Il Grande Ghoul Galattico

Ormai è accertato: le spedizioni verso Marte sono pericolose e nascondono grandi insidie tecniche e – in almeno un caso – balordaggine. Scherzosamente questo è chiamato tributo al Grande Ghoul Galattico, fatto sta che che se un russo o un giapponese mi propone un passaggio verso Marte, cortesemente declino.

- 11/11/2011

È proprio brutto il Grande Ghoul Galattico!

Secondo le stime del NORAD, probabilmente il 26 novembre prossimo la sonda russa Phobos-Grunt 1 ricadrà sulla Terra.
Lanciata solo l’8 novembre scorso, la sonda russa che aveva il compito di raggiungere il satellite di Marte Fobos e riportare sulla Terra un campione di suolo (infatti in russo grunt significa suolo) non ce l’ha fatta a uscire dall’orbita terrestre per una mancata accensione del motore principale dovuta al non corretto assetto di volo.
Non è la prima volta che la Russia fallisce una spedizione verso Marte, anzi, è quasi un miracolo che qualche sonda russa sia riuscita a raggiungere il pianeta rosso.
La lista è molto lunga, basti pensare che su 15 missioni tra il 1960, ossia appena tre anni dopo il lancio del primo satellite artificiale Sputnik)  e il 1988, appena 3 anni prima dello scioglimento dell’Unione Sovietica, solo in cinque raggiunsero Marte, solo quattro missioni restituirono qualche dato e solo una (Mars 5) funzionò per 22 giorni!
Come Federazione Russa ci fu un altro tentativo durante la finestra 2 del 1996 con la  sonda Mars 96, che però finì miseramente nel Pacifico al largo del Perù.
Phobos-Grunt tra l’altro è stato il terzo tentativo russo  di raggiungere Fobos 3: anche le due precedenti fallirono miseramente, anche se riuscirono ad andare poco più in là.

Le missioni americane hanno vissuto invece un discreto successo:  su 17 lanci solo cinque sono i fallimenti: il Mariner 3 (1964) che non si separò dal guscio protettivo di lancio, il Mariner 8 (1971) che finì nell’Atlantico, il Mars Observer (1992) perso nei pressi di Marte, Mars Climate Orbiter (1998) distrutto nell’ingresso dell’atmosfera marziana per un errore tecnico 4,  il  Mars Polar Lander (1999)   di cui si persero i contatti nei pressi del polo australe marziano.

Anche il Giappone ci provò con la sonda Nozomi (1988), ma questa finì per girellare fra Marte e la Terra in un’orbita eliocentrica senza carburante e con le batterie scariche.

All’Europa andò decisamente meglio: del Mars Express (1993) solo il lander Beagle 2 – britannico – è andato purtroppo perduto, l’orbiter invece funziona ancora.

Insomma, il tributo di sonde automatiche al Grande Ghoul Galattico è stato caro, oltre il 60% delle missioni verso Marte è andato perso. È anche vero che l’altro 40% ci ha fatto fare un balzo enorme nella comprensione del pianeta rosso e nella scienza planetaria.
La prossima missione che porterà Curiosity sul nostro vicino ci farà senz’altro sognare ancora, in barba al Grande Ghoul.

AR1339: un grande gruppo di vivaci macchie solari

Credit: Il Poliedrico su immagine del NASA Solar Dynamics Observatory

È appena apparo sul bordo est del Sole il gruppo di macchie solari conosciuto come AR1339.
Esso è uno dei gruppi più grandi finora apparsi sul Sole negli ultimi anni e probabilmente sarà visibile anche con semplici fotocamere dotate di teleobiettivo e con la giusta estinzione di luce all’alba e al tramonto per i prossimi 10-11 giorni 1.

Un gruppo di macchie così  esteso ha anche buone probabilità di generare grandi esplosioni coronali, tant’è che il NOAA stima che ci sia almeno un buon 50% di probabilità che si verichino dei brillamenti di classe M.

Intanto quasi per sottolineare la sua natura vivace, AR1339 si è fatto notare fin dalla sua comparsa sul bordo orientale con magnifico flare  M4 e un lampo in luce ultravioletta subito registrato dal sistema SDO.
Questo CME ovviamente non è immediatamente diretto verso la Terra, ma per gli amici polari saranno visibili splendide aurore nelle prossime ore.

AR1339 sarà sempre più allineato con la Terra col passare dei giorni, sarà in linea verso l’8 del mese. Aspettiamoci delle sorprese.

Mars500: Grande Fratello per Aspiranti Marziani

mars500facility_ITA
1)   quattro moduli abitati interconnessi,
sigillati ermeticamente
2)                                               un modulo esterno,
la “superficie marziana”
3)                            il volume totale dei moduli
abitati è di 550 metri cubi

Contrariamente alla ben più nota –e penosa- trasmissione televisiva, gli scienziati e gli psicologi prendono molto sul serio il comportamento degli uomini costretti a vivere in ambienti ristretti per prolungati periodi di tempo al fine di studiare le complesse interazioni in vista di prolungate missioni spaziali, come una stazione permanente sulla Luna o missioni con equipaggio umano verso gli altri pianeti, ad esempio Marte.

Infatti è proprio da Marte che prende nome questo progetto e 500 sono i giorni che i volontari (in realtà saranno 520) dovranno vivere in un ambiente chiuso e senza contatti con l’esterno eccetto quelli radio, che simuleranno il ritardo nel segnale come se i  volontari stessero davvero viaggiando verso Marte. Non solo, per risparmiare banda, le trasmissioni oltre un certo punto della simulazione si svolgeranno solo in chat, quindi niente videomessaggi come ci hanno abituato i film di  Hollywood ma saranno solo consentite le comunicazioni su una Intranet col centro di controllo dell’Institute of Biomedical Problems (IBMP) dell’Accademia Russa delle Scienze, a Mosca.
Membri della spedizione
I membri sono 6 più una riserva russa:

Diego Urbina (Italo-colombiano, 27)
Romain Charles (Francese, 31)
Sukhrob Kamolov (Russo, 32))
Mikhail Sinecologia (Russo, 37))
Alexey Sitev (Russo, 38))
Alexandr Smoleevskiy (Russo, 33)
Wang Yue (Cinese, 26)

Ci sono stati molti altri esperimenti che simulano l’isolamento totale dell’uomo dalla Terra: tra tutti vale la pena di ricordare Biosfera 2: un ambiente artificiale di 12.700 m2 in cui furono riprodotti addirittura una barriera corallina e un deserto in miniatura per rappresentare la complessità dell’ambiente terrestre. Quell’esperimento  permise di notare un fenomeno totalmente inatteso: l’accumulo incontrollato dell’anidride carbonica nell’atmosfera riprodotta. L’esperimento  non ebbe molta fortuna:  dopo appena 32 giorni infatti questo fallì per le tensioni tra i partecipanti che arrivarono perfino a sabotare le strutture di Biosfera 2.
Ma ci furono anche altri tanti successi nella permanenza dell’uomo in ambienti isolati: le missioni sullo Skylab o sulla stazione spaziale russo-sovietica Mir, dove fu raggiunto Il record di permanenza nello spazio dal cosmonauta russo Valeri Vladimirovich Polyakov: vi rimase infatti per un totale di 679 giorni, di cui 438 (dal gennaio del 1994 a marzo del 1995) in un unico periodo, tant’è che partì come cittadino sovietico e rientrò da cittadino russo.
Anche Mars500 ha dei precedenti: infatti esso è l’ultimo di una lunga serie di esperimenti volta a studiare il comportamento umano durante un viaggio simulato verso Marte, e qui l’esperienza acquisita dai  russi con la Mir è preziosa: queste simulazioni sono promosse  dalla Roscomos (l’Agenzia spaziale russa) e dall’ESA (l’Agenzia spaziale europea) e sono mirati a riprodurre i momenti salienti di una missione su Marte, dal lancio al viaggio vero e proprio, fino all’arrivo e al trasferimento all’interno di una base sulla superficie marziana, al rientro a Terra. La prima fase si svolse dal 15 novembre 2007 al 27 novembre 2007,  per un periodo di 15 giorni, tra l’equipaggio vi era anche una donna: il ricercatore biologo russo Marina Tugusheva (1983) sempre dell’IBMP, esclusa dal secondo test per non creare tensioni sessuali tra l’equipaggio.
La seconda fase tra il 31 marzo 2009 e il 14 luglio 2009, di 105 giorni, non ci fu nessuna donna tra i 6 membri e anche questa missione fu un successo: nonostante gli oltre 3 mesi di isolamento, all’equipaggio il tempo sembrò volare: ”Per quanto possa sembrare strano, qui il tempo vola’, abbiamo la sensazione di essere entrati nel modulo solo due o tre settimane fa”, riferirono i partecipanti entusiasti.
E adesso il 3 giugno è iniziato il terzo esperimento suddiviso in tre fasi: volo verso il pianeta rosso della durata di 250 giorni, discesa e missione al suolo di 3 persone, mentre gli altri rimarranno a bordo della navicella in orbita, e  successivo rientro sulla Terra per altri 230 giorni.
La vita a bordo di Mars500 non sarà affatto facile: con le scorte limitate, il cibo che è lo stesso della Stazione Spaziale Internazionale e che si potranno lavare nella sauna con salviettine umide; le giornate dell’equipaggio saranno scandite in modo artificiale, senza la luce del giorno e senza notti, ma solo dai turni di lavoro e dagli appuntamenti per il pranzo e la cena. La percezione del tempo è solo una delle prove psicologiche che dovranno essere affrontate. Comunque il tempo di bordo sarà equamente diviso tra lavoro, tempo libero e riposo,  con il solito week-end libero. Hanno anche tanti film, libri, giochi, strumenti musicali e di intrattenimento. Gli astronauti dovranno dimostrare anche che sapersela cavare da soli nella manutenzione e nelle riparazioni di bordo: sarà concesso aiuto esterno solo per situazioni eccezionali di grave pericolo, il successo dell’esperimento è demandato anche alla capacità dell’equipaggio di saper far fronte agli incidenti in volo.
Ci sono moltissime altre cose da dire su questo esperimento, le potrete trovare direttamente sul sito dell’ESA a questo indirizzo e in vista delle vacanze estive non dimenticate questi giochini per i più piccini qui, ma che potranno servire anche i più grandi per dimostrare le loro capacità spaziali.

Allarme Globale, nessun Grande Accordo? ((Global Warming: No Big Deal?)

Questo è un articolo di David Ropeik apparso sulla rivista «The Atlantic» a questo indirizzo: http://www.theatlantic.com/science/archive/2010/03/global-warming-no-big-deal/36835/, nei limiti delle mie capacità ne ho fatto la traduzione sperando che vi sia gradita.  Buona lettura.

La maggioranza  delle  persone  di  questo  mondo  concordano  sul  fatto  che  il  clima  della  Terra stia cambiando davvero in modo drammatico, che l’attività umana  ne sia almeno in parte la causa, e che noi dovremmo agire subito per risolvere il problema. Ma quando viene chiesto alle persone circa la loro disponibilità personale di fare qualcosa come pagare di più per la benzina o elettricità, oppure moderare il proprio stile di vita sociale la maggioranza si trasforma in una minoranza. Perché? I fatti sono i fatti, giusto? Beh, non proprio. Come è rischioso pensare che dipenda dal modo in cui  tali fatti siano percepiti. Le persone tendono a non preoccuparsi troppo dei rischi quando ritengono che non possano accadere a loro. Questo spiega il divario di percezione sui cambiamenti climatici. Si consideri un sondaggio dai cambiamenti climatici, una ricerca dello scienziato Anthony Leiserowitz di Yale. Nel sondaggio è stato chiesto agli americani:

Chi saranno i più colpiti dai cambiamenti climatici?

Gli intervistati ha dichiarato che il cambiamento climatico inciderebbe soprattutto:

• specie animali e vegetali: il 45 per cento
• Le future generazioni di persone: 44 per cento
• La gente nei paesi in via di sviluppo: il 31 per cento
• Le persone in altri paesi industrializzati: il 22 per cento
• La gente negli Stati Uniti: il 21 per cento
La vostra comunità locale: il 13 per cento
La vostra famiglia: l’11 per cento
personalmente: il 10 per cento

Quanto ti preoccupa personalmente il riscaldamento globale?

Meno della metà degli intervistati è “molto” preoccupato dai cambiamenti climatici vedendoli come una minaccia personale in Francia (46 per cento), Turchia (41 per cento ), Germania (30 per cento), Indonesia (38 per cento, in una nazione che comprende 6.000 isole abitate (in serio pericolo, ndt), Gran Bretagna (26 per cento), Cina (20 per cento) e, fanalino di coda, gli Stati Uniti (19 per cento)

A questo sondaggio, circa la metà degli americani e un terzo di cinesi ha risposto che non avevano paure personali sui cambiamenti climatici. Poi c’è il divario tra i credenti e non credenti. Alcuni guardano i fatti e vedono un potenziale disastro, mentre altri vedendo le stesse prove considerano il cambiamento climatico una bufala. Da dove viene questa differenza di percezione? Questa ha origine  nel momento in cui la cognizione “cultura del rischio” entra in gioco. Le decisioni da prendere su un tema come il cambiamento climatico saranno in parte un riflesso del diverso atteggiamento di base sulla società ideale. Si preferisce una società gerarchica, con linee decise di autorità e che regoli le classi economiche e sociali? Una società egualitaria, libera di imporre limitazioni economiche e sociali? Una società individualista, con scarso coinvolgimento del governo? Opure un modello di sistema comunitario, con il governo e società impegnati insieme per risolvere i problemi?I gerarchici sono spesso negazionisti del cambiamento climatico, perché le soluzioni al problema minacciano la status quo economico con il quale sono a loro agio. Gli individualisti, che, di regola si oppongono agli interventi di governo che le soluzioni al cambiamento climatico richiedono, tendono a negare il problema. Egualitari e comunitaristi, d’altra parte, in genere credono fortemente nella minaccia del cambiamento climatico, in quanto le soluzioni sfidano radicate strutture economiche e richiedono uno sforzo più importante del governo  e/o un  intervento sui costumi della società che siano in direzione del modello sociale auspicato da loro.

Le anomali perturbazioni che hanno colpito gli Stati Uniti (e l’Europa, ndt) sono un ottimo esempio di come questi fenomeni siano percepiti. I gerarchici e gli individualisti (politicamente rispettivamente l’area conservatrice e libertaria) hanno sostenuto che la recente nevicata a Washington DC smentisce il riscaldamento globale, mentre egualitari e comunitaristi (politicamente i liberali e progressisti) hanno sottolineato come la stessa neve insolitamente abbondante sia prova del fatto che il clima globale sta cambiando. Non si tratta di fatti, sono sono solo armi di una guerra tribale più profonda.

Nella cultura di guerra, la psicologia di base della percezione del rischio fornisce armi aggiuntive per entrambe le parti. In generale i rischi per i bambini per esempio, evocano più paura degli stessi rischi se questi minacciano solo gli adulti. Così, al fine di alimentare le preoccupazioni, quelli preoccupati per il riscaldamento globale sottolineano che saranno i nostri figli a soffrire di più se non riusciremmmo ad agire. E poiché le conseguenze delle azioni umane spaventano di più dei pericoli naturali, viene spesso sottolineato come il cambiamento climatico è prodotto dall’azione umana. I negazionisti del cambiamento climatico, d’altro canto,  suggeriscono che, se il clima sta cambiando, le cause possono in realtà essere naturali, il che rende il rischio più accettabile. E utilizzare gli eventi recenti, come le email trafugate agli scienziati del cambiamento climatico, o un errore rispetto al tasso di scioglimento dei ghiacciai della catena dell’Himalaya, per minare la fiducia in tutta la scienza dei cambiamenti climatici, dal momento che la fiducia gioca un ruolo importante nella percezione  maggiore  del rischio.

Ancora una volta, non si tratta di fatti. Ogni lato è intuitivamente giocato nel subconscio, dove i diversi fattori psicologici fanno percepire più o meno paura.Cosa significa? Discutere sulla questione se il cambiamento climatico sia un fatto reale (in cui il ruolo umano è importante, ndt) e la mancanza di un senso di pericolo personale, anche tra la maggioranza che conviene che invece lo sia (per sostenere le sue tesi, ndt), produce un’idea indistinta del pericolo. Come risultato, la volontà dell’agire sociale rimane debole, il che significa che il rischio politico per un leader di governo ad agire globale rimane alta. Affrontare la sfida del cambiamento climatico, quindi, richiede una comprensione non solo del clima fisico della terra, ma anche del clima psicologico delle nostre percezioni.

(per approfondimenti vedere il mio precedente articolo Meteorologia e riscaldamento globale, ndt).

David Ropeik è un istruttore presso la Harvard School of Continuing Education.