente identico a un altro, sia nello spazio che nel tempo. Restando su questa piccola gemma blu spersa nell’infinito cosmico, nelle migliaia di secoli non è mai esistito animale o vegetale del tutto identico al suo più prossimo. Un solo Pitagora, un solo Giulio Cesare, Gandhi o Einstein: ognuno di noi è lievemente diverso dal resto e proprio questo lo rende preziosamente unico.
Per estensione potremmo affermare che la Specie Umana e la Terra sono uniche in tutto l’Universo e in tutta la sua storia passata, presente e futura. Questo non deve essere visto come un inno all’antropocentrismo ma bensì come lode all’essere umano. 
Come esseri senzienti dovremmo riflettere bene su questo aspetto e di conseguenza mirare le nostre azioni se non vogliamo finire nell’oblio cosmico.

Una plausibile risposta alla celebre domanda “… allora dove sono tutti quanti?” di Enrico Fermi — poi passata alla storia come il Paradosso di Fermi — è che ogni civiltà tecnologica emergente prima o poi è costretta ad affrontare una o più sfide che ne potrebbero decretare il fallimento, un Grande Filtro che di fatto renderebbe il passaggio da civiltà tecnologica a civiltà interplanetaria e poi cosmica molto molto difficile.
Trent’anni fa era la prospettiva di una guerra apocalittica combattuta con armi di distruzione di massa [1. 
Carl Sagan sostenne che è proprio la durata di una civiltà il fattore più importante per stabilire quante esse ci siano adesso nella galassia: egli sottolineò l’importanza delle difficoltà che avrebbero incontrato le specie tecnologicamente avanzate per evitare l’autodistruzione. Questa consapevolezza accese l’interesse di Sagan verso i problemi ambientali e lo spinse ad impegnarsi contro la proliferazione nucleare.] per la supremazia tra due modelli sociali opposti e apparentemente inconciliabili 1,  oggi quell’incubo, anche se non si è mai allontanato del tutto, è stato scavalcato dal degrado ambientale globale, di cui il Global Warming con tutte le sue conseguenze politiche ed economiche che comporta è soltanto il più noto, l’esaurimento delle risorse naturali causato dal dissennato sfruttamento imposto dal modello economico globale imperante, oppure una involuzione sociale causata da una o a tutte le minacce menzionate qui sopra messe insieme.

Qualora ci soffermassimo per un attimo a osservare il percorso evolutivo dell’Universo, potremmo renderci conto che quando facciamo della scienza e della filosofia non siamo nient’altro che Universo che si interroga su sé stesso, un angolo di Autocoscienza Universale che non merita di perdersi nell’oblio del nulla: una flebile scintilla di intelligenza che merita di diventare fuoco eterno.
Affinché l’Umanità emerga  nel panorama cosmico, cosa che mi auguro, essa dovrà saper affrontare grandi e importanti sfide: non esistono scorciatoie per questo traguardo.
E lo dobbiamo per nostri sacrifici, i nostri antenati e tutta la storia di questo pianeta; dobbiamo farlo per assicurare un futuro ai nostri figli e  tutti i nostri discendenti. Altrimenti ogni sforzo, lacrima e sudore versati finora da ogni Uomo sarà stato vano.

Dubium sapientiæ initium

Su un numero stimato di 200 miliardi di stelle nella Via Lattea, è abbastanza lecito ipotizzare che almeno più della metà di queste posseggano i requisiti minimi per poter ospitare pianeti adatti a sostenere la vita. Dal 1995, data della scoperta del primo pianeta extrasolare, ne sono stati scoperti per adesso quasi 4000, perlopiù in un’area grande quanto un piccolo francobollo di cielo. È vero, per ora conosciamo solo un pianeta su cui è presente la vita: questo; ma le leggi fisiche che governano la chimica della vita sono universali ed è quindi ragionevole supporre che essa possa essere presente anche su innumerevoli altri mondi in altrettante fantastiche forme.
Molti di quei pianeti – per ora soltanto stime – saranno semplicemente inadatti a sostenere la vita, altri potrebbero essere terribilmente inospitali e altri ancora invece potrebbero ospitare entità biologiche dalle più semplici alle più complesse per noi immaginabili. Ipotizzare l’esistenza di altre forme di vita complesse e intelligenti sparse qua e là nel cosmo non merita di essere considerata una semplice fantasticheria ma un esercizio di apertura mentale che già più di 450 anni fa Giordano Bruno, e prima ancora di lui anche altri filosofi, invitavano a compiere. Il programma di ricerca SETI (Search of ExtraTerrestrial Intelligence) cerca di rispondere proprio a questo. E se un giorno venisse confermata l’esistenza, passata o presente, di una civiltà extraterrestre tecnologicamente evoluta abbastanza da lasciare il segno della sua presenza?

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Innumerevoli Soli e innumerevoli Terre [2]
Quanti possono essere i pianeti potenzialmente in grado di ospitare la Vita secondo i canoni terrestri? Non lo sappiamo, ma già oggi possiamo stimare quanti pianeti ci sono nella Via Lattea.

Non passa praticamente giorno che da qualche parte del mondo qualcuno affermi di aver scorto un UFO nel cielo. A me, che più o meno sempre osservato il cielo, non è mai capitato ma conosco persone che sono pronte a giurare di averne visti.
Una volta verso il tramonto vidi verso Nord-Est rispetto alla mia posizione una “stella” arancione che stimai ad occhio di magnitudine -4 (più o meno come Venere). Ricordo che stavo guidando e che addirittura mi fermai per vedere meglio. Era apparsa così, all’improvviso e sembrava quasi immobile nel cielo. Pochi secondi dopo questa si affievolì e scomparve. Non poteva essere Venere o un altro pianeta perché l’evento era lontano dal piano dell’eclittica e il Sole non era ancora tramontato e neanche poteva essere una vera stella o un fulmine o una meteora, che sarebbe stata indubbiamente più veloce. Quell’episodio avrebbe potuto essere preso per un tipico avvistamento UFO: un puntino luminoso che improvvisamente appare e scompare nel cielo. Ma scrutando meglio nel punto in cui la luce era scomparsa vidi una macchiolina, un puntino scuro che proseguiva la sua rotta: era un aereo che per un attimo aveva brillato della luce riflessa del Sole al tramonto e che per una fortuita coincidenza mi ero trovato nel giusto angolo di riflessione.
Ho visto bolidi e stelle cadenti, assistito a eventi Earth-grazer 1 e una volta quand’ero piccolo ho visto anche un fulmine globulare, ma ahimè neanche un UFO piccino picciò o a qualcosa che potrei definire tale.

Quanto è mai credibile la tesi che vuole navicelle spaziali aliene che si schiantano sulla Terra dopo un viaggio cosmico di migliaia di miliardi di chilometri?

Però, giusto per il fatto che io non ne abbia mai visto uno, non posso arrivare a negare che là fuori nel cosmo possa esserci, o esserci stata, una qualche altra forma di vita intelligente seriamente intenzionata ad esplorare lo spazio come abbiamo intenzione di fare noi. Solo che ritengo altamente improbabile che una qualche civiltà aliena spedisca qualche sua astronave a migliaia di anni luce giusto per ingaggiare un balletto di luci con qualche nostro aereo militare, succhiare il sangue di qualche pecora e rapire qualche contadino semialfabeta di qualche fattoria isolata. E poi questi benedetti UFO crash che qualcuno immagina essere quasi voluti per far progredire la tecnologia umana: non vi pare altrettanto assurdo che le stesse civiltà di sopra viaggino per migliaia di anni luce superando difficoltà gravitazionali, nubi cosmiche e radiazioni indotte per poi non saper come atterrare sulla superficie di un pianeta senza rischio alcuno?
Piuttosto mi aspetterei che una qualche civiltà aliena interessata a noi possa tentare un approccio più serio cercando di mostrarsi a tutto il genere umano o almeno con le sue emanazioni politiche. Qualcuno senza giudizio è arrivato ad affermare che questo sia già realtà almeno fin dai tempi del Presidente Eisenhower e che i governi di tutto il mondo fin da allora collaborino o comunque che siano bene a conoscenza della presenza di extraterrestri sulla Terra e che su questa notizia mantengono il riserbo più assoluto. Ma gli stati sovrani indipendenti e riconosciuti sulla Terra sono 196 e in settant’anni un simile segreto ormai non sarebbe più tale nonostante tutto; nondimeno, la stragrande maggioranza di essi sono rappresentazione diretta e partecipata dei loro cittadini, quindi è bizzarro credere che una notizia di questa portata possa essere così bene occultata per tanto tempo.

Gli sprite, o spiritelli rossi per via del loro colore, furono documentati scientificamente soltanto nel 1989. Raramente sono visibili a occhio nudo.

No, non credo che le cose stiano così e che tutta la faccenda degli UFO così come vuole descrivere una certa vulgata sia una colossale sciocchezza giusto per attirare qualche turista in qualche bizzarra località e vendere qualche libro-spazzatura buono per gente senza arte né parte.
Ma nondimeno, come ho affermato in passato [3], ritengo che sia doveroso non sottovalutare il fenomeno. Ad esempio per migliaia di anni abbiamo creduto che i fulmini si propagassero solo verso terra o le altre nubi, oggi sappiamo che possono propagarsi anche verso lo spazio scatenando una enorme potenza (gli sprite).
Magari altre scoperte importanti si celano dietro quei — pochi — fenomeni ancora inspiegati. È compito della scienza indagare prima che ciarlatani e buoni a nulla insozzino tutto con la loro spazzatura.

Privacy e manipolazione ai tempi di Facebook

“Lamentarsi di violazione della privacy su Facebook è come piagnucolare se ti toccano il sedere in un’orgia. “

Questa esternazione non è mia ma di Leonardo Pieraccioni, comico toscano.
A seguito dello scandalo che ha travolto Facebook conseguente all’uso improprio dei dati personali di più di 50 milioni di utenti da parte della società Cambridge Analytica, dati usati probabilmente per influenzare l’opinione pubblica per le elezioni presidenziali americane, sono state avviate class action negli USA, da noi sono stati presentati esposti in procura dal Codacons, account cancellati in tutta fretta e così via.
Lo so, sono un bastian contrario per eccellenza, e riguardo a tutto lo sconcerto generato da questa scoperta a me non fa alcun effetto. Mi spiego meglio: i nostri dati, le nostre emozioni, le nostre speranze e paure, le mettiamo lì, in quella che oggi è diventata l’agorà virtuale per eccellenza. E adesso cancellarsi, cancellare il proprio account per rappresaglia o per cercare di tutelare le propria privacy è sia stupido che inutile: un po’ come chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati.
Ma davvero credete che basti questo per ristabilire l’ordine delle cose? E poi, quale ordine?
Quando fate la spesa e vi viene proposta la tessera sconto, fate un acquisto online o usate il vostro bancomat per pagare il pieno dell’auto, dite in giro chi siete, quali sono i vostri gusti e interessi e dove vi trovate in quell’istante. Non è l’orwelliano Grande Fratello che vi sorveglia, siete voi come Pollicino che spargete sassolini bianchi per la strada con l’intento di non perdervi.
Un programmino del tutto banale e sciocco, come quelli “Come sarete tra vent’anni” o “Qual’è l’amore segreto della vostra vita” ha avuto accesso ai vostri dati – siamo stati noi ad accettare la sua richiesta di consenso dell’analisi del nostro profilo Facebook – e li ha scaricati da qualche parte per poi usarli a suo modo.
È una bischerata scrivere un programmino simile, Facebook, Twitter, Whatsapp, Google Plus etc. mettono a disposizione di chiunque le API per scrivere applicazioni che si interfacciano in maniera trasparente e naturale con loro. Basta leggere la documentazione di questi strumenti e usarle per i propri scopi, anche non leciti. E credete che chi si occupa di sicurezza nazionale ognuno per il proprio paese (FBI, MI 5, SISDE, Mossad etc.) questo non sappia farlo? Credete davvero che Cambridge Analytica sia lo sola che abbia fatto incetta dei nostri dati per poi rivenderseli a chi ha avuto l’interesse di pilotare le elezioni presidenziali americane? E più in generale: credete davvero alla solenne bischerata che il Presidente russo Putin decida di influenzare e pilotare le libere elezioni democratiche distribuendo meme su Salvini o Di Maio piuttosto che Le Pen o Ollande?
Queste sono bischerate per allocchi, giusto per coloro che vogliono farsi pilotare nelle decisioni e gusti esattamente come quando decidono di usare un dentifricio o un tipo di carta igienica piuttosto che altro e per far berciare allo scandalo chi adesso cerca di strumentalizzare la notizia.

Image result for saponetta radioattivaCent’anni fa era la carta stampata che aveva questo potere di persuasione, la gente voleva bere l’acqua additivata col radio (sicuramente on ottimo lassativo visto gli effetti delle radiazioni sui tessuti molli dell’intestino) perché era scritto sui giornali. Poi fu la volta della radio: Goebbels (capo della propaganda nazista) volle introdurre una radio [1. Il Volksempfänger (in tedesco “il ricevitore del popolo”).] in ogni casa tedesca affinché tutti potessero ascoltare i discorsi di Hitler. La televisione, il cinema e oggi Internet: tutto ciò che è in grado di raggiungere grandi masse della popolazione può essere usato per pilotare le sue emozioni e i suoi desideri.
Non volete che questo vi tocchi? bene, trasferitevi su un’isola deserta senza alcun contatto col mondo esterno, niente PC o TV, radio e l’elettricità per usarli. Forse così sareste al riparo da ogni influenza ma neppure ne potreste produrre voi stessi: condannati all’irrilevanza perpetua più assoluta, il concetto a mio avviso più vicino alla morte.
I media, la scienza, la religione e così via, sono semplicemente strumenti creati dall’uomo esattamente come lo sono un martello, un coltello o un fucile; tutto sta nel come li si usano: un martello serve a tirar su una casa ma può fracassare una testa, un coltello serve a tagliare il pane ma può sgozzare un uomo, un fucile può uccidere una fiera pericolosa e procurarci il cibo per sfamarci ma può anche ammazzare una persona.
Sta a noi decidere come usare questi mezzi o decidere di essere usati: non vorremmo che Facebook o qualche altro Social Network usi i nostri profili per scopi che non vorremmo venissero usati? e allora non divulghiamo certe cose che noi riteniamo private e importanti. Continuiamo pure a postare in giro foto di gattini e di paesaggi bucolici, io mi iscrissi a Facebook nel 2010 per seguire le notizie della NASA e le pagine di scienza in generale, poi da qui mi sono creato la mia piccola comunità di amici di cui sono fiero.
Non consento a Cambridge Analityca, a Putin o ad altri di pilotare le mie scelte perché le mie idee e i miei convincimenti, magari opinabili e pure sbagliati per alcuni, sono fondate sulla mia esperienza e le nozioni sull’argomento che posso raccogliere. Magari anche quelle fonti sono state manipolate, su questo non posso pronunciarmi, ma Internet offre forse per la prima volta nella storia umana la possibilità a chiunque di risalire alla fonte della notizia e di ascoltare più versioni di questa e quindi elucubrare il proprio convincimento.

Ripeto: partecipate pure all’agorà virtuale dei Social Network, ma cum grano salis.

8 marzo: festa della Donna.

Ammirate la foto qui sopra.
A tanti di voi magari non dice niente, anche perché certamente per il comune sistema mediatico è più proficuo mostrare una soubrette o una di quelle che immeritatamente chiamano vip semplicemente perché hanno posato svestite per Playboy o qualche altra stupida testata scandalistica, oppure hanno sposato qualche miliardario. 
Guardando la foto penserete alla classica nerd con gli occhiali, la secchiona dell’ultima fila che posa accanto a una pila alta quanto lei di noiosissimi libri: il classico topo (o dovrei usare la declinazione al femminile visto che è una donna) di biblioteca.
Quei tomi non sono l’antologia russa, quello è il codice dei computer delle missioni Apollo e Skylab; il software che ha portato l’Uomo sulla Luna. Lei è Margaret Hamilton [4], ingegnere capo del team che ha scritto quel codice.

Vera Cooper Rubin al Vassar College negli anni Quaranta. Crediti: Vassar College.

Per me le Very Important Person da ammirare e portare ad esempio per le nuove generazioni sono queste: donne che niente meritano di meno rispetto ai loro più noti colleghi maschi: donne come Vera Rubin, scopritrice della discrepanza tra il movimento angolare previsto delle galassie e quello osservato, oggi spiegato introducendo il concetto della materia oscura, e l’apparente anisotropia nel moto di espansione dell’Universo dovuta alla disomogeneità di distribuzione delle galassie su scala di centinaia di milioni di anni luce (i filamenti di materia nell’Universo che si frappongono a grandi vuoti).
E proprio Vera Cooper Rubin fu anche una paladina dei diritti civili delle donne, un impegno che lei ha portato avanti per tutta la vita e che spesso l’ha portata a scontrarsi col rigido conformismo accademico: se oggi abbiamo donne scienziato lo dobbiamo anche al suo contributo; per questo sarebbe opportuno oggi ricordarla.

Oggi voglio ricordare qui l’essenziale contributo che donne come queste offrono quotidianamente all’intera Umanità.

Que será, será

Que será, será
Whatever will be, will be
The future’s not ours to see
Que será, será
What will be, will be.

Que será, será
Quel che sarà, sarà;
non ci è concesso conoscere il futuro Que sera sera,
Quel che sarà sarà

No, non è la celebre canzone di Doris Day del film L’uomo che sapeva troppo di Alfred Hitchcock. Mi riferisco invece agli annunci che sia l’ESO (European Southern Observatory) [5] che LIGO-Virgo (LIGO Scientific Collaboration and Virgo Collaboration [6]terranno in luoghi diversi ma alla stessa identica ora (16 ottobre alle 16:oo CEST).

Come era solito dire un noto politico italiano ormai scomparso “A pensar male sempre si sbaglia ma spesso ci si azzecca“, due conferenze stampa di due istituzioni scientifiche così importanti contemporaneamente fanno sorgere il sospetto che si possa essere di fronte all’annuncio di qualcosa che sia in qualche modo connesso; tanto più che la conferenza VIGO-Lirgo è stata annunciata usando il medesimo  fuso orario, quello estivo dell’Europa Centrale, pur tenendosi a Washington D.C. dove saranno le 10 del mattino (10 EDT). Curioso, no?
Però rimane da chiedersi perché allora non fare un annuncio congiunto; non è plausibile che tali due organizzazioni non si parlino come due bimbetti dell’asilo in conflitto che si fanno i dispetti. Non resta allora che credere che le due conferenze stampa siano del tutto scollegate tra loro e che la concomitanza sia dovuta a una cattiva comunicazione tra gli uffici stampa incaricati di organizzare gli eventi. 

Non resta quindi che attendere Lunedì prossimo alle 16:00 ora estiva dell’Europa Centrale per sentire gli annunci. Io una mia idea me la sono fatta. Voi?

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La notte europea dei ricercatori 2017

Possiamo senz’altro dire che questo è l’anno in cui le notizie false (fake news) e la farfugliante battaglia politica contro di esse stanno, per ora, dominando il dibattito.
Trovo quella discussione priva di senso perché senza comprendere il meccanismo che si cela dietro di esse non è possibile curare tale fenomeno, un po’ come combattere un ascesso con un analgesico: si può star bene lì per lì ma l’infezione rimane e si propaga agli altri denti.
Prima di Internet e dei social network c’erano i mitici Bar dello Sport, o le osterie se preferite, dove alcuni avventori, di solito sempre gli stessi, facevano a gara a chi la sparava più grossa o magari si limitavano a raccontare fatti in modo talmente distorto e convincente da stravolgere il significato delle notizie in sé. Ma tutto rimaneva confinato nella sfera di paese e, per il fatto che tutti conoscono tutti, finiva che tali racconta storie venivano bollati per quel che erano e infine erano pochi quelli che continuavano a dar loro credito passando poi per creduloni agli occhi della comunità. Con l’arrivo di Internet e la comunicazione globale diretta tali personaggi non si sono moltiplicati ma hanno acquistato una platea infinitamente più vasta dei soliti avventori di osteria; di conseguenza anche il numero dei boccaloni disposti a dar loro credito è parimenti più ampio mentre il classico meccanismo di autodifesa che funzionava per le piccole comunità su Internet ha perso la sua efficacia.
Poi è la volta delle cancellerie e le segreterie politiche, dove la diramazione di notizie false è prassi piuttosto usata per screditare e denunciare le (presunte) malefatte degli avversari: esempi di questi gesti li si trovano all’inizio della II Guerra Mondiale con l’incidente della stazione radio tedesca nel 1939, o l’altrettanto famoso Incidente del Tonchino che scatenò la Guerra del Vietnam, oppure la ben più recente balla delle fialette di antrace (borotalco) dell’ex Segretario di Stato USA Colin Powell al Consiglio di Sicurezza dell’ONU nel 2003 che portò alla II Guerra in Irak.
Ma non solo: il triste fenomeno delle fake news colpisce anche la scienza. Senza andare troppo lontano nella memoria basta ricordare l’impossibile miracolo promesso dal Metodo di Bella o dallo Stamina di Vannoni che sono costati milioni di euro di sperimentazioni a tutta la comunità italiana, oppure il caso del pittoresco transistor organico del ricercatore tedesco Jan Hendrik Schön che pubblicava un articolo scientifico (falso) mediamente ogni 8 giorni e che rischiò anche di vincere addirittura un Nobel per le sue finte scoperte. Per carità la scienza ha alcuni suoi automatismi che impediscono alle frodi scientifiche e alle fake news di fare danni irreparabili, come l’obbligo di riproducibilità degli esperimenti, la divulgazione dei dati e la revisione tra pari. Ma tutto questo non basta, basta guardare l’attuale dibattito scientifico sul Global Warming o quello appena più vecchio sulla tossicità del fumo del tabacco prima che questa venisse universalmente accettata e che è costata la vita di milioni di persone mentre i dati delle ricerche scientifiche incaricate di valutarne gli effetti venivano alterati o omessi fino alla palese evidenza che qualcosa non tornava.

In verità esistono antidoti alle fake news e le frodi in generale: la conoscenza e la cultura.
Io – parlo per me e le mia povera cultura, ovviamente – per esempio quando sento di apocalittiche catastrofi che stanno per colpire la Terra, come la recente ma periodica bischerata di Nibiru (il Pianeta IX) che starebbe per collidere con la Terra, quella legata al calendario Maya del 2012, o le tante altre scemenze come le scie chimiche degli aerei sorrido, perché so quel che sono: panzane. Ma chi non è dotato delle conoscenze adeguate sul campo preso di mira dalla fandonia — perché questo sono le fake news: bugie create scientemente ad arte — è assai facile da abbindolare. Per questo è importante dare ascolto a chi studia ed conosce quello specifico argomento.
Per questo la Commissione Europea promuove e finanzia ogni anno la Settimana della Scienza e l’evento conclusivo La Notte Europea dei Ricercatori che quest’anno ci sarà il 29 di settembre 2017. Del tema della manifestazione di quest’anno curata da Frascati Scienza ne ho parlato nello scorso articolo, così come l’elenco delle università e enti scientifici che da questa sono coordinate per conto della Commissione Europea.

Conoscere, cercare la verità ovunque si celi, essere culturalmente preparati.  È questo quel che serve per riconoscere una fandonia o una frode, e la Notte Europea dei Ricercatori non è certo la cura ma è un assai promettente inizio da non lasciarsi senz’altro sfuggire.
Certi della Vostra partecipazione, all’evento di quest’anno (29 settembre), Frascati Scienza, la Commissione Europea, io ma sopratutto le migliaia di ricercatori che lavorano e studiano per noi ogni giorno dell’anno vi ringraziamo.

URANOPEDIA

No, non sto abbandonando questo blog. È vero, negli ultimi tempi ho trattato di argomenti assai complessi, dall’entropia dei buchi neri agli UFO, dalla ricerca della vita extrasolare alle dimensioni dell’Universo. Tutti argomenti questi che mi hanno richiesto grande impegno e lunghe ricerche. È giunto il momento quindi che mi riposi un attimo per ricaricare le … batterie. E allora eccomi qui, tutto preso nello sforzo (è più forte di me e lo trovo assai rilassante) di realizzare il mio antico progetto, mai tramontato, di un astroinseguitore astronomico 1. Per questo ho ripristinato l’antico spazio web de Il Poliedrico su Blogspot con un nuovo nome: URANOPEDIA, il nome con cui all’inizio avevo pensato di chiamare questo blog ma che poi avevo messo da parte.
Qui ho deciso di mettere parte i miei progressi e le mie esperienze su questo e altri progetti futuri dello stesso genere sperando che esse siano di aiuto e ispirazione anche ad altri che decidono di avviare esperienze o progetti simili. Avrei potuto scrivere qui le mie ricerche ma il timore di generare ancora più confusione nei visitatori occasionali di questo sito era troppo grande.

URANOPEDIA cercherà di non essere l’ennesimo blog di elettronica open source dove verrà proposto il tipico schema senza troppe spiegazioni e listatini in croce senza aiuto. Il mio intento è quello di aiutare coloro che non masticano certi argomenti, così come con queste pagine cerco di spiegare argomenti complessi ad un pubblico più vasto. E spero di riuscirvi.
Ora non vi resta che seguirmi anche lì. Cieli sereni.

Settimana della scienza 2017

Giorni fa avevo delle faccende da sbrigare a Ciampino — per chi non è pratico dico che è vicino a Roma, poco prima di Frascati — ma essendo in netto anticipo, decido di passar a fare visita a un mio caro amico presso l’osservatorio astronomico di Monte Porzio Catone. Non conoscendo esattamente la strada, come ormai tutti siamo abituati a fare ho semplicemente digitato la località di destinazione sul navigatore satellitare dell’auto e mi sono lasciato guidare fino a destinazione.
Ecco, quello è un perfetto esempio, banale quanto volete, di applicazione pratica della ricerca scientifica di base. Quando nel 1905 un brillante e alquanto squattrinato (dovette accettare un noiosissimo lavoro all’Ufficio Brevetti di Berna per mandare avanti la famiglia) scienziato riscrisse le leggi della meccanica celeste attraverso la nota Relatività Ristretta, tutti si chiesero se avesse un senso pratico riformulare i concetti di corpi inerziali e in accelerazione, e stabilire che la velocità della luce è invariante rispetto al sistema di rifermento. Dieci anni dopo lo stesso brillante e un po’squinternato — in senso buono, ovviamente — scienziato si spinse ancora più in là riscrivendo la teoria di gravitazione e postulando il concetto di spazio-tempo. Ancora i benpensanti si chiesero se servisse a qualcosa sapere se la luce veniva deviata da una grande massa o se se il Sole fosse scomparso noi ne avremmo percepito gli effetti istantaneamente o solo dopo otto minuti. 
Non c’era, ai loro occhi, alcuna utilità pratica in questo sapere; non come l’empirica termodinamica o nelle — allora ancora nuove — leggi dell’elettromagnetismo che avevano appena regalato all’umanità le radiocomunicazioni. Eppure, se oggi possiamo andare in un posto sconosciuto o mai visitato prima qui sulla Terra, lo dobbiamo alla ricerca di base di quel ragazzotto geniale e testardo, Albert Einstein, che sognava di cavalcare un raggio di luce.
Oppure se volete stare più sul recente, non potremmo stare qui su Internet se a cavallo degli anni settanta un gruppo di ragazzotti un po’
nerd (sfigati) non avesse incominciato a trovarsi e a condividere ognuno le proprie idee ed esperienze su circuiti logici e lampadine progettati per tutt’altro che l’home computing (l’Homebrew Club), gettando così le basi per i personal computer.
Provate per un attimo ad immaginarvi di essere coloro che per primi compresero il concetto di ruota e vedere oggi un’autostrada o di fare il bagno dentro una tinozza come Archimede di Siracusa e vedere poi una immensa portaerei nucleare. Le leggi sul rotolamento dei corpi e l’idrostatica esistevano da prima della loro scoperta ma da quando ci sono diventate note abbiamo trovato miriadi di modi per sfruttarle a nostro vantaggio.

Ogni anno centinaia di eventi hanno luogo simultaneamente in Europa e nei paesi confinanti.

Source: RICERCA E INNOVAZIONE: La notte Europea dei Ricercatori 2017

La scienza e la tanto bistrattata ricerca di base sono questo, servono a scoprire e a capire oggi  per restituire a tutto il genere umano qualcosa di concreto nel futuro.  Lo scopo della prossima Settimana della Scienza in programma dal 23 al 30 settembre 2017 è proprio questo: far conoscere — e in qualche caso coinvolgere — al pubblico le più recenti conquiste e ricerche europee in ogni campo scientifico. 
Sì, europee, perché come ogni anno l’evento finale —  promosso e finanziato dalla Commissione  Europea nell’ambito del programma europeo Horizon 2020 — è la Notte Europea dei Ricercatori.
Come anticipato l’anno scorso, il titolo della Settimana della Scienza coordinata da Frascati Scienza rimane il medesimo della volta scorsa: Made in Science. Frascati Scienza si occuperà di dirigere gli avvenimenti organizzati dalla Regione Lazio, Comune di Frascati, ASI, CNR, CINECA, CREA, ESA-ESRIN, GARR, INAF, INFN, INGV, ISPRA, ISS, Sapienza Università di Roma, Sardegna Ricerche, Università di Cagliari, Università di Cassino, Università LUMSA di Roma e Palermo, Università di Parma, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, Università degli Studi Roma Tre, Università di Sassari, Università della Tuscia, Astronomitaly, Associazione Tuscolana di Astronomia, Explora, G.Eco, Ludis, Osservatorio astronomico di Gorga (RM), Fondazione GAL Hassin di Isnello (PA), Sotacarbo.

Ora non vi resta che partecipare … numerosi.
Cieli sereni!