Suggestiva, vero? LG V10 appoggiato a un sasso per 8 secondi a 700 ISO. Unico tentativo!
Credit: Il Poliedrico
Cercando di fare scienza occorre tenere sempre a mente che i fallimenti, proprio come nella vita, sono sempre dietro l’angolo. Il fallimento in questi casi non va inteso come esperienza negativa. E come spesso accade o dovrebbe accadere nella vita, ogni fallimento nella scienza insegna sempre comunque qualcosa; come iersera. Era previsto che sarebbe stato assai arduo provare a fare una sessione fotografica per immortalare il picco delle Perseidi: sapevo che l’alzarsi della Luna proprio intorno alle 23:00 avrebbe vanificato ogni mio sforzo per cercare la località perfetta. Per questo me ne sono restato buono nel mio giardino, che è lo stesso abbastanza buio per questo genere di riprese.
Anche se deludente dal punto di vista del risultato, almeno mi è servito come ennesimo banco di prova per i prossimi sciami meteorici.
Comunque posso però dire che è stato bello anche solo provarci. Cieli sereni.
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Timelapse di 307 immagini RAW
Canon EOS 70D
Samyang 10mm F/2,8
ISO 1600 – tempo 14.9 secondi
La colonna sonora è Cast A Tall Shadow (royalty free)
Dedico questa serie di articoli a un caro amico che ancora mi sopporta. Si è ammalato così, all’improvviso e io non posso farci niente se non essergli idealmente vicino, aspettando con ansia il momento di poterlo riabbracciare ormai guarito. Quando uscì il primo articolo pensò che mi riferissi a lui che spesso mi chiedeva in tono scherzoso se per caso non fossi stato rapito dagli alieni anch’io. No, Stefano; non sono stato rapito da alcun ‘lieno anche se pensare, cercare di capire un certo fenomeno e perfino l’atto del dubitare può apparire alieno ai più.
Il Monte Amiata visto da Bibbiano (Buonconvento). Da lì la vetta del monte dista ancora 30 chilometri. In condizioni ottimali di luce e di purezza del cielo si possono ancora scorgere dettagli nelle sfumature dei boschi che lo avvolgono e altri dettagli. Credit: Il Poliedrico.
Per tutta la sua plurimillenaria storia l’uomo ha cercato di carpire i segreti della natura che lo circondava e di interpretare i segni che scorgeva in cielo. Le eclissi per esempio furono all’inizio spiegate come epiche battaglie fra divinità celesti fintantoché i pensatori di quella che fu la prima e più evoluta civiltà dedita alla conoscenza scientifica di quel tempo, la civiltà Classica Greca, non riuscirono a spiegarle in maniera elegante ed esatta. Sì perché la Scienza è innanzitutto elegante; elegante e aggraziata come può esserlo un pregevole brano musicale o una poesia. Anche un fenomeno estremo e imprevedibile come un fulmine è elegantemente spiegato dal Teorema di Gauss senza scomodare idoli perennemente arrabbiati per le miserie umane.
Ma se credete che la scienza sappia ormai tutto ciò che accade di naturale nella nostra atmosfera vi sbagliate. I fulmini Sprite (Folletto) sono noti solo da 20 anni, I fulmini globulari, probabilmente una versione più energetica dei Fuochi di S. Elmo, pur presenti in letteratura e in numerose testimonianze fin dalla notte dei tempi, non sono mai ancora stati studiati perché essi sono troppo sporadici e imprevedibili.
Ogni epoca ha avuto le sue visioni celesti e chi le ha vissute le ha dato le sue particolari interpretazioni: i primi cristiani vedevano angeli e carri celesti; gli egizi addirittura abbracciarono per breve tempo una fede monoteista basata sul culto del Sole [1], forse per scelta politica o forse in seguito a qualche evento interpretato come segno divino di cui oggi non vi è più alcuna traccia; l’Imperatore Flavio Valerio Aurelio Costantino fece abbracciare la fede Cristiana a tutto l’Impero Romano dopo aver visto in cielo uno scudo crociato [2].
L’atavica attrazione per i fenomeni celesti e atmosferici ha spinto molte persone a credere di vedere le cose più improbabili in cielo, ognuno in base alla propria cultura e periodo storico 1.
Bolide sul Banff National Park, CA. Dec. 2014
Credit: Brett Abernethy
Anche a me è capitato di vedere miraggi e cose nel cielo molto bizzarre.
Ho incontrato giornate talmente limpide e asciutte che il Monte Amiata (abito intorno a Siena, in Toscana) sembrava di toccarlo con una mano, eppure sono 50 chilometri in linea d’aria. Mi ricordo che un inverno, nel paese in cui abitavo, iniziarono ad apparire uno o due cerchi di luce che sembravano danzare tra le nuvole, ma se si prestava attenzione si potevano ancora scorgere a malapena anche quando il cielo era limpido. Il curioso fenomeno appariva in genere dopo cena, il sabato e qualche volta anche la domenica. Qualcuno dei miei amici si spinse fino a parlare di fenomeno UFO. In realtà erano fari pubblicitari — per fortuna poi li tolsero — di una nota discoteca vicino a Chianciano, ben 30 km a sud-est del mio luogo!
Una volta (nel 1991 o 1992, comunque d’estate), in compagnia di amici, ero a Pienza e stavo andando in un pub che avevamo iniziato a frequentare. Qui assistemmo al passaggio di un bolide estremamente luminoso e assolutamente silenzioso che dietro di sé lasciò una tenue coda quasi invisibile con le luci del paese. L’evento fu spettacolare e durò solo pochissimi secondi. Probabilmente era un bolide del tipo Earth-grazer come lo chiamano gli anglofoni, ossia un meteoroide che ha un angolo di incidenza talmente basso che rimbalza nell’atmosfera superiore dopo essersi incendiato; un po’ come un sasso piatto lanciato di striscio su uno specchio d’acqua. La nostra prospettiva era talmente particolare che a noi sembrò quasi provenire dal basso.
E poi luci riflesse dalle finestre delle case lontane al tramonto, fusoliere di aerei illuminati dal sole, riflessi di pannelli solari dei satelliti in orbita, fenomeni atmosferici singolari come i miraggi, i Fata Morgana e i Fuochi di S. Elmo e così via. Posso dire che di cose assolutamente bizzarre ne ho viste tante, ma mai una di queste che potesse convincermi della bontà del fenomeno UFO inteso come contatti o avvistamenti di navi extraterrestri e dei loro occupanti.
Il business UFO
I have come to support less and less the idea that UFOs are ‘nuts and bolts’ spacecraft from other worlds. There are just too many things going against this theory. To me, it seems ridiculous that super intelligences would travel great distances to do relatively stupid things like stop cars, collect soil samples, and frighten people. I think we must begin to re-examine the evidence. We must begin to look closer to home.
Inizio a sostenere sempre meno l’idea che gli UFO siano nella loro fisicità astronavi provenienti da altri pianeti. Vi sono troppe cose che depongono contro questa teoria. A me appare ridicolo che intelligenze superiori viaggino per lunghissime distanze siderali per fare cose relativamente stupide come fermare le macchine, raccogliere campioni di terreno, e spaventare la gente. Credo che dovremmo cominciare a riesaminare l’evidenza. Dovremmo guardare più vicino a casa.
Josef Allen Hynek, astronomo e ufologo
Così come è inteso oggi, il fenomeno UFO è un grande affare: un intricato intreccio di interessi spesso diversi ma che alla fine prosperano sull’ingenuità popolare.
In diverse occasioni i militari hanno saputo sapientemente sfruttare l’occasione, come a Roswell e per l’Area 51, per nascondere piani di spionaggio assai arditi e costosi facendoli passare per UFO. Sicuramente a questo punto alcuni obbietteranno citando le indagini ufficiali militari, come quelle del noto Blue Book Project e di altre agenzie analoghe nei vari paesi. In alcune di queste sono stati citati anche scienziati e astronomi famosi quali testimoni.
È vero, ma nessuna di loro ha mai trovato alcuna prova riguardo a navicelle interstellari o a veicoli provenienti da altre dimensioni e universi paralleli o da un tempo diverso (sì perché ci sono anche teoremi in tal senso), proprio perché non ce n’erano.
Ma è anche vero che la stessa attenzione legata a un possibile, per quanto improbabile, attacco nazista dopo il 1946 si era rivolta verso un nuovo nemico: l’Unione Sovietica. La storia di Kenneth Arnold ingigantita dai mass media e episodi come quello della sonda Mogul n°4 amplificarono l’isteria di massa. Per questo i servizi di intelligence finirono per occuparsene [3]: c’era il sospetto che i sovietici avrebbero potuto usare quelle voci per scatenare un attacco militare oppure che potessero essere entrati in possesso di una tecnologia sconosciuta all’Occidente e molto più avanzata. Nel corso degli anni furono avviate molte indagini sul fenomeno UFO in tutto il Blocco Occidentale. Ognuna di loro però giungeva sempre alla medesima conclusione: nessun oggetto proveniente da altri mondi o comunque alieno aveva raggiunto la Terra.
Ma per l’equazione dei grandi numeri applicata agli esseri umani, quella che il celebre scrittore Isaac Asimov avrebbe chiamato psicostoria, una negazione ufficiale equivale a un assordante assenso. Chiamatela Teoria del Complotto, mania paranoide o sfiducia nelle Istituzioni: ogni volta che viene annunciata una qualsiasi presa di posizione ufficiale su un qualsiasi argomento, ci sarà sempre un gruppo più o meno numeroso, più o meno grottesco o pittoresco che affermerà sempre l’esatto contrario. Accade con i terrapiattisti, con chi nega l’Olocausto nazista e con gli antivaccinisti tout court.
La crisi economica degli anni settanta, la sfiducia generale nelle istituzioni pubbliche ufficiali che più volte erano state scoperte a mentire, fornirono un ottimo terreno per gli speculatori su cui attecchire. La crisi che colpì molte zone rurali dopo la Guerra del Vietnam spinse molte di queste a cercare nuovi orizzonti economici.
Tutto questo portò ad esempio la comunità di Roswell a investire sul turismo scatenato dalla nota favola sul suo incidente. E più o meno a Marfa, in Texas, avvenne lo stesso: le leggende nate intorno alle sue luci fantasma spinsero l’economia turistica locale ben più di quanto le riprese del film Il Gigante abbiano a suo tempo permesso. In mezzo a tutto questo intanto personaggi assai fantasiosi ne approfittarono per scrivere i loro libri infarciti di storie inverosimili e altre invenzioni condite da un pizzico di complottismo e di segreti nascosti a cui la gente malgrado tutto, credeva.
Ormai assuefatte dalla cinematografia e dalla televisione dove le intelligenze extraterrestri venivano date per scontate, molte persone iniziarono a vedere alieni e navi aliene ovunque. Un tizio presentò una foto di un momento bucolico con due strani oggetti in formazione e ben evidenti ripresi nel cielo sull’angolo superiore destro vicino al bordo asserendo che al momento dello scatto essi non c’erano. Una analisi della foto appurò che non era stato ripreso alcun veicolo alieno ma che qualcuno aveva spillato con la cucitrice il negativo prima dello sviluppo! Ma non solo: nel 1955 un paio di anziane signore asserirono di aver registrato parte di un messaggio radio alieno [4]; una più approfondita analisi rivelò che quel presunto messaggio alieno altro non era che banale codice Morse 2.
Casi come questi ce ne sono tantissimi, ma altrettanti furono anche i casi di imbrogli e di scherzi di burloni che fotografavano piatti lanciati dalla finestra oppure appesi alle lenze da pesca. Con l’avvento dell’hobby dei droni, il fenomeno dei falsi avvistamenti ha raggiunto vette ancor più sublimi: droni travestiti da astronavi aliene con led e diodi laser, e ancora prima lanterne cinesi, razzi di segnalazione e bengala o palloncini di Mylar riempiti di elio. La fantasia in questi casi non ha davvero limite.
In physics, as in much of all science, there are no permanent truths, There is a set of approximations, getting closer and closer, and people must always be ready to revise what has been in the past thought to be the absolute gospel truth. If I might say, to revise opinions, is one which is frequent in science, and less frequent in politics.
Nella fisica, come accade in quasi tutte le altre discipline scientifiche, non esistono verità permanenti. Esiste [piuttosto] un insieme di approssimazioni che si avvicina sempre più [al vero] e la gente deve sempre essere pronta a rivedere ciò che in passato era considerato come verità assoluta. Se mi è permesso dire, ridiscutere delle opinioni è una cosa frequente nella scienza ma meno nella politica.
Carl Sagan
Dovessimo quindi escludere le prese in giro manifeste, i fenomeni naturali o artificiali non riconosciuti e le missioni militari segrete, del fenomeno UFO non rimarrebbe granché. Qualche caso potrebbe ancora sfuggire alla nostra comprensione perché magari potrebbe esserci ancora qualche lacuna nei dati che lo accompagnano oppure che l’investigazione non ha saputo andare oltre un certo punto.
Comunque, come ebbe a raccomandare anche Carl Sagan, la ricerca della vita intelligente extraterrestre, in altre parole Civiltà Tecnologiche Extraterrestri, non va lasciata in mano a uno sparuto gruppo di manipolatori mediatici senza arte né parte. Per questo motivo esistono tutta una pletora di ricerche scientifiche serie che spaziano dall’astrobiologia alle missioni scientifiche su Marte, il Programma SETI e così via.
E come esistono comunità di appassionati per ogni argomento dello scibile umano, come ad esempio gli astrofili per l’astronomia, troverei altrettanto giusto che ci fossero anche degli appassionati del fenomeno UFO purché le loro indagini seguano un rigido percorso scientifico come il peer review.
Come ho sottolineato nel primo articolo di questo mio speciale sul fenomeno UFO, non è mia intenzione affermare che non esista a priori tale fenomeno, quanto piuttosto dimostrare che una rigorosa indagine scientifica e sociale di fattonon è mai stata compiuta e questo mina ormai la credibilità scientifica a questo genere di ricerca amatoriale.
A molti fa comodo lo spauracchio UFO quando c’è da guadagnare raccontando fanfaluche in libri e trasmissioni o quando serve celare un fatto scomodo. Ad altri invece serve qualcosa da sventolare alla bisogna per bollare di antiscientifico chi affronta simili argomenti. Ma questa non è scienza, è la sua negazione.
Ed eccoci qua. ci risiamo. Tra pochissimi giorni si ripresenterà la celebre pioggia meteorica delle Perseidi, conosciuta anche come Lacrime di San Lorenzo.
Il picco è previsto nella notte tra il 12 e 13 agosto, con un tasso medio previsto intorno alle 50 tracce orarie verso le 5 del mattino del 13 agosto per l’Italia Centrale.
Il mio consiglio è lo stesso di ogni anno: trovatevi un bel cielo sgombro da oggetti e da luci cittadine e portatevi una seggiola, una sdraio oppure una coperta per sdraiarvi per non giacere sulla nuda terra e godetevi lo spettacolo che vi offre gratis la Natura.
Purtroppo questo è uno degli anni in cui la Luna Calante sorge piuttosto presto: infatti ella sorgerà alle 23:05 ora locale, vanificando in parte l’osservazione del cielo.
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Fare foto al fenomeno sarà arduo, la presenza della Luna illuminata per il 72% saturerà l’esposizione del cielo piuttosto in fretta, ma se avrete l’accortezza di cercare un posto che vi ripari dalla luce diretta, come una parete di roccia, un muro anche al limite una pianta potreste comunque riuscire a vedere anche qualche traccia più debole.
Quindi mi raccomando: sedetevi o sdraiatevi comodi magari dando le spalle a Est — tanto a guardare verso il punto radiante si vedono solo le tracce più corte e non ne vale la pena, secondo me — e alla Luna, portatevi qualche spuntino e una bevanda, magari calda dentro un thermos (la notte fa — finalmente! — fresco) e una coperta per se dovesse prendervi freddo. Se poi foste un buon bersaglio per le zanzare, non dimenticatevi lo zampirone!
Un aerostato del Progetto Mogul in fase di allestimento precedente al volo. I volti dei tecnici sono stati oscurati per nascondere la loro identità.
Credit: USAF/CIA, 1997
L’ambiente sociale in cui scoppiò il fenomeno UFO era molto particolare. Da un lato gli Stati Uniti avevano vinto una guerra mondiale contro un nemico, almeno inizialmente, tecnologicamente più avanzato. La paura per una rappresaglia nazista era ancora ben viva nella mente degli americani. Ma appena finita la guerra col Giappone grazie a due bombe atomiche, ecco affacciarsi un nuovo e più temuto nemico che fino al giorno prima era stato suo alleato durante la guerra: l’Unione Sovietica.
La fobia per i sovietici spinse gli USA come mai era accaduto nella loro storia a finanziare la ricerca, sia civile che, soprattutto, militare. Nel 1947 il timore che i russi sviluppassero armi atomiche in grado di colpire il suolo americano spinse gli americani a progettare una rete di fonometri ad alta quota per monitorarne i progressi. Tale progetto fu affidato all’università di New York che, basandosi sul concetto che le onde acustiche di una sonora esplosione possono raggiungere l’alta atmosfera ed essere captabili quindi oltre il raggio della curvatura terrestre. Il nome di quell’operazione era Mogul [5].
Tale programma in verità ebbe vita assai breve: troppo costoso e assai poco affidabile.
Operazione Mogul
Nella pratica l’intera operazione consisteva nell’inviare nell’atmosfera superiore tutta una serie di palloni aerostatici che sorreggevano i microfoni con la relativa elettronica. Per i primi test di lancio fu impiegata una boa marina e riflettori ottaedrici per monitorare la posizione delle sonde al posto dei più classici sistemi di triangolazione del radiosegnale (Non c’era posto in aereo per portare i ricevitori!).
Ecco come erano i famosi geroglifici tanto decantati dagli ufologi.
Credit: USAF/CIA, 1997
Il radar del sito di lancio ([fancybox url=”https://www.google.com/maps/place/Holloman+AFB,+NM+88330/@32.8431167,-106.1366451,13z/data=!3m1!4b1!4m13!1m7!3m6!1s0x0:0x0!2zMzTCsDE1JzAyLjAiTiAxMDXCsDM1JzQ0LjAiVw!3b1!8m2!3d34.250556!4d-105.595556!3m4!1s0x86e05c343376eabd:0xaed4091d6eaea12f!8m2!3d32.8438274!4d-106.0990906?hl=en”]Holloman Air Force Base, Alamogordo, New Mexico[/fancybox]) non riusciva infatti a seguire efficacemente il pallone sonda fatto di neoprene — un materiale con una resa molto migliore della comune gomma per i palloni stratosferici, oggi di uso comune per esempio nelle tute da sub (è difficile da tagliare o strappare e torna sempre nella sua forma originale …) ma piuttosto innovativo nel 1947 — e per questo i tecnici fecero ricorso all’ultimo momento ai riflettori radar, commissionandoli a una fabbrica di giocattoli, che usò lo stesso nastro adesivo rosa e viola con motivi fantasia, usato dall’azienda per alcuni loro giocattoli, per rinforzare la balsa usata per costruire i riflettori ottaedrici, del resto molto simili agli aquiloni per bambini.
La sonda n°4 del progetto Mogul partì dalla base aerea di Holloman il 4 di giugno. Come ho cercato di spiegare, le sonde erano ancora nella fase sperimentale, quasi tutto il materiale necessario alla loro costruzione proveniva dal libero mercato, anche il fonorivelatore era una banale boa d’ascolto marina, una AN/CRT-1 [6][7].
Tutto l’impianto della sonda era quindi sperimentale: 20 palloncini collegati in cordata alla distanza di 6 metri l’uno dall’altro (le sonde meteo usavano soltanto un palloncino da 350 grammi), 5 riflettori ottaedrici fatti con carta stagnola (probabilmente una versione del Mylar conosciuto come Terylene, noto anche come PET) e balsa e una boa marina lanciati nell’atmosfera superiore; la storia di copertura della solita sonda meteorologica non avrebbe retto neanche un minuto in caso di incidente.
Una notte buia e tempestosa
[A] large area of bright wreckage made up of rubber strips, tinfoil, a rather tough paper and sticks.
[Una] grande area di brillanti detriti, composti da strisce di gomma, da stagnola, da carta e bastoncini.
There was no sign of any metal in the area which might have been used for an engine and no sign of any propellers of any kind, although at least one paper fin had been glued onto some of the tinfoil.
Non trovammo alcun segno di metallo nella zona che potesse sembrare un motore o qualcosa di simile, anche se c’era un’aletta di carta che aveva incollati alcuni [pezzi] di carta stagnola.
There were no words to be found anywhere on the instrument, although there were letters on some of the parts. Considerable scotch tape and some tape with flowers printed upon it had been used in the construction.
Non trovammo alcuna parola [o scritta] sull’oggetto, sebbene ci fossero delle lettere su alcuni pezzi. Molto nastro adesivo e qualche nastro con fiori stampati erano stati utilizzati nella costruzione.
No strings or wire were to be found but there were some eyelets in the paper to indicate that some sort of attachment may have been used.
Nessuna stringa o filo furono trovati ma c’erano alcuni occhielli nella carta che suggerivano che un qualche tipo di legatura potrebbe essere stata utilizzata.
William “Mac” Brazel
Ed è quello che avvenne il 7 luglio 1947, o uno dei giorni immediatamente precedenti secondo alcune fonti, vicino a [fancybox url=”https://www.google.com/maps/place/33%C2%B058’06.0%22N+105%C2%B014’36.0%22W/@34.1680175,-106.1775067,8.61z/data=!4m5!3m4!1s0x0:0x0!8m2!3d33.968333!4d-105.243333?hl=en”]Roswell, New Mexico[/fancybox], dopo un volo di 145 chilometri dal sito di lancio. Un temporale fece precipitare la sonda Mogul n° 4 senza controllo in un ranch dove poi fu trovata da William Brazel, il rancher della contea di Lincoln che scoprì il relitto (alcune frasi della sua testimonianza sono riportate qui a fianco).
Nulla nel luogo dell’incidente poteva far credere a uno schianto di un disco volante; anche la cordata di palloni era volata via da qualche altra parte mentre quello che fu trovato sul primo sito erano i resti, stando alla prima testimonianza del rancher, che potevano appartenere a qualcuno dei cinque riflettori — in effetti racconta Brazel che tentarono inutilmente di ricomporre quello che pensavano essere un aquilone — e qualche pezzo di neoprene translucido di qualche palloncino distrutto, forse dalla tempesta o forse dalla caduta.
Il resto è una storia che finì lì. Per un paio di settimane i giornali locali dettero spazio alla notizia e anche qualche agenzia internazionale lo fece, come la [fancybox url=”https://ilpoliedrico.com/wp-content/uploads/2017/07/afp9jul1947.jpg”]France Press.[/fancybox]
Comunque, già nel 1952 si era scoperto che i rottami di Roswell erano i resti di un qualche bersaglio radar [8] quasi certamente appartenuto a qualche tipo di progetto militare segreto.
Erano trascorse soltanto un paio di settimane dal curioso racconto di Kenneth Arnold [9] e stava diventando assai comune e sarcastico descrivere tutto ciò che non si poteva riconoscere in cielo con un lapidario “They’re a flying saucers“, un po’ come oggi usiamo ironicamente dire “Sono degli UFO” [1.
Tuttavia poi l’ilarità suscitata da questo argomento portò nel 1950 a Los Alamos durante una pausa pranzo Enrico Fermi a chiedersi: “Where’s Everybody?“] [10].
Trent’anni di silenzio
Comunque fu nel 1978 che la storia di Roswell riprese vigore. Nel paragrafo XVIII di Retrievals of the Third Kind: A case study of alleged UFOs and occupants in military custody [11], il saggista e ricercatore UFO Leonard Stringfield 1 racconta di essere stato contattato da un maggiore dell’Intelligence dell’Air Force , J.M. (Jesse Marcel) che disse di aver partecipato al recupero dei resti di Roswell.
Major J.M. and aides were dispatched to the area for investigation. There he found many metal fragments and what appeared to be “parchment” strewn in a 1 square mile area. “The metal fragments,” said the Major, “varied in size up to 6 inches in length, but were of the thickness of tinfoil. The fragments were unusual,” he continued, “because they were of great strength. They could not be bent or broken, no matter what pressure we applied by hand. The area was thoroughly checked, he said, but no fresh impact depressions in the sand were found. The area was not radioactive. The fragments, he added, were transported by a military carry-all to the air base in Roswell and from that point he was instructed by General Ramey to deliver the “hardware” to Ft. Worth, to be forwarded to Wright-Patterson Field for analysis. When the press learned of this retrieval operation, and wanted a story, Major J.M. stated, “To get them off my back I told them we were recovering a downed weather balloon.” When the major was asked for his opinion as to the identification of the fragments he was certain they were not from a balloon, aircraft, or rocket. He said because of his technical background he was certain that the metal and “parchment” were not a part of any military aerial device known at that time.
[Il] Maggiore J.M. e i suoi assistenti furono inviati nella zona per l’inchiesta. Lì trovarono molti frammenti di metallo e quella che sembrava essere “pergamena” sparsi in un’area di un miglio quadrato.
“I frammenti di metallo”, disse il maggiore, “variavano in dimensioni fino a 6 pollici di lunghezza, ma erano dello spessore della carta stagnola. Questi frammenti erano insoliti”, continuò, “perché erano molto robusti. Non potevamo piegarli o romperli con le mani a prescindere dalla forza che impiegassimo.”
Aggiunse anche che la zona fu accuratamente controllata ma non furono scoperte altre depressioni da impatto sulla sabbia. L’area non era radioattiva. I frammenti furono caricati su un mezzo militare e trasportati tutti alla base aerea di Roswell e il generale Ramey ordinò di consegnare l’hardware a Ft. Worth, per inviarli al Wright-Patterson Field per l’analisi.
Quando la stampa seppe di questa operazione di recupero, chiese [altre] informazioni e il maggiore J.M. dichiarò: “Per levarmi l’impiccio, ho detto loro che stavamo recuperando un pallone meteorologico perduto.” 2
Quando gli fu chiesta la sua opinione sull’identificazione dei frammenti, disse che era certo che non provenissero da un pallone, un velivolo o un razzo. Aggiunse [anche] che a causa del suo background tecnico era certo che quel metallo e la “pergamena” non potessero essere parte di qualsiasi dispositivo aereo militare noto a quel tempo.
Leonard H. Stringfield
Il testimone, J. M., affermò di aver raccolto dal luogo dello schianto dei frammenti di una specie di carta stagnola non più grandi di 15 centimetri, però molto resistenti alla trazione e alla piegatura, tutte caratteristiche del polietilene tereftalato, inventato nel 1941 in Inghilterra col nome di Terylene e brevettato come Mylar nel 1952.
Se effettivamente i riflettori radar fossero stati costruiti con tessuto di polietilene come il Terylene, non ci sarebbe niente di anomalo o di alieno nei resti raccolti dai militari guidati dal maggiore J. M.. Esso era soltanto un materiale inventato pochi anni prima e ancora sconosciuto al pubblico e il suo impiego in un pallone meteo sarebbe sembrato troppo curioso.
Nessuna radioattività, nessun altro cratere da impatto, nessun congegno che possa somigliare a un motore o propulsore. Niente di niente, nessuna prova che una navicella extraterrestre si sia mai schiantata a Roswell quel giorno.
Ma la fantasia dei fuffologi (io scherzosamente li chiamo così, non posso neanche immaginare che le storie da essi raccontate siano anche solo lontanamente verosimili e che possano crederci veramente anche loro) non finisce certo qui, con l’ufino che dopo un viaggio di ben 39.2 anni luce — sì, perché i ‘lieni pensati dai fuffologi vengono da ζ Reticuli! — va a schiantarsi nel bel mezzo del nulla come un autista ubriaco.
Tale nave spaziale, prelevata dai militari, sarebbe stata impacchettata e spedita presso una base militare talmente segreta che non ne esisterebbe traccia neppure negli archivi militari.
Area 51
Tale base è la famigerata Area 51. Qui secondo la mitologia ufologica la nave spaziale sarebbe stata smontata, studiata e riprodotta.
Quei fanatici sono convinti che sia stata l’ingegneria inversa applicata sulla tecnologia dell”UFO a darci oggi i componenti elettronici miniaturizzati, i microchip che controllano anche la nostra lavatrice, i cristalli liquidi delle nostre TV e le altre mille diavolerie moderne. Nulla riguardo a nuovi sistemi di energia e propulsione, su come affrontare i viaggi interstellari o come risolvere i nostri, gravi, problemi di inquinamento che minacciano la nostra specie di più di quanto faccia l’intero arsenale nucleare globale!
Non contenti, questi pittoreschi narratori, hanno aggiunto in seguito ‘lieni morti o moribondi, biopsie segrete sui cadaveri dei suddetti, contatti con specie extraterrestri e alleanze o collaborazioni di comodo occulte, perfino.
Al di la di tutte queste idiozie, la super segreta Area 51 esiste davvero. Non è poi così segreta anche se i vertici militari USA ne celarono l’esistenza fino al 2013.
Anche i programmi svolti in questa base erano talmente segreti e compartimentati che gli stessi ingegneri non avevano coscienza del loro lavoro o di quello dei loro colleghi 3.
L’area in cui sorge la base, i resti di un lago salato ormai asciutto, Groom Lake, è piuttosto lontana da qualsiasi insediamento civile e è un’ottima pista naturale per il collaudo di aerei. Per questo è un sito militare di enorme importanza strategica.
Qui furono sviluppati e testati aerei militari super segreti: il Progetto Acquatone, che portò al primo aereo stratosferico Lockheed U-2, il cui scopo era proprio quello di spiare dall’alto i progressi militari sovietici, nacque proprio qui. Nel 1960 però un missile contraereo russo riuscì ad abbattere uno di questi [12].
Questo incidente causò un ripensamento generale dell’intero progetto, anche se è importante sottolineare che l’U-2, essendo ancora in servizio, resta uno dei velivoli più longevi della storia militare. Così nacque il Progetto Oxcart, che portò alla realizzazione di un nuovo velivolo con capacità supersonica (Mach 3.35) a quota di crociera (23000 metri), il Lockheed A-12. In confronto l’U-2 era quattro volte e mezza più lento 4. L’aereo poteva volare a oltre tre volte la velocità del suono a quote che erano il triplo dei normali aerei di linea di quel tempo, e alcune sue configurazioni non erano verniciate. In sostanza erano interamente lucide tanto da poter riflettere i raggi del sole ed essere visto anche dal suolo. La particolare forma era stata studiata per eliminare gli angoli retti per aver la più piccola impronta radar possibile e questo lo rendeva il velivolo più bizzarro che si fosse visto a quell’epoca. Però presto l’A-12 si rivelò essere un aereo costosissimo e tutto quel calore in eccesso lo rendeva un ottimo bersaglio per i missili a guida termica. Fu così che nacque l’idea di progettare i primi velivoli avanzati con tecnologia stealth come il Lockeed SR-71 Blackbird.
Non voglio qui ripercorrere tutti i progetti ormai non più segreti di tutte le tecnologie nate nell’Area 51. Ma dal gigantesco U-2 al costosissimo A-12, fino ai moderni bombardieri B-2 e altri aerei dalle forme più strane e improbabili, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale con i prototipi del bombardiere Northrop YB-35 (primo volo nel 1946) che riprendevano il concetto del Horten HO-229 nazista, poi nella versione a turbogetto YB-49 dell’anno dopo — curiosamente simile alle descrizioni dei flying saucers di Kenneth Arnold, negli Stati Uniti è stato un gran fiorire di prototipi di velivoli segreti che a occhi non preparati venivano descritti come UFO. Si calcola che almeno la metà di tutti i presunti avvistamenti UFO negli anni ’50 e ’60 siano da imputarsi a velivoli sperimentali segreti, alcuni dei quali li abbiamo visti entrare in servizio attivo mentre altri sono finiti nel dimenticatoio, abbandonati o cancellati.
Guardate la carrellata di alcuni aerei qui sotto, in attesa del gran finale …