La zona riccioli d’oro

Credit: Kepler: Graphics.


Questa rappresentazione grafica proveniente dal sito dedicato al telescopio Kepler spiega meglio di mille parole cos’è la fascia «Riccioli d’oro» o «Goldilocks» e come essa varia in funzione della luminosità superficiale della stella del sistema.
La Goldilocks è una  fascia teorica in cui un pianeta riceve abbastanza energia dalla sua stella da permettere l’esistenza dell’acqua liquida sulla superficie  necessaria per la biochimica del carbonio come la conosciamo noi.
Quindi la zona riccioli d’oro seguirà grossomodo la legge dell’inverso del quadrato della luminosità di una stella, ovvero più questa è luminosa più lontana è la zona da essa.
Ad esempio nel lontano passato, il Sole era meno luminoso di oggi, e solo un massiccio effetto serra delle prime atmosfere impedì al pianeta Terra di congelarsi forse definitivamente.

FFMPEG e X264 su Ubuntu Maverick Meerkat

Dopo aver aggiornato i miei due server principali a Kubuntu 10.10 Maverick Meerkat, sono andato a usare il potentissimo convertitore ffmpeg per alcuni lavori e l’ho trovato … zoppo.

La Canonical ha tolto il supporto a diversi formati proprietari nella sua versione ffmpeg, quindi mi sono dovuto arrangiare a compilarmi a mano il programma ffmpeg con il supporto aac, che era fra quelli non più supportati.
La guida non è mia, ma posso garantire che funziona alla perfezione (l’originale lo potete trovare qui).

Trovo antipatico ricorrere a questi metodi per poter svolgere alcuni lavori, ma per poter avere la possibilità di  usare certi formati che per motivi commerciali e/o di licenza che non sono compatibili col software libero, purtroppo qualche volta sono costretto a scendere a dei compromessi che a mio avviso penalizzano chi sceglie di usare il software libero.
Come trovo altrettanto antipatico e  forse più fastidioso che certi produttori di hardware di largo consumo ti costringano ad usare software e formati  commerciali chiusi per far funzionare i loro prodotti, mi riferisco a palmari, telefoni cellulari, smartphone etc…

Happy Birthday Carl Sagan

We are a way for the Cosmos to know itself. Carl Sagan

Uno dei libri di divulgazione scientifica che lessi da ragazzo fu Cosmo, di Carl Sagan.
Ho perso il conto di quante volte ho letto quel libro, ogni tanto mi piace riprenderlo in mano e odorarne la carta. Per me non è un odore comune di carta, di stamperia. È odore di conquiste del pensiero umano, di desiderio di conoscenza.
Era fantastico come Carl Sagan riuscisse a spiegare in modo semplice e comprensibile anche i concetti più difficili.
Carl Sagan è stato uno dei fondatori di uno dei più grandi progetti di ricerca scientifica: il Progetto SETI. Un progetto ambizioso, spesso dimenticato dal pubblico ma che se realizzato potrà avere ripercussioni sulla società umana  quanto le più grandi scoperte scientifiche del passato.
Carl Sagan con le sue opere mi fece apprezzare la scienza ancora di più di quanto l’avessi mai amata, era il mio eroe come per  i miei coetanei  lo erano i personaggi famosi dello sport o dello spettacolo.
Adesso Cosmo l’ho passato ai miei figli con la certezza che anche a loro Carl Sagan risvegli le stesse emozioni e la curiosità scientifica che allora mi seppe dare. Di questo gliene sono e sarò sempre grato.

Carl Sagan avrà sempre un posto speciale nei miei ricordi 🙂

L’importanza di un nucleo fuso

Credit: http://arxiv.org

Le stelle simili al Sole, per quanto stabili e costanti possano essere, hanno la peculiarità di attraversare ciclicamente fasi di turbolenza superficiale che sfociano in spettacolari  eruzioni di materia dalla fotosfera e dalla corona. Sono comunque dispersioni di materia di quantità estremamente piccola in proporzione alla notevole massa della stella e assolutamente ininfluenti per la stella, ma non per i pianeti che la circondano.
Abbiamo visto in un precedente articolo come agli albori del nostro sistema solare il Sole si sia spogliato della polvere e gas che lo circondava durante la fase chiamata T Tauri, dal nome della stella che per prima è stata studiata in questa fase.
Questa fase spogliò anche i pianeti più interni delle loro prime atmosfere,  compresa la Terra che in quei momenti si stava formando. Ora il Sole non è più così esuberante, ormai è quasi un signore di mezza età, ma continua con i suoi ruttini al plasma un po’ come fanno tutte le altre stelle sue simili.

 

Il nucleo della Terra si formò quando si formò la Luna, la Terra era più piccola e probabilmente non ancora del tutto differenziata nelle sue parti interne quando si scontrò con un corpo analogo grande circa quanto Marte. L’impatto fuse completamente di nuovo la giovane Terra permettendo la genesi del suo enorme nucleo ferroso e proiettando il materiale più leggero in orbita dove questo si sarebbe ricondensato formando la Luna

Con la scoperta via via dell’esistenza  di altri pianeti extrasolari rocciosi c’è chi si è chiesto [cite]https://arxiv.org/abs/1010.5133[/cite] se questi potessero sostenere un campo magnetico analogo a quello terrestre in grado di proteggere la vita che possa essersi generata sulla superficie del pianeta.Alla Terra questa attività stellare non dà quasi più alcun fastidio, grazie al suo magnifico nucleo di ferro fluido che genera un immenso campo magnetico planetario in grado di proteggerla dalle radiazioni del vento solare e da qualche bolla di plasma che ogni tanto  viene emessa dal Sole ormai da quasi 5 miliardi di anni. Se non fosse per il suo campo magnetico la Terra non sarebbe un buon posto per viverci, la sua superficie sarebbe costantemente sterilizzata dal vento solare e la sua atmosfera sarebbe molto più sottile. Forse una vita batterica potrebbe essere ancora possibile, magari sotto la superficie al riparo dalla radiazione, ma per fortuna, per noi, questa è solo speculazione.

La sorprendente risposta è che perché possa esistere un nucleo di ferro liquido necessario a produrre le enormi correnti elettriche per generare un campo magnetico  analogo a quello terrestre esiste un limite ben definito: all’incirca attorno alle due masse terrestri.
Oltre questo limite le pressioni e le temperature del nucleo non sembrerebbero consentire l’esistenza di un nucleo di ferro allo stato liquido, anche se è importante sottolineare che le impurità nella composizione chimica, le dimensioni, il tasso di decadimento del  calore, etc… possono alterare le condizioni fisiche necessarie per garantire la necessaria fluidità del nucleo capace di generare un campo magnetico.
Quindi scopriamo che che ci possono essere dei seri limiti fisici  per i pianeti adatti  ad ospitare forme di vita sulla superficie come il nostro: non solo è necessario che il pianeta orbiti all’interno di una zona Goldilocks attorno alla stella che permetta l’esistenza dell’acqua allo stato liquido, ma che anche le dimensioni  di questo siano racchiuse in un arco abbastanza ben definito per ospitare un nucleo di ferro fuso capace di sprigionare un campo magnetico protettivo importante.

Macchie molto brillanti sul Sole

Credit: NASA Solar Dynamics Observatory

La regione di macchie solari conosciuta come  1121, oggi 6 novembre alle 15:36 T.U.  ha scatenato uno dei più grossi brillamenti nei raggi X degli ultimi tempi: classe stimata M 5,4 (per vedere la scala potete consultare questo articolo), provocando un’ondata di ionizzazione  nella nostra atmosfera superiore alterando la propagazione delle onde radio LF.

Questa regione la si può osservare per adesso in basso a sinistra nell’emisfero meridionale del Sole qui. Per ora nessuna di queste eruzioni ha interessato direttamente il nostro pianeta, ma questa regione si è fino ad adesso dimostrata particolarmente attiva, avendo scatenato il terzo flare di classe M in altrettanti giorni.
La rotazione del Sole (antioraria come la Terra) porterà la regione 1121 i n direzione della Terra nei prossimi giorni e, se l’attività esplosiva dovesse rimanere più o meno la stessa, dovremmo attenderci che almeno una nuvola di plasma ci possa investire. Al di là delle bellissime aurore che potrebbe regalarci un tale evento, speriamo che questo non accada.

la sonda Cassini in safe mode

Image credit: NASA/JPL-Caltech

il 2 novembre scorso la sonda spaziale Cassini in orbita attorno a Saturno è entrata in modalità safe-mode, una modalità di sicurezza che sospende l’invio dei dati scientifici verso la Terra tranne i dati sullo stato tecnico della sonda.
Questo mette a rischio il prossimo incontro con Titano previsto per l’11 novembre prossimo, anche se ne sono previsti altri 53 da qui al 2017.
Già altre sei volte la sonda si è mesa in safe-mode, questa modalità viene comandata automaticamente dal computer di bordo ogni qual volta viene riscontrata una situazione che richiede l’intervento diretto dei tecnici da Terra.
Sarà interessante vedere se stavolta ci saranno sedicenti esperti ufologi (vedi Binario Alieno) che invocheranno una mano aliena, o saturnina, sullo spegnimento della sonda per farci un dispetto.

Engineers Assessing Cassini Spacecraft – NASA Jet Propulsion Laboratory.

La 103P/Hartley2 in falsi colori

Ho appena rielaborato con Gimp una foto dell’ormai nota cometa. Così sono venute fuori delle strutture piuttosto interessanti. Premetto che di computer garfica non ne capisco un’acca, magari intervenendo con strumenti software più potenti e avendo tra le mani le immagini grezze e i corretti valori dei filtri da applicare sicuramente il risultato sarebbe sicuramente migliore, ma non mi lamento del mio.

Intanto si può notare una serie di getti sul lato inferiore oltre che sul lato destro della cometa che punta verso il Sole.  La superficie più scura nella parte meno illuminata e la solita forma a patata di ogni buona comota che si rispetti. Chi riesce a trovare altro?