Riforma Costituzionale

La lucetta che indicava l’attività del sistema lampeggiò una, due.. tre volte.
Il brusio degli hard disk e delle ventole di raffreddamento diventò d’un tratto, quasi assordante.
Sul vecchio e polveroso monitor a fosfori verdi, fornito da un elettrotecnico di Cassano Magnago, lampeggiava una inquietante scritta:
«Richiesta di conferma all’esecuzione dell’operazione»
«Vuoi continuare [si/no]»
una manina grassoccia e un po’unta schiacciò un tasto grosso come un turacciolo di colore verde…
La scritta cambiò:
«Inserire il suporto contenente il software di aggiornamento»
«Premere F1 per l’aiuto in linea»
La solita manina premette il tasto F1, non capiva cosa si intendesse per supporto.
Lo schermo vomitò una lunghissima serie di caratteri che dicevano:
«Per supporto si intende un qualsiasi mezzo che possa contenere il software di aggiornamento»
«questo supporto può essere inteso come un dischetto da 5,4 pollici detto anche floppy»
«oppure un disco un po’ più piccolo detto dischetto o floppino»
«oppure un compact disk o un digital versatile disk»
«oppure una chiavetta o un hard disk esternidotati di porta USB 1.0 o superiori»
«WARNING — ATTENZIONE»
«Per supporto dati può essere usato un casco neuronale per sfruttare il cervello umano come supporto multimediale (SPERIMENTALE – LEGGERE ATTENTAMENTE LE ISTRUZIONI RIPORTATE SUL MODELLO)»
L’ometto della manina si guardò in giro una buona mezz’oretta, per essere sicuro di fare le cose per bene. Non aveva nessun floppino o disco e la sua chiavetta era piena di foto di mezzibusti presi dalla vita in giù, soprattutto di donne, non aveva mai capito perché a lui le foto venivano così. Poi notò un a specie di cuffia da cui partivano centinaia di filini che finivano ammazzettati dietro al computer; c’era sopra un’etichetta appiccicata scritta da mano: insicura:
“COSO NEURO NALE – USARE CON LA TENZIONE – non è buono per scolare la pasta perché si prendono la scossa”
L’omino si disse: «L’idea è mia, quindi sò cosa devo fare!»
si mise il coso in testa e si accorse che gli andava stretto, la fluente chioma che lo faceva sembrare più alto era di ostacolo al suo progetto, non c’era tempo di andare da un parrucchiere, poi erano le 3 di notte e doveva finire a tutti i costi prima dell’alba, quindi se la tagliò col suo inseparabile coltellino svizzero che aveva anche un paio di forbicine. Quando ebbe finito, riprovò: ora il casco era ancora stretto, ma ci stava sulla sua testolina ormai pelata.
«Tanto ricrescono» pensò, «un sacrificio val bene il mio contributo».
L’omino premette ESC per tornare al menù principale e continuare la sua opera; digitò “SI” alla richiesta di conferma.
Le luci della stanza si affievolirono e il rumore delle ventole e degli hard disk diventò infernale; le lucette di sistema lampeggiavano come i fulmini in una tempesta tropicale, sul monitor apparve una inquetante scritta:
«Aggiornamento della Costituzione Italiana del 1/1/1948 in corso… 0%»
«Modifica dell’articolo 1 in corso… 0%»
«Impossibile continuare…»
«Errore del supporto di aggiornamento. No media found….»
«Retry – Abort – Ignore»
L’ometto infuriato schiacciò la R diverse volte, senza effetto. Quindi tentò di passare oltre con la lettera I, ma il messaggio d’errore non scomparve: anzi questo si moltiplicava ogni volta che l’omino premeva R o I.
Alla fine, stremato, guardò l’orologio sulla parete che indicava le 06:48 e capì di aver perso la nottata per niente; premette la A nel tentativo di annullare l’aggiornamento, ma l’azione gli fu fatale: un feedback dal computer al casco lo fulminò.
Mezz’ora dopo due uscieri trovarono il corpo del piccolo menestrello veneziano con una passatoia in capo e rivolto all’altro uno disse:
«te l’avevo detto che non era bbuona per scolare la pasta?»

Umile preghiera di un Uomo saggio

O Signore, la cui voce sento nei venti
e il cui respiro dà vita a tutto il mondo, ascoltami.
Vengo davanti a te, uno dei tuoi tanti figli.
Sono piccolo e debole:
ho bisogno della tua forza e della tua saggezza.
Lasciami camminare tra le cose più belle
e fa’ che i miei occhi ammirino il tramonto rosso e oro.
Fa’ che le mie mani rispettino ciò che tu hai creato,
e le mie orecchie siano acute nell’udire la tua voce.
Fammi saggio,
così che io conosca le cose che tu hai insegnato,
le lezioni che hai nascosto in ogni foglia, in ogni roccia.
Cerco forza,
non per essere superiore ai miei fratelli,
ma per essere abile a combattere
il mio più grande nemico: me stesso.
Fà che io sia sempre pronto a venire con te,
con mani pulite e occhi diritti,
così che quando la vita svanisce
come la luce del tramonto,
il mio spirito possa venire a te senza vergogna.

Preghiera di Yellow Lark, Capo Indiano Sioux

Lasciate che vi racconti una storia:

C’era una volta un giovanotto che s’era diplomato per corrispondenza e che voleva fare il cantante.
Dopo soli due dischi (“Ebbro (boogie woogie)” e “Sconforto (rock-slow)”) gli fu imposto dalle guardie venatorie alpine di cessare immmediatamente la carriera: infatti gli animali, quando sentivano queste canzonette, fuggivano dalle montagne trovando più sicure le autostrade della grande pianura, mentre le trote e i salmoni si rifiutavano di risalire i fiumi, preferendo la più salubre laguna veneta.
Dopo un po’ l’ebbro cantante trovò la prima moglie (questa dirà poi che sposarlo è stata la più grande jattura mai capitatale),  usciva tutte le mattine di casa con la valigetta del dottore (dicendole “ciao amore, vado in ospedale”) senza essersi però mai laureato (gli mancavano infatti 11 esami, lo sfigato).
Comunque il nostro (per nostra sventura) riuscì a riprodursi (forse per mitosi o forse adottando una trota) lasciandoci un ignorantello antropomorfo a proseguire le sue eroiche gesta ….
ma gli italiani non vissero felici e contenti per i succcessivi 30 anni

Oggi 24/5/2011 sono finalmente riuscito a trovare le due canzoni della storia: sono queste, ma mi raccomando, ascoltatele a vostro rischio e pericolo,  gli animali, e forse anche i vostri vicini di casa, potrebbero aggredirvi…

 

 

Il patto dello scorpione

Uno scorpione camminava sulle rive di un fiume cercando il modo di attraversarlo. Ad un certo punto vide una rana nuotare nel fiume e subito la chiamò: “Fammi salire sul tuo dorso, e accompagnami sull’altra sponda del fiume, altrimenti non potrò mai attraversarlo.” “No” rispose la rana “so bene che mi pungeresti e morirei in pochi secondi”. Ma lo scorpione replicò: “Non ti pungerò: se lo facessi mentre siamo nel fiume morirei anch’io annegato”.
La rana si fece convincere e permise allo scorpione di salire sulla sua schiena. Quando erano a metà del percorso, lo scorpione punse la rana, che subìto iniziò a perdere le forze. Prima che il veleno la uccidesse del tutto chiese allo scorpione: “Perché l’hai fatto? Adesso moriremo entrambi.” “Io non volevo farlo” rispose lo scorpione “ma è la mia natura.”

 

Oramai la situazione politica in Italia è precipitata talmente in basso che non può più risollevarsi da sola; la politica è riuscita a stravolgere il significato stesso delle parole, ad appropriarsi di concetti fondamentali come giustizia e libertà, amore e bellezza.
L’operazione è riuscita talmente bene che oramai il cittadino italiano medio non si rende conto che è stato spogliato via di tutto, anche e soprattutto dei suoi più fondamentali diritti costituzionali come il diritto ad un’esistenza dignitosa, all’eguaglianza sociale al momento della nascita, a un’istruzione e una sanità paritaria, ridotto oramai a un termine nell’equazione economica italiana. Il termine stesso consumatore denota l’attenzione che si volge a quell’entità che prima di tutto è un Individuo, una Persona con esigenze ed emozioni.
Gli stessi operai che sono licenziati perché costa troppo mantenerli al lavoro, sono gli stessi che vengono tartassati perché la macchina burocratica italiana non si fermi, sono gli stessi che si vedono continuamente aumentare il prezzo dei beni primari necessari alla sopravvivenza, con un governo -questo- che vuole privatizzare anche l’acqua.
Apparentemente tutto questo ha origine dall’attuale leader italiano Silvio Berlusconi ma secondo me è troppo facile e riduttivo interpretare così le cause che sono alla base del declino italiano. Credo piuttosto che tutto abbia avuto inizio, se mai ce ne fosse stato uno, dalla mancata piena attuazione della Costituzione Italiana del 1948 durante l’intero arco della storia repubblicana. Uno dei principi cardine è l’articolo tre che recita:

 

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese

 

Quindi parlare di riforme costituzionali quando la stessa non è mai stata applicata nei suoi principi fondanti è un non-sense, ma c’è un motivo perché fosse così. La piena attuazione della seconda parte di quest’articolo sarebbe stata di ostacolo ai poteri economico-politici, in primis a quelle strutture che si erano sapute riciclare ed erano sopravvissute all’era fascista. Era necessario che in contrapposizione al partito comunista (il PCI) più grande del blocco occidentale ci fosse un partito borghese (la DC) capace di tenergli testa, anche con mezzi poco leciti.
Tra questi c’erano i finanziamenti occulti alla DC da parte dei servizi segreti americani (in contrapposizione ai finanziamenti sovietici al PCI) e il voto di scambio per ottenere numeri, quindi voti, importanti. All’epoca era quindi tutto lecito, anche l’eliminazione di personaggi scomodi come Enrico Mattei, reo di voler rendere l’Italia un paese energeticamente indipendente e il delitto Moro, reo questo di voler cercare un’alleanza col partito d’opposizione, il PCI.
Mentre il PCI cercava e trovava consenso nelle fabbriche tra gli operai, diretti discendenti dei contadini, la DC trovava nelle regioni dell’Italia meridionale, il suo bacino elettorale, grazie anche al meccanismo del voto di scambio e a rapporti con figure ambigue nate con la liberazione della Sicilia dall’esercito anglo-americano. Le altre forze politiche erano troppo piccole per assumere un ruolo espressivo al momento, per cui possiamo tranquillamente affermare che il bipolarismo già c’era all’inizio della storia repubblicana, ma mancava solo una cosa: l’alternanza di governo.
Il benessere sociale dovuto al periodo della ricostruzione dei danni della seconda guerra mondiale, alla scommessa sul mercato interno e l’onda lunga dell’opera d’imprenditori come Mattei e Olivetti, resero il traguardo della piena attuazione dell’articolo terzo quasi una cosa scontata, ma non fu così: in contrapposizione ai movimenti sessantottini, alle conquiste sociali come una legge sul divorzio e l’aborto, quest’ultime invise dal Vaticano, si contrappose una stagione del terrore in cui pezzi importanti dello Stato, giocarono nel campo avverso, ossia contro lo stesso Stato.
Questo culminò con il delitto Moro, ma intanto grazie alla stagione del terrore, il cui scopo era quello di eliminare le frange più estreme della società, gli attuatori di questa fase ebbero modo di intrecciarsi fra loro definitivamente e di organizzarsi in quella struttura parallela allo Stato conosciuta come Propaganda Due (P2) capitanata da Licio Gelli, imprenditore aretino con contatti importanti con le dittature sudamericane e con i servizi segreti di altri paesi. Il suo piano di Rinascita Democratica prevedeva la ristrutturazione dello Stato andando contro al dettato costituzionale con l’apparente scopo di una maggiore efficienza, ma in realtà con l’obbiettivo di restaurare le classi sociali in base alla loro ricchezza, l’impoverimento dell’appena nata classe borghese e il ridimensionamento del potere operaio, il censo più basso.
L’occasione fu data proprio dalla classe politica ufficiale, che a fronte della necessità di non permettere al PCI di salire al governo del paese, non si era mai rinnovata in quarant’anni (salvo fino all’apparizione di un partito fino ad allora marginale come il PSI che, con un segretario abile ma avido come Bettino Craxi), si era incancrenita e corrotta alla guida del Paese. La fine del blocco sovietico e la dissoluzione dell’URSS fecero mancare i finanziamenti al PCI, il quale si adattò assai rapidamente a quello che oramai era il Sistema Italiano, arrivano perfino nel 1991 a cambiare nome (PDS), nomenclatura e base di riferimento: se prima il PCI guardava al mondo operaio, adesso si spostava verso gli interessi di una fascia più colta e ristretta di intellettuali e borghesi in nome del rinnovamento, lasciando scoperte frange importanti del mondo operaio, che furono poi raccolte da un nuovo movimento  secessionista nato nel 1990, la Lega Nord (infatti, non di rado coesisteva nel mondo operaio l’abitudine delle due tessere:  quella del più grande sindacato di sinistra, la CGIL, e la tessera del partito leghista).
La magistratura italiana intanto scoperchiava il fronte della corruzione politica azzerando l’intera classe politica; in qualche modo gli eredi del PCI si salvarono perché non avevano avuto abbastanza tempo ad adattarsi definitivamente alla prassi politico-clientelare, anche se alcuni elementi della corrente migliorista, vicina al PSI, ne fu colpita.
Nel frattempo avvennero due fatti importanti: approfittando del caos politico conseguente all’operazione Mani Pulite, la finanza internazionale riuscì a distruggere la terribile concorrenza dell’l’IRI, un colosso da 67 miliardi di dollari di fatturato col controverso episodio del Britannia combinata alla speculazione di George Soros, avviando così la dismissione dell’intero sistema industriale italiano. Questo caos distrusse quindi non solo una classe politica corrotta, ma azzerò anche il tessuto industriale del paese che si era creato nel dopoguerra consegnando il paese a quei personaggi che erano riusciti a sopravvivere a Mani Pulite anche grazie alla P2, solo apparentemente sopita. Il piano di Rinascita Democratica inizia a compiersi.
Vi ricordate dello scorpione e della rana? La classe politica e imprenditoriale, ormai sempre più autoreferenziale, sta cercando di auto perpetuarsi togliendo al popolo anche la possibilità di scegliersi la classe dirigente grazie ad una legge elettorale ad hoc, non esiste più un tessuto industriale che sia di sostegno all’economia reale, ormai è lo scorpione che a dorso della rana (l’Italia) cerca di attraversare il fiume ma che nel frattempo la morde: la fine di questa classe (anti) politica coinciderà solo con la fine dello Stato se nel frattempo non sarà trovato l’antidoto al veleno mortale.

Una nuova speranza

Il fatto che Berlusconi ricopra un ruolo istituzionale che gli dia il potere di far approvare leggi che nel frattempo lo assolvino anche dai reati commessi, non implica affatto che debba usarlo. Ad esempio la depenalizzazione del falso in bilancio, reato di cui era accusato, se da un lato ha salvato alcune migliaia di artigiani e imprenditori (tra cui lui), dall’altra ha creato un danno a milioni di altri cittadini, tra cui altri artigiani e imprenditori (non lui) che hanno sempre pagato le tasse; questo discorso sii estende a tutte le altre leggi ad personam o ad aziendam (vedi il recente caso con Sky o la legge Gasparri): beneficio per pochi (tra cui lui) e scapito per gli altri (non lui)
Quando mani pulite scoppiò, tra gli accusatori che volevano un Parlamento pulito, c’erano moltissimi che adesso stanno (per fortuna per ora invano) santificando Craxi; lo stesso Berlusconi elogiò e poi invitò nel suo primo governo Di Pietro, lo stesso Berlusconi che ha dato mandato ai suoi figuri (Feltri, Bel Pietro e Signorini) di screditarlo; a questo fuoco mediatico si è adesso unito il Corriere della Sera che tira fuori presunte foto compromettenti di Di Pietro che in realtà non facevano allora, come non fanno ora, nemmeno cronaca. Lo stesso Corsera che qualche mese fa pubblicò lo scoop della D’Addario, se quello era solo gossip allora, perché non deve esserlo oggi per le foto di Di Pietro? Eppure la D’Addario si era introdotta nella casa privata di un primo ministro armata di registratore, provate ad immaginarvi Gordon Brown che si porta una prostituta col registratore a Downing Street…., mentre Di Pietro è andato a cena con altre persone tra cui Contrada, ma che anche se fosse stato indagato, ancora non aveva nemmeno ricevuto l’avviso di garanzia, come se voi capitaste a una cena di amici tra cui uno è spacciatore a vostra insaputa! Un primo ostacolo a Mani Pulite fu il decreto Conso, seguito poi da altre iniziative politiche che impedirono al pool di Milano di finire il lavoro iniziato con Mario Chiesa, quindi vedere nel’incompiutezza dell’opera un disegno criminoso è semplicemente ingenuo. Piuttosto un disegno criminoso lo evidenziò la commissione Anselmi su Propaganda 2 e sul piano di Rinascita Democratica di Licio Gelli, ma ovviamente di quello non si parla, del Affare Britannia che riunì il gotha dell’economia italiana con i banchieri inglesi che decretò la fine delle Compartecipazioni Statali e l’avvio delle privatizzazioni selvagge, l’incauto tentativo del governatore Ciampi di resistere a Soros che faceva affondare la sterlina e la lira facendole uscire dallo SME per deprezzare le aziende statali che dovevano essere privatizzate, ma di questi progetti criminosi nessuno ne parla; della distruzione sistematica dell’istruzione pubblica che dovrebbe essere salvaguardata dalla Costituzione, ma che è stata distrutta in questi ultimi vent’anni, a cui certo Berlusconi attraverso i suoi ministri della istruzione non è immune, ma nemmeno il governo D’Alema con la concessione delle parificazioni tra scuola pubblica e la privata cattolica non fu da meno, ma di tutto questo non si parla: si sente dire che dobbiamo investire in ricerca e poi si toglie la Geografia dall’insegnamento alle superiori accorpandolo allo studio della Storia, ma togliendo le ore settimanali di scuola e tagliando i fondi: fra un po’ dovremmo comprare i brevetti all’estero come attualmente fanno i paesi del terzo mondo, ma comunque dovremmo finanziare le madrasse vaticane per i nuovi fondamentalisti cristiani di domani…
No, nei fatti Berlusconi e D’Alema, dx e sx si equivalgono nel compito di demolizione dell’Italia, la distinzione classica dx e sx non ha più senso, se mai ne avesse avuto uno. Questa finta divisione serve solo a far scannare la gente convinta di essere ognuno nel giusto dalla parte sua, come un a partita di calcio, non troverai mai un tifoso obiettivo che ammetta un fallo della sua squadra; io a questo stupido gioco non ci stò, e quindi me ne tiro fuori.
Io spero e mi auspico una classe Politica nuova, che anteponga il benessere di tutti alla ricchezza di pochi, Berlusconi voleva sembrare il nuovo ma ha dato riprova del suo completo disinteresse ai problemi italiani occupandosi solo dei suoi interessi anche a scapito del benessere collettivo e la sx italiana quando ha governato ha fatto la stessa identica cosa (lo disse anche Violante in parlamento) , e constato ogni giorno sempre di più persone anche nel centro-dx che concordano con me: questa classe (anti)politica tutta deve essere cortesemente invitata a farsi da parte e lasciare le nuove generazioni non macchiate dai troppi compromessi alla guida del paese, solo così ci potrà essere un nuovo Rinascimento, altrimenti sarà il nostro Medioevo prossimo venturo.

Critiche all’italico sistema

I componenti della nostra classe dirigente fanno di tutto fuorché occuparsi dello stato inteso come nazione, ma come stato sociale (il loro), si difendono tra loro, si autotutelano e si autoassolvono dei loro crimini. Il fatto che ci siano 18 condannati in via definitiva in Parlamento e che questi legiferino sulla liceità o meno della condotta di 60 milioni di persone ne è la riprova. Quando abbiamo personaggi ondivaghi che saltano da una parte all’altra dell’Emiciclo, non sono loro delle banderuole, ma le due parti (destra e sinistra) che si equivalgono pur cambiando nome. Per difendere il loro ruolo, che essi si sono presi, hanno disarticolato ogni sistema di partecipazione cittadina col voto bloccato, magari per poi inventare gazebo e finte primarie per darsi una parvenza di democraticità.
E quando un’indagine sta per mostrare il marciume, il clientelismo e lo spreco ecco, prima si facevano esplodere le autostrade, ora si bloccano le intercettazioni e si demonizzano i giudici alla TV e nei giornali, salvo per poi gridare contro l’immigrato o lo stupratore, veri strumenti di distrazione di massa, come il calcio, il grande fratello e le veline.
Ogni governo (dx o sx) taglia e distrugge la scuola da oltre vent’anni col risultato che i giovani neolaureati o accettano un miserrimo posto da centralinista di call center co.co.pro o vanno all’estero a fare quello per cui hanno studiato: in media uno studente costa allo Stato dalle elementari alla laurea intorno alle 500.ooo euro per poi venireabbandonato a sé stesso, lasciandogli come alternativa l’emigrazione all’estero o concorsi più o meno pilotati per posti spesso mal retribuiti; infatti riducendo la spesa per la ricerca viene mandato via deliberatamente quello che serve ad una nazione, specie in un momento di crisi economica, ossia la capacità di innovazione, un nuovo Rinascimento.
Invece di aiutare e motivare i ragazzi a contribuire alla rinascita di questo paese anche con incentivi economici, diamo (altri) aiuti alla Fiat (che ha sempre privatizzato gli utili e nazionalizzato le perdite) perché l’auto è un cardine centrale dell’economia italiana. Benissimo, ma perché non vengono legato gli aiuti all’obbligo di ricerca verso forme di trasporto meno inquinanti: quanti si ammalano di cancro per inquinamento nelle metropoli e finiscono a carico del S.S.N.? quanti milioni di euro si potrebbero reinvestire?
È di queste ore la proposta del ministro del lavoro Sacconi di introdurre degli stages di apprendistato (in realtà lavorativi) fin dall’età di 15 anni per aggirare surrettiziamente l’età minima lavorativa che in Italia coincide con la fine della scuola dell’obblico, cioè 16 anni. Una proposta per ceri versi assurda, se si pensa alla disoccupazione giovanile e quella fascia non più produttiva ma che ancora non ha maturato il diritto alla pensione.
Ma se guardiamo bene, tutto questo accanimento su ciò che è pubblico è funzionale a un controllo totale del pensiero e della persona, una persona istruita, ma anche solo curiosa che si pone delle domande, è vista come pericolosa, la democrazia, la libertà e la giustizia sono concetti giudicati pericolosi. Per questo viene continuamente attaccata la nostra Costituzione: essa è come il sistema immunitario del Paese, scardinarla vuol dire distruggere il Paese e rinnnegare chi è morto per essa.
Allora ecco che il cittadino viene reso schiavo con le tasse, in perenne debito con sé stesso tramite il debito pubblico in costante aumento, con il controllo dei media principali perché non pensi ma anzi arrivi ad osannare chi lo riduce in braghe di tela, con la distruzione dell’istruzione pubblica perché l’indottrinamento dei media possa fare presa e non possa avere strumenti per pensare.
Per questo non arriverà mai una banda larga per Internet in Italia, per questo il WiMax è stato bloccato e non vedrà mai la luce, per questo la cogenerazione di energia è di fatto disincentivata, l’acqua viene privatizzata: a tutto ciò che è democratico non deve essere permesso di essere.
Una volta le dittature si muovevano con la repressione e la superstizione, oggi il ruolo della repressione è stato relegato come ultima risorsa, la prima è la disincentivazione dell’informazione come fonte di conoscenza: il recente equo compenso esteso a tutte le memorie di massa ha questo scopo: rendere sempre meno appetibile la tecnologia, renderla un lusso alla portata di sempre meno persone. Una telecamera o un cellulare o un palmare sono visti come strumenti del dissenso e siccome non possono essere proibiti, se ne disincentiva l’acquisto.
L’acqua pubblica genera dissenso politico: una amministrazione comunale inefficiente può essere mandata a casa dagli elettori, ma questi non hanno alcun potere nei confronti dei consigli di amministrazione di una SpA (che spesso sono nominati dagli stessi politici) che opera in regime di monopolio, per questo in Puglia si sta scatenando un’inferno sui candidati regionali: da una parte c’è chi vuol mantenere pubblico uno degli acquedotti più grandi d’Europa e chi invece lo vuol dare in gestione ai privati…
Lo sfruttamento di risorse energetiche alternative estremamente diluite come l’energia solare potrebbe avere un ruolo importante per lo sviluppo economico del paese, a patto che o piastrelliamo la Puglia con una immensa centrale solare o redistribuiamo la produzione energetica sulle case degli italiani, sui capannnoni industriali etc. Ma così si impedirebbe alle lobby energetiche (ENI-ENEL in primis) di fare utili e di acquistare consenso (!) presso i politici ed eccco quindi rispuntare una tecnologia pericolosa per l’ambiente forse più dei combustibili fossili: il nucleare.
l nucleare: ma questi politici hanno una vaga idea dei costi di questa fonte energetica? Senza incentivi statali e considerando i costi del processamento e stoccaggio del combustibile esausto il costo per ogni kWora è improponibile per il mercato anche col petrolio a 200 dollari al barile e siccome non abbiamo più questo tipo di tecnologia, nonostante fosse stata inventata da brillanti menti nate in Italia come Enrico Fermi Ettore Majorana etc., essa è stata riacquistata dalla Francia con denaro pubblico italiano, che si sarebbe potuto reinvestire in ricerca e sviluppo di energie alternative, come appunto l’eolico e il fotovoltaico, prendendo esempio dalla Germania che nonostante un tasso di insolazione annua nettamente inferiore a quello italiano ha messo a regime e tuttora investe molto di più di noi nel fotovoltaico

Licenze


Cosè il Copyleft
Ho vissuto già in passato il dibattito sulle licenze copyleft nell’ambiente GNU/Linux fin dalla fine degli anni ’90. Sviluppatori di tutto il mondo che passavano parte del loro tempo a discutere su come e cosa rilasciare del loro lavoro di programmazione agli altri, le discussioni interminabili sul contributo di Richard Stallman volto allo studio di licenze che impedissero alle aziende di accaparrarsi ingiustamente del lavoro di programmatori indipendenti, l’attenzione ai limiti del maniacale sulle sfaccettature delle licenze presenti sul piano giuridico per impedire che aziende con stuoli di avvocati potessero beffare gli inventori di un algoritmo che faceva loro gola senza per questo riconoscere la paternità dell’opera.
Per questo i miei lavori (pochi per il vero) li ho rilasciati come GNU/GPL, ad esempio il software con cui archivio i dati del mio lavoro l’ho scritto io e l’ho rilasciato con questa licenza.
Quando poi ho deciso di aprire questo blog, ho ripensato a quelle centinaia di post e le polemiche che si accendevano nelle varie mailing list a cui ero iscritto, ho ripensato a tutti quei progetti così promettenti che venivano scissi (fork) per i diverbi dentro le comunità di programmatori e ho deciso di prendere la Creative Commons come licenza a garanzia delle mie opere o di quello che pubblico su questo sito.

Perché il Copyright per me è sbagliato.
Il concetto del diritto d’autore è a mio giudizio profondamente sbagliato. Attenzione, non nego il diritto di chi appartiene la paternità di un’opera non possa godere del giusto guadagno di quello che sia frutto del suo ingegno, ma non desidero che questo diritto possa essere di ostacolo al progresso della collettività, ve lo immaginate se Pitagora avesse chiesto i diritti d’autore sul suo celebre teorema, o se magari Dante avesse brevettato la lingua italiana: il freno che le attuali leggi sui brevetti e i diritti d’autore sono avrebbero di fatto bloccato l’evoluzione della civilttà umana fino al loro scadere. Pensate un attimo se Fleming avesse brevettato la penicillina , come invece fece la Bayer con il principio attivo presente nella corteccia del salice bianco e che era noto fin dai Sumeri: la salicina. Pensate un attimo all’agorà, o se preferite a due persone che si incontrano con ognuno una sua idea: se questa viene condivisa entrambi ne usciranno con un’idea in più, si saranno quindi arricchiti, altrimenti rimarranno solo due poveracci con una sola idea in testa; questo è lo spirito della condivisione o del copyleft se volete.
Io credo che invece le conoscenze debbano essere tutelate, sì, ma che debbano allo stesso tempo essere condivise con gli altri per una più grande coscienza: quella umana.Per questo ho creato questo blog e ho scelto questa licenza, consideratelo pure un mio peccato di presunzione, spero solo che sia l’unico.

L’estinzione prossima ventura

In questi mesi molti mi hanno chiesto lumi sul prossimo distruttore dell’umanità, magari di quella parte che sarà sopravvissuta al 22 dicembre 2012, che prima era passata indenne al Millennium Bug e alle varie pestilenze bibliche come il 9/11/2001, alle aviarie e influenze più o meno contagiose.
Il pericolo adesso è un asteroide che si chiama 99942 Apophis e che nel 2029 (il 13 aprile) ci dovrebbe passare sopra la testa a 36-37 mila chilometri, poco più in là della distanza dei satelliti stazionari, e circa un decimo della distanza tra la Terra e la Luna.
Certo su scale come il sistema solare è un niente, ma comunque ce la dovremmo scampare anche questa volta.
Un grosso handicap è dovuto al fatto che di questi asteroidi, che comunque farebbero un bel danno in caso di collisione (basti pensare che l’evento di Tunguska del 1908 fu provocato da un asteroide di appena 30 metri) non ne conosciamo esattamente la massa, le dimensioni e i dati orbitali, ma solo di stime che, per quanto accurate, non permettono previsioni certe, basti pensare che il computo della sua massa e traiettoria orbitale sono in continua revisione da parte degli astronomi e di conseguenza il rischio di una collisione.
Dopo l’incontro del 2029, Apophis avrà quasi sicuramente un’orbita diversa dall’attuale, pertanto fare previsioni future in mancanza di dati certi è un po’ azzardato, ma ci possiamo addentrare anche in questo scenario, che vedrebbe il 3 giugno del 2036 come data per un possibile futuro pericolo.
Però questo lo potremmo sapere solo nel 2013, quando verrà attivata una campagna di misurazioni nel momento del passaggio più favorevole, che dovrebbero definitivamente dire se esiste qualche pericolo e studiare eventuali contromisure da prendere.
Contrariamente al comune sentire, nuclearizzare l’asteroide non è una bella idea, non si farebbe altro che disseminare l’orbita dell’asteroide con frammenti un po’ più piccoli: magari avremmo qualche stella cadente in più da vedere, ma il grosso della massa dell’asteroide ci piomberebbe in capo comunque sotto forma di decine di un po’ più piccoli oggetti, molto più difficili da vedere e neutralizzare che un affare di 350 metri di diametro (che però non è sferico, somiglia di più a una patata).
L’unica alternativa quindi è quella di modificarne l’orbita, personalmente vedo solo un modo per farlo con le tecnologie attuali: la vela solare.
Una sonda automatica potrebbe sparare sulla superfice dell’asteroide degli arpioni che poi dispiegherrebbero dei grandi fogli di alluminio e fibra di carbonio più sottili del domopack i quali sotto la pressione della luce del Sole nel vuoto dello spazio imprimerebbero all’oggetto una spinta tale da modificarne i parametri orbitali e conseguentemente il rischio di una collisione con la Terra.
L’unico inconveniente è che perché un progetto di questo tipo abbia successo è il tempo, perché la quantità di moto trasferita è molto bassa, anche se costante.
Teoricamente si potrebbe portare l’asteroide anche fuori dal sistema solare facendogli raggiungere velocià superiori a quelle ottenibili con i propulsori tradizionali, ma a noi interesssa solo che non ci piombi addosso.
Quindi niente raggi trattori alla Star Trek o bombe atomiche come nei film catastrofici del XX secolo, solo il vento solare e una vela (per viaggiar verso le stelle).
Comunque non c’è solo 99942 Apophis a poter turbare la nostra tranquilla vita fatta di guerre, minacce nucleari e cataclismi più o meno naturali, inventati o reali, ma un’altro asteroidino più piccino, di soli 130 metri e anche lui somigliante più a un tubero che a una bilia: si chiama 2007 VK184, e lui potrebbe diventare pericoloso il 3 giugno del 2048, ma c’è da star tranquilli, per quella data se non ci saremmo autodistrutti prima ce la caveremo ancora.

L’Italia degli onorevoli: affari, cachemire e soldi

Questo è un bellissimo post che riporto per intero così come l’ho trovato, che efficacemente illustra l’attuale condizione politica italiana con poche parole, senza dietrologie e oscuri complotti, “l’ismo” da combattere non è là fuori, è dentro di noi, nel nostro DNA,. Buona lettura.


Probabilmente non ci si deve più stupire, né indignare nel vedere lo spettacolo che il nostro bel Paese – socialmente e politicamente – ci offre.
In realtà siamo i figli della più volgare dittatura (di destra) che l’Europa abbia conosciuto, e ne paghiamo ancora le conseguenze (o forse ci sguazziamo dentro tutti quanti).
Non l’austera, oscurantista e baciapile dittatura di Franco, tra Cristo Rey, mantiglie nere, cavalieri dalla trista figura e corride sanguinose; non quella di Salazar, cupa, misera, volutamente isolata e volutamente ignorante, sebastianista e razzista; e non quella mitica, pagana, supina, obbediente, scientificamente macellaia e perennemente in divisa di Hitler.
No, la nostra è stata una dittatura di una volgarità inarrivabile: dalla Marcia su Roma, sorta di gita fuori porta a fave e pecorino o di viaggio organizzato per pensionati con vendita di batteria da cucina o trasferta rissosa e avvinazzata al seguito della squadra del cuore; al “Boia chi molla” (certamente nonno del “celodurismo padano”); al manganello sempre citato anche nei suoi doppi sensi; alla punizione/umiliazione dell’olio di ricino: vera rappresentazione in stile Ambra-Jovinelli e ora Bagaglino dell’umorismo del rutto e della scoreggia; alla buffoneria del Duce: parole vuote ma altisonanti, ammiccamenti, barzellette da piazzista, mani sui fianchi, mascella in fuori, abbigliamento da buffone (il duce aviatore, il duce marinaio, il duce pilota d’automobili, il duce operaio, il duce borghese buon padre di famiglia, il duce gagà amante instancabile, il duce banchiere, il duce fantino a Villa Borghese…) o non-abbigliamento altrettanto ridicolo (il duce a torso nudo che taglia il grano, il duce in costume che nuota,…); alla pochezza e all’ignoranza dei suoi ministri e generali; alla menzogna ispiratrice di ogni azione militare (i milioni di baionette, la forza aerea, quella navale, e invece le scarpe rotte, la mancanza di preparazione, di mezzi, di tattica, di scienza militare, che ci hanno visti sconfitti e in fuga su tutti i fronti…); l’arte esibita e volgarizzata nel cattivo gusto del Vittoriale e nelle vestaglie orientaleggianti del Vate cocainomane…; l’iscrizione al Partito per convenienza, per ottusità, per quieto vivere, per corrompere ed essere corrotti, per non partire militare, per non pagare le tasse, per rubare sulle forniture o sulle grandi opere del regime; il doppiogiochismo della Chiesa e il suo chiudere gli occhi davanti alla distruzione degli ebrei d’Europa, davanti ai rastrellamenti di ebrei e partigiani fatti dai “ragazzi di Salò”;…
Ed è di tutto ciò che noi siamo figli. Non dei Garibaldi e dei Mazzini, dei Cavour e dei Croce. Ma di omuncoli come il vigliacco re Umberto e la sua corte (progenitore di un Vittorio Emanuele impresentabile, di una volgarità – la sua e della sua famiglia – granitica, forse il più basso esempio di testa coronata che l’Europa abbia mai prodotto). E poi gli intellettuali regolarmente iscritti al Partito Nazionale Fascista che l’indomani la Liberazione riescono a farci credere di essere candidi come sante vergini; un inciucio politico che ha visto per la gran parte lasciati ai loro posti prefetti, questori, giornalisti di regime, responsabili della deportazione di ebrei e di prigionieri vari, che in cambio di questo silenzio condiviso taceranno su stragi rosse e vendette personali, su foibe e gulag. È il paese del volemose bene, dell’uno a me e uno a te; del chiudiamo un occhio; del girarsi dall’altra parte. Per cui dopo una breve parentesi postbellica dedicata al tentativo di ricostruzione e di coesistenza semi pacifica tra comunisti e democristiani, si assiste alla negazione delle speranze e delle buone intenzioni dei Di Vittorio, dei De Gasperi, degli Einaudi, dei Nenni.
E si assiste alla creazione di una delle burocrazie più inscalfibili e potenti del mondo; di una classe politica in gran parte inefficiente e mangiasoldi; di una collusione continua tra potere mafioso e potere politico e industriale; di una Giustizia inefficiente e corrotta; si assiste impotenti (ma anche silenti e quindi in certi casi conniventi) a una continua, progressiva, inarrestabile distruzione del territorio, alla cementificazione di chilometri e chilometri di coste e montagne, all’abbandono e allo spreco delle opere d’arte, alla fuga dei cervelli, alla finta ospitalità nei confronti di milioni di immigrati, all’incapacità di mantenere un minimo di democratico ordine pubblico.
Poco da stupirsi quindi di una situazione come quella attuale: fatta di volgarità e di veline, di cachemire di sinistra e di doppiopetti di destra, di telespazzatura e di tasse non pagate (a destra, a sinistra, al centro), di furbetti del quartierino e di furboni delle cooperative, di rolex d’oro e di bandane, di tette finte e di telethon, di grandi fratelli e isole dei famosi, di piagnistei in diretta, di piduisti trasformati in statisti, di risse televisive, di razzismo mascherato, di telefonini regalati ai bambini e di suv, di opere pubbliche mai realizzate, di mignotte travestite da intellettuali e di intellettuali travestiti da mignotte, di turismo caciarone e di buonismo elettorale, di notti romane, di calciatori violenti, di cori razzisti, di parcheggi in doppia fila e di raccomandazioni, di mandolini e di catene da picchiatore, di passamontagna di sinistra, di caschi di destra, di centri sociali finanziati e di ospedali e cronicari fatiscenti, di ronde leghiste, di matrimoni celtici…
E così via… (ma l’elenco è molto, molto più lungo).
In mezzo a tanto letame (come diceva De Andrè) ci sono anche i fiori, certamente, ci sono anche le persone oneste – socialmente e intellettualmente -, ma il rischio di soffocamento è alto. Senza contare i suggerimenti dei giornalisti. Esempio del niente che spesso distribuiscono. Durante la quotidiana rubrica che conduce alla radio, Barbara Palombelli è riuscita a dire, a proposito della tragedia haitiana: “L’effetto positivo delle grandi catastrofi è che adesso ho sentito che c’è un sacco di gente che si è messa a pensare”. Peccato non tremi la terra ogni giorno. Pensando, pensando l’ Italia potrebbe cambiare.

Paolo Collo (Torino, 1950) ha lavorato per oltre trentacinque anni in Einaudi, di cui è tutt’ora consulente. Ha collaborato al supplemento “Tuttolibri” della “Stampa”; ora scrive per “Repubblica”. E’ curatore scientifico di diverse manifestazioni culturali a Torino, Milano, Cuneo, Ivrea, Trieste. Ha tradotto e curato testi di molti autori, tra cui Borges, Soriano, Rulfo, Amado, Saramago, Pessoa.

Financial Fools' Day

Ho ritrovato un mio vecchio appunto dell’anno scorso (aprile 2009) di Loretta Napoleoni, importante economista italiana che studia l’economia legata ai fenomeni mafiosi, che illustra efficacemente la situazione economica mondiale e come essa sia intimamente legata alla criminalità. Buona lettura.


Senza la cocaina il PIL di molti Paesi occidentali crollerebbe. La criminalità organizzata investe centinaia di miliardi di guadagni della coca all’anno in immobili, titoli, aziende. La coca tira l’economia, ma anche l’economia tira la coca. La mancanza di liquidità non riguarda i capitali mafiosi che possono fare shopping mondiale a basso prezzo grazie alla crisi. Chi controlla il capitale controlla la società. Ma chi controlla il controllore del capitale? Loretta Napoleoni esperta di sistemi finanziari e di terrorismo è intervenuta a Bruxelles al Parlamento Europeo il primo aprile scorso.
“Se fino adesso vi siete depressi, dopo il mio discorso sarete proprio a terra, lo dico subito!
Oggi è una giornata particolare perché a Londra, dove ci sono stati degli scontri tutto il giorno da parte del movimento contro il capitalismo e in particolare nella City di Londra, dove gran parte degli sconti che avete sentito hanno avuto ampio svolgimento, è stato chiamato il Financial Fools’ Day che sarebbe il pesce d’aprile finanziario.

Credo che questa sia una descrizione abbastanza divertente per descrivere la rabbia e la disperazione della gente nei confronti di una crisi economica creata dalle banche, non solamente dalle banche italiane, purtroppo, ma anche le banche mondiali, di fronte a una crisi epocale, in cui prima di tutto non si sa cosa fare, si incontrano domani questi del G20 con la speranza che risolveranno in quelle poche ore in cui si incontreranno e si faranno molte foto, risolveranno i problemi del mondo, tutto sicuramente non succederà e queste manifestazioni a Londra in un certo senso ci dicono che la gente è stanca di tutte storie e quindi non ci crede più.
Di professione faccio l’economista e vi dico che non è un bel momento per la mia professione, molti si aspettano che quando faccio questi discorsi, tiro fuori il turbante e la sfera di cristallo perché ormai il sinonimo dell’economia è la chiromanzia, questa è la situazione. Quindi oggi ho pensato, invece di parlarvi del futuro di raccontarvi una storia del passato, perché secondo me la storia è in un certo senso la nostra guida e noi molto spesso ce la dimentichiamo, infatti abbiamo completamente perso la memoria storica.
Voglio raccontare il fenomeno di interdipendenze economiche, come una legislazione introdotta in un paese, in particolare parliamo del Patriot Act, una legislazione per bloccare il finanziamento del terrorismo, in realtà poi ha creato una situazione tremenda, deleteria in un altro paese e qui parliamo dell’Europa, come questa legislazione ha trasformato l’Europa nella lavanderia del denaro sporco del mondo e tutto questo è avvenuto dall’11 settembre fino a oggi, sotto i nostri occhi e noi non ce ne siamo neanche resi conto.
Cominciamo questo racconto dalla cosiddetta deregulation di cui domani parleranno i grandi del mondo nella speranza di ridurre i danni causati dalla deregulation e gran parte delle storie che avete sentito fino adesso sulle banche, sono legati proprio alla deregulation, all’assenza di legislazioni e all’introduzione di un grande livello di libertà nelle mani delle banche, senza nessun controllo da parte dello Stato.
Cosa succede con la deregulation? Praticamente c’è l’abbattimento delle barriere finanziarie, c’è l’abbattimento anche delle legislazioni finanziarie, dei controlli tra un paese e l’altro e chi ne ha approfittato? In realtà ne ha approfittato il crimine organizzato, ma anche l’economia illegale e i gruppi armati.
Dall’inizio degli anni 90, fino al 2001 si forma quindi un nuovo sistema economico, dove confluiscono gli interessi di queste categorie, il che vuole dire che si formano joint venture, la relazione che esisteva tra le FARC colombiane e i narcotrafficanti, si formano anche delle associazioni tra vari gruppi armati e i gruppi criminali per usufruire di alcuni canali finanziari, attraverso i quali si ricicla il denaro sporco.
L’ammontare totale, il fatturato, il Pil, la produzione monetaria di questo sistema economico, ammontava prima dell’11 settembre a 1.500 miliardi di dollari il che vuole dire circa il 5% dell’economia mondiale, questo era quasi tutto in dollari, un 90% di questa produzione monetaria era in dollari, la denominazione preferita era il dollaro, il biglietto da 100 dollari. Gran parte di questo flusso di denaro sporco veniva riciclato negli Stati Uniti e quindi in dollari attraverso i paradisi fiscali delle isole dei Caraibi.
In realtà questo riciclaggio era benefico per l’economia americana, equivaleva a una iniezione di contante e questo lo scopriamo analizzando i dati della domanda e dell’offerta di moneta americana. Dalla metà degli anni 60, fino al 2001 una quantità crescente della nuova moneta, quella che viene stampata ogni anno dalla riserva federale, usciva dal circuito nazionale illegalmente, questi erano soldi che uscivano nelle valigette oppure nelle scatole di cartone portate via, facendo finta che fossero scatole necessarie per traslochi etc., quindi illegalmente e questi soldi andavano a soddisfare la domanda di moneta prodotta dall’economia criminale, ma anche dall’economia terrorista e dalla varia economia illegale.
Nel 2001 2/3 della nuova offerta di moneta americana, quindi dei soldi stampati nel 2001 è uscito dagli Stati Uniti in questo modo, ammontava a 500 miliardi di dollari l’offerta di moneta, il che vuole dire che la crescita monetaria degli Stati Uniti era più bassa, quindi la domanda di moneta dell’economia americana, di quella che proveniva invece da fuori e era sostenuta dal mondo del crimine, dal mondo del terrore e dall’economia illegale, ma c’è un altro aspetto molto interessante di questa interrelazione e è il fatto che il dollaro è la riserva monetaria mondiale, il che vuole dire che il tesoro americano può prendere in prestito soldi contro l’ammontare totale di dollari nel mondo, quindi l’indebitamento americano è pari a quanti dollari ci sono in giro per il mondo.
Il Patriot Act e il riciclaggio di denaro
E’ chiaro che se l’economia criminale domanda ogni anno una quantità crescente di dollari, gli Stati Uniti possono indebitarsi sempre di più, questo è valido solamente per gli Stati Uniti, perché fa parte del cosiddetto “signoraggio”.
In Europa tutto questo non succede, per esempio la Banca centrale europea non può emettere obbligazioni per un ammontare superiore alla quantità di Euro in circolazione nei paesi dell’Unione, anche se magari una quantità enorme di Euro è in circolazione negli Stati Uniti o addirittura in Asia o in Africa etc., quindi gli Stati Uniti sono in una posizione ideale, lo erano anzi in una posizione ideale fino all’11 settembre, perché questo? Perché la situazione cambia radicalmente l’11 settembre.
Viene introdotto il Patriot Act, quest’ultima è una legislazione antiterrorista, voi chiaramente lo conoscete benissimo, viene prodotta nell’ottobre 2001 e entra in vigore nel novembre 2001, la sezione finanziaria del Patriot Act è quella del ci interessa, il Patriot Act aveva come obiettivo la riduzione del finanziamento del terrorismo, ma questo obiettivo chiaramente non è stato raggiunto

, perché in realtà è una legislazione contro il riciclaggio del denaro sporco e vediamo perché, ci sono due elementi fondamentali nel Patriot Act: 1) viene proibito alle banche americane, straniere che sono registrate negli Stati Uniti di avere qualsiasi tipo di relazione commerciale con le banche dei paradisi fiscali, quindi si chiude la porta di accesso, ma anche quella porta di uscita del denaro sporco e del denaro riciclato che erano i paradisi fiscali dei Caraibi.
L’altro elemento interessante è che si dà alle autorità monetarie la possibilità di monitorare tutte quante le transazioni di dollari nel mondo e se una banca americana, una banca che è straniera e che opera negli Stati Uniti non le allerta di transazioni sospette, questa banca viene punita penalmente e sappiamo di storie interessantissimi nella “Lloyds Bank” è l’ultima che è stata punita e che ha dovuto pagare un ingente quantità di denaro, ma anche la USB etc., quindi cosa succede? Succede che il Patriot Act viene introdotto solamente negli Stati Uniti, si riferisce solamente a un dollaro e rivoluzione completamente i flussi monetari dell’economia legale e dell’economia illegale.
Guardiamo prima i flussi legali, chiaramente alle banche internazionali questa legislazione non è piaciuta perché nessuno vuole che nel 2001 le Patriot Act di un paese vadano a vedere cosa succede tra la banca e il cliente, come abbiamo sentito poco fa, quindi cosa succede? Succede che le banche internazionali decidono di consigliare ai loro investitori, ai loro clienti di abbandonare l’area del dollaro e di muoversi verso l’Euro. L’Euro è la nuova moneta europea, è da poco che è in circolazione, offre grossissime opportunità ma soprattutto in Europa non esiste una legislazione simile al Patriot Act, in Europa ci sono i paradisi fiscali che funzionano benissimo, nessuno controlla nulla e quindi ecco che abbiamo questo flusso di uscita dal dollaro verso l’Euro e è molto interessante studiare la correlazione tra l’introduzione del Patriot Act, l’inizio della caduta del dollaro e l’inizio della rivalutazione dell’Euro e c’è un gruppo di economisti nell’OECD che ha fatto una ricerca e ha messo in correlazione tutti questi vari dati e praticamente la verità è questa, che l’inizio dell’era dell’Euro coincide con la fine dell’era del dollaro, ma questo non si riferisce solamente ai flussi legali, un elemento importantissimo nella rivalutazione dell’Euro è l’economia criminale, infatti il mondo del crimine si trova in una situazione abbastanza complessa, nel senso: cosa fare? Non si può più riciclare negli Stati Uniti, diventa difficilissimo riportare il denaro in patria perché in realtà il problema del riciclaggio non è solamente quello di pulire le monete, è soprattutto quello di mettersi in tasca i profitti dell’attività criminale, esistevano alcuni stratagemmi, per esempio c’era il black pesos money exchange che usavano i colombiani dove i narcotrafficanti agivano da veri e propri uffici di cambio, cosa succedeva? Che magari un imprenditore colombiano voleva andare negli Stati Uniti, non voleva allertare le autorità monetarie che avrebbe portato dei soldi all’estero e quindi pagare la tassazione e anche cambiare i soldi al cambio ufficiale, andava a uno di questi uffici di cambio e depositava i pesos, una volta arrivato a New York, qualcuno gli portava una valigetta piena di dollari, questi dollari chiaramente erano i proventi della vendita della cocaina da parte dei narcotrafficanti.
L’allenza tra narcotrafficanti colombiani e ‘ndrangheta
Il problema fondamentale era un altro, era che negli anni 90, grazie alla globalizzazione, i proventi del commercio della droga erano aumentati a dismisura, quindi i narcotrafficanti dovevano trovare un metodo di riciclare a livello industriale, perché le quantità monetarie erano enormi e vi dico che l’80% del riciclaggio avviene in contante, quindi il black pesos money exchange non aveva la possibilità fisica di macinare tutto quanto questo denaro e è a questo punto che un emigrato italiano, Salvatore Mancuso in Colombia, diventato capo del gruppo paramilitare delle AUC, ha indea geniale, decide che il modo migliore è di mettere in contatto i suoi compari dell’ndrangheta insieme con i narcotrafficanti colombiani e lì nasce questa alleanza fantastica, nel senso, per i colombiani è stata una svolta, è vero!
E’ una svolta perché? Perché si apre la possibilità di esportare cocaina in un altro continente, in un continente che in un certo senso era un po’ limitrofo perché fino allora la cocaina andava semplicemente dal sud al nord e quindi andava negli Stati Uniti, c’è questa possibilità, in più c’è la possibilità di sviare le restrizioni del Patriot Act, perché in Europa è facilissimo riciclare, non ci sono legislazioni che controllano e che puniscano questi tipi di attività.
Allora cosa succede? Inizia un’attività di vendita di cocaina, di esportazione di cocaina dalla Colombia, arriva inizialmente in Calabria, in Calabria, l’ndrangheta la prende e la distribuisce attraverso il suo network , rete che ha in Europa e qui ci dobbiamo fermare un attimo perché in realtà tutto questo è potuto avvenire soprattutto perché l’ndrangheta aveva una rete in Europa, Cosa nostra questa rete non ce l’aveva, la camorra non ce l’aveva, l’unica organizzazione di crimine organizzato che aveva una rete capillare, ma non solamente in Europa, nel resto del mondo è l’ndrangheta e questa rete era stata costruita attraverso la diaspora dei calabresi di milioni di milioni di calabresi che negli ultimi 30/40 anni si erano recati all’estero e quindi avevano fatto gli immigrati, quindi l’ndrangheta in realtà era al posto giusto nel momento giusto e ha usato anche il cervello perché invece di offrire un tipo di servizio a alto costo, ha fatto esattamente il contrario, ha offerto ai narcotrafficanti di fare importazione, vendita, riciclaggio attraverso la stessa rete, perché all’interno della rete c’era un gruppo di avvocati, di commercialisti, agenti immobiliari che una volta che i soldi vengono racimolati, li prende e grazie all’esistenza dell’Euro li sposta da un paese all’altro, li investe nel settore immobiliare perché questa rete lavora con alcuni agenti immobiliari e praticamente pulisce soldi, genera profitti e poi tornano normalmente attraverso il sistema bancario in patria in Colombia.
Tutto questo l’ndrangheta lo fa con un costo del 30%. Negli Stati Uniti riciclare il denaro sporco ai narcotrafficanti, costa dopo l’introduzione del Patriot Act circa il 60%, quindi l’ndrangheta offre un servizio fantastico. In più riesce a fare un marketing, questa è l’intelligenza secondo me dell’organizzazione, della cocaina sul mercato europeo vendendola a prezzi bassissimi, per cui la cocaina entra in concorrenza con le droghe leggere, non con le droghe pesanti e così vediamo che dal 2001 fino a oggi, la diffusione della cocaina come droga di divertimento della classe media è aumentata esponenzialmente, vedete com’è facile? Basta che uno ha il cervello e ha la rete, in realtà questa è la verità, non ci sono leggi, non ci sono controlli, voi immaginate che per esempio in questo tipo di riciclaggio che avviene attraverso il settore immobiliare, è difficilissimo controllarlo, perché per esempio l’ufficio del catasto della Costa del Sol, non ha possibilità di parlare con l’ufficio del catasto di Londra, non esiste nessun contatto, quindi non si può sapere se una società sta acquistando nello stesso momento o in momenti successivi in vari parti dell’Europa, in più non c’è un sistema che monitora le transazioni finanziarie e monetarie in Euro da un paese all’altro, non esiste!
Una masnada di delinquenti
Quindi la situazione europea è ideale, ecco perché l’Europa è diventata la lavanderia del mondo. Per quanto riguarda poi l’ultima evoluzione, così finiamo e andiamo a casa… l’ultima evoluzione avviene nel 2005, la domanda di cocaina chiaramente aumenta a dismisura perch

é costa poco, è una droga divertente, l’ndrangheta ha fatto un marketing fantastico e quindi il trasporto comincia a pesare sulla rapidità con la quale queste spedizioni avvengono, allora cosa si decide? Si decide di trasformare la Guinea Bissau in un transhpment point, quest’ultimo è un punto dove la droga generalmente si ferma e da lì viene ridistribuita e l’idea è geniale perché con i piccoli aerei, aerei da turismo dalla Colombia o dal Venezuela perché molta di questa droga passa attraverso il Venezuela, si arriva a nella Guinea Bissau in 3 o 4 ore, la Guinea Bissau diventa un narcostato e viene puntualmente colonizzato, acquistato dai narcotrafficanti, lì si organizzano dei magazzini dove la droga arriva, viene depositata, lo stesso giorno arrivano i compratori europei, la comprano, la prendono, la riportano in Europa o con piccoli aerei un con piccole imbarcazioni.
In una settimana oggi come oggi abbiamo la cocaina dal produttore colombiano al consumatore nelle discoteche europee, questa è la situazione, la maggior parte di questo commercio è controllato da organizzazioni criminali legate all’ndrangheta italiana.
Quindi qual è la lezione di questa storia? Vi vedo molto negativi. La storia è questa che bisogna accettare il fatto che esistono interdipendenze economiche tra l’economia legale e l’economia illegale, è inutile che ci facciamo queste illusioni che non è vero, molti dei prodotti che comprate in un modo o nell’altro vanno a arricchire gente che sono dei delinquenti, non è solamente la droga, è tutto, quindi se vogliamo veramente fare qualcosa, vogliamo bloccare questo commercio, se vogliamo anche risolvere il problema della crisi economica, perché in realtà questa è una crisi economica che è stata creata da una masnada di delinquenti perché questi sono i banchieri che hanno creato quello che succede oggi come oggi, dobbiamo accettare che esistono queste interdipendenze e solamente evitando la contaminazione tra l’economia criminale, illegale e la nostra economia noi potremo andare avanti, perché altrimenti la situazione che vi ho descritto diventerà una situazione sempre peggiore e noi saremo sempre più delle vittime!”

Loretta Napoleoni